martedì 30 novembre 2010

Ubuntu Touch: siamo sulla buona strada

È visibile su Youtube un video che dimostra lo stato del supporto Ubuntu ai sistemi con touch screen. Non siamo ancora a livello di ben più famose PADelle, ma direi che siamo sicuramente sulla buona strada. Qui sotto il video.

Ma Nichi Vendola sbaglia sul Software Libero

Ho seguito con interesse e disincanto il dibattito aperto da Assoli, che con un comunicato stampa del presidente prof. Renzo Davoli ha invitato il Presidente della Regione Puglia a non firmare l'accordo di collaborazione tra la Regione Puglia e Microsoft. L'accordo prevede la creazione di un "centro di competenza" congiunto tra Regione e Microsoft, e una serie di rapporti privilegiati che Microsoft avrà dalla Regione Puglia. Per chi vuole leggersi il dettaglio, trova il collegamento al testo integrale dell'articolo in fondo a questo post.

L'accordo è sbagliato perché contiene una serie di presupposti errati.

Vendola:  "L’obiettivo è stimolare l’innovazione”. 
Primo errore: con l'accordo non si stimolerà l'innovazione

Un accordo privilegiato con un monopolista non può portare innovazione. Se anche dovesse succedere, sarà nei limiti e nei binari di quanto decide e comanda il monopolista, che è sicuro di poter mettere sul campo tutto il suo peso e la sua competenza.

Vendola: "compito di un’amministrazione – amministrazione, non un partito – sia quello di non ostacolare nessuno ma di creare le condizioni per una libera concorrenza"
Secondo errore: con l'accordo non si favorisce la libera concorrenza

Come può un accordo privilegiato con un solo fornitore, per giunta monopolista, favorire la libera concorrenza? Casomai la si fa morire sul nascere! La libera concorrenza si sarebbe potuta favorire se all'accordo avessero partecipato pareteticamente altre grosse aziende del settore come IBM, Google, HP, Oracle, ecc.

Vendola "[il software libero] un prodotto evoluto e gratuito portato avanti da eserciti di volenterosi supertecnici che lavorano di notte negli scantinati affascina ma non convince del tutto."
Terzo errore: il Software Libero è sviluppato soprattutto dalle aziende

Il Software Libero è portato avanti da aziende (tante aziende) E da persone, anche da persone sociopatiche che vivono negli scantinati.

Non solo da una sola azienda - come è invece lo sviluppo di un altro sistema operativo monopolistico. E non solo da persone.
L'idea romantica di mocciosi con problemi esistenziali che sviluppano software di notte nei bui anfratti di qualche locale interrato, deriva da una certa filmografia di serie B. Idea dura a sradicarsi dai luoghi comuni, e dai politici nostrani.

In realtà il Software Libero è una grossa opportunità per fare crescere localmente persone in grado di lavorare in qualsiasi realtà di livello mondiale. Si possono allevare in casa persone che interagiscono - grazie alla Rete - con altre persone in tutto il mondo, senza andare a importate intelligenza e tecnologia da Redmond.

Nessuno nega l'importanza dell'aspetto economico come "l’aver portato un colosso come Microsoft ad investire, a lavorare nel Sud d’Italia, senza investimenti pubblici". Però la scelta fatta contrasta con l'intenzione (che non è una legge) di emanare una legge regionale "per rafforzare la migrazione verso l’open source dei servizi che la Regione Puglia finanzia in favore di tutte le Pubbliche Amministrazioni pugliesi." Come si fa a favorire il Software Libero con un tale ospite in casa? Un'azienda che nel passato e nel presente combatte la diffusione del Software Libero, arrivando a dire che "Linux è un cancro"!

Perla finale

Andando a spulciare l'accordo poi si legge (art. 2, comma c):
c) Favorire l’accesso e l’utilizzo del mondo scolastico e dei sistemi dell’istruzione alle
tecnologie ed agli strumenti informatici più aggiornati, valorizzando l’impiego di soluzioni IT per fini didattici ed amministrativi, anche in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale. Per il perseguimento di detta finalità, le Parti individuano a titolo esemplificativo le seguenti attività o iniziative:
[..]

  • promozione di programmi o progetti dedicati al settore Education che prevedono favorevoli condizioni per l’acquisto di software per le scuole.
Beh, favorire l'acquisto di software per le scuole sembra davvero favorire chi quel software lo vende, in barba ai buoni propositi di adozione del Software Libero nella Pubblica Amministrazione.


Link:


Comunicato stampa di Assoli (da softwarelibero.it)
Post di Nichi Vendola sull'accordo Puglia - Microsoft (dal nichivendola.it)
Post di Flavia Marzano (da dailywired.it)
Risposta di Nichi Vendola (dal partito-pirata.it)
L'accordo Regione Puglia - Microsoft (dal sito della regione Puglia)

sabato 27 novembre 2010

Installazione e prova di Ubuntu 10.10 Maverick Meerkat - prima parte

È passato ormai più di un mese dall'uscita di Ubuntu 10.10 "Maverick Meerkat", e finalmente ho trovato il tempo per installarlo sul PC desktop di casa. Non perché Ubuntu 10.04 LTS andasse male, ma perché volevo vedere come andava la nuova versione e darne conto sul blog.

In questa prima parte vedremo come installare Ubuntu 10.10, come sia estremamente facile e serva poco tempo, sfatando i tanti miti che ancora aleggiano attorno a Linux. Nella seconda parte (di prossima pubblicazione) vedremo come va Ubuntu 10.10, quali sono le caratteristiche e i programmi principali.

Pamela, la macchina in prova

Chi di voi ricorda la mia recensione sull'installazione di Ubuntu 10.04, sa che il mio computer è dotato di:
  • CPU AMD Athlon 64 X2 
  • Scheda madre Asus M2N
  • Memoria RAM 2 GB
  • Hard disk SATA Western Digital WD800JD-75MSA3 da 80 GB
  • Scheda video ATI Radeon 3250 con 256 MB di memoria
  • Masterizzatore DVD TSST Corp. SH-W162c
Il nome è conseguenza delle sue caratteristiche: signora che ha passato la prima giovinezza, ma che fa ancora la sua bella figura. Dall'ultima volta che ne avete sentito parlare si è fatta un ritocchino (hard disk nuovo).

Prova del CD Live

Provare Ubuntu senza installare niente sul computer è una delle cose più facili del mondo:
  • scaricare l'immagine ISO di Ubuntu 10.10 da Internet - oppure procurarselo da un amico, oppure farselo spedire a casa da shipit, oppure farselo spedire a casa dalla Comunità Ubuntu-it (in fondo al post i link)
  • con un qualsiasi programma di masterizzazione, masterizzare l'immagine ISO scaricata su un CD vergine
  • avviare il computer con il CD appena masterizzato, e con il lettore CD come primo dispositivo di boot
Per la mia prova ho usato "Ubuntu 10.10 Desktop Edition 64-bit", cioè la versione per "AMD 64". Questa versione è ottimizzata per le CPU di marca AMD dotate di architetture a 64 bit (come il processore Athlon 64 X2 della mia macchina). Se avete dubbi su quale versione usare per il vostro computer, potete usare tranquillamente "Ubuntu 10.10 Desktop Edition 32-bit", che funziona bene quale che sia il vostro PC.

Ubuntu 10.10, come tutte le moderne distribuzioni Linux, è diffuso sotto forma di "CD Live", un CD che si può usare senza modificare e senza installare niente sul computer. Questo è un ottimo sistema per vedere come va la distribuzione e capire se tutte le periferiche del computer sono riconosciute correttamente.
Avviando il computer dal CD live di Ubuntu, appare la seguente videata.

Prima videata boot di Ubuntu 10.10, uguale a Ubuntu 10.04

La videata era una delle novità di Ubuntu 10.04, adesso oramai ci sarete abituati. In basso si notano strani simboli: il primo indica una "tastiera", poi c'è un "=" e poi un altro simbolo, un omino (che indica "accessibilità"). In sostanza significano "se premi un tasto accedi al menu con tutte le opzioni di avvio di sistema Ubuntu". Il menu è questo.

Il classico menu di avvio di Ubuntu, presente anche sulla 10.10

Con questo menu si può scegliere se avviare Ubuntu in modalità "live" oppure installarlo. Inoltre si accede ad ulteriori opzioni:
  • la lingua con cui avviare il sistema
  • la tastiera da usare
  • la modalità video (per schede video vecchie)
  • altre opzioni di accessibilità
Se non si è premuto nessun tasto, il sistema si avvia in modalità "live". Per un po' di temo vedrete sul monitor solo questo.

La videata che appare durante l'avvio di Ubuntu 10.10

Dopo circa 3 minuti (ma questo dipende dalla velocità del computer e del lettore CD), si accede a questa videata.

Il nuovo menu grafico di avvio di Ubuntu 10.10

Da questa videata si può scegliere la lingua, cosa che noi facciamo subito.

Il nuovo menu grafico di Ubuntu 10.10 in italiano

Questo menu altro non è che la trasposizione grafica del "vecchio menu" testuale delle versioni precedenti (vedi sopra). Come potete vedere, si può scegliere se:
  • provare Ubuntu 10.10
  • installare Ubuntu 10.10
Scegliamo "Prova Ubuntu 10.10".
Passa ancora un minuto e finalmente si arriva al desktop di Ubuntu 10.10.

Ubuntu 10.10 live

Ubuntu 10.10 appare graficamente come la naturale prosecuzione del deciso cambio di rotta visto nella release precedente. In più, si nota una maggiore luminosità del tema "Radiance", un ritorno deciso all'arancione, ovviamente un nuovo sfondo del desktop, ma soprattutto una pulizia estrema e una estrema rifinitura, fin nei minimi particolari. I controlli delle finestre sono ancora a sinistra, e staranno lì, viste le prossime evoluzioni! I più attenti, avranno notato sicuramente come il tipo di carattere predefinito sia il nuovo font "Ubuntu", una piccola chicca per affezionati.

Appare subito un messaggio - in inglese - in alto a destra.

Il messaggio che avvisa della disponibilità di driver proprietari

Il messaggio avvisa che sono disponibili "restricted driver" (cioè programmi non liberi) per il computer. Se si fa clic sul messaggio, oppure sull'icona simile, che è apparsa sull'area di notifica in alto, si passa all'installazione dei driver, che però è inutile su una versione "live". Comunque, ritornerò su questo argomento nel prossimo post.

Per chi usa Ubuntu per la prima volta, consiglio di "giocarci" un po', provare tutte le periferiche, non solo mouse e tastiera! In particolare alcuni dispositivi recenti, come chiavette USB per navigare su Internet e schede Wi Fi, potrebbero non funzionare su Ubuntu. Prima di installare Ubuntu assicuratevi quindi che funzionino. Passiamo quindi all'installazione di Ubuntu 10.10.

Cominciamo l'installazione di Ubuntu 10.10

I passi per installare Ubuntu 10.10 sono davvero pochi e semplici. Questa volta non farò perdere tempo a mia figlia, che ha meglio da fare, e quindi provvederò personalmente.
Per installare Ubuntu 10.10, basta selezionare l'icona in alto a sinistra "Installa Ubuntu 10.10" e rispondere alle semplici domande che il sistema richiede. Facciamo quindi clic e vediamo cosa succede.

Installazione di Ubuntu 10.10: selezione della lingua

Chi conosce già Ubuntu, noterà che la grafica del programma di installazione è stata leggermente rivista, una piccola novità che ribadisce la cura riservata in Ubuntu 10.10 anche ai piccoli particolari.
Si comincia con il selezionare la lingua. Avendo scelto già "Italiano" in avvio, questo è già impostato sulla prima finestra che appare. Avanti.

Preparazione all'installazione

 Installazione di Ubuntu 10.10: scelta dei parametri di installazione, 
in questo caso il computer è sconnesso dalla Rete.

Si passa alla finestra di "Preparazione all'installazione di Ubuntu". Si tratta di una novità di Ubuntu 10.10, prima non presente, e volta a semplificare ulteriormente l'installazione. In questa finestra il programma di installazione controlla che:
  •  il disco fisso presente sul computer abbia almeno 2,6 GB di spazio libero - lo spazio minimo necessario a Ubuntu per installarsi;
  • sia collegato alla rete elettrica - questa cosa vale per i portatili: è buona cosa che il portatile sia collegato alla rete elettrica, piuttosto che funzioni solo con la batteria; in questo secondo caso, la carica della batteria potrebbe esaurirsi nel corso dell'installazione, causando danni importanti - anche irreversibili - al computer;
  • sia collegato a Internet - questa opzione vale se si desiderano scaricare aggiornamenti dalla Rete, ma non è indispensabile per la buona riuscita dell'installazione, il CD è più che sufficiente.
Se le opzioni sono verificate, apparirà di fianco un segno di spunta verde, in caso contrario una "X" grigia. Si può inoltre scegliere di:
  • scaricare aggiornamenti dalla rete - per avere l'ultima versione aggiornata dei programmi e correzioni di errore;
  • installare software di terze parti - il CD di Ubuntu contiene solo software libero, in alcuni casi, specie nel caso non esista una alternativa libera, si può scegliere di installare software proprietario.
Da notare che se si desiderano scaricare aggiornamenti, è indispensabile avere un collegamento veloce a Internet (da ADSL in su). In caso contrario, meglio lasciare perdere, in quanto lo scaricamento degli aggiornamenti richiederebbe ore, se non giorni.

Premiamo il tasto "Avanti" e proseguiamo.

Installazione di Ubuntu 10.10: scelta di dove installare Ubuntu
Questo è l'unico punto critico nell'installazione. In questo caso, sul disco ci sono già memorizzati altri sistemi operativi, e bisogna decidere cosa fare:
  1. Ubuntu si può installare insieme ad altri sistemi operativi (prima opzione), 
  2. oppure si può installare cancellando tutto quel che c'è (seconda opzione), 
  3. oppure si può scegliere a mano come suddividere lo spazio tra Ubuntu e gli altri.
NOTA IMPORTANTE: a chi ha un computer con Windows, e ci tiene a continuare usarlo, consiglio caldamente la PRIMA opzione! Il programma di installazione automaticamente ridimensiona la partizione disco con Windows per lasciare un po' di spazio a Ubuntu.

Se proprio non si sa cosa scegliere, consiglio di contattare un amico esperto di Linux o il LUG (Linux User Group) più vicino per essere aiutato nella scelta migliore.

Nel caso si scelga la seconda opzione, che è la più comune in quanto permette di far convivere un sistema operativo esistente (per esempio Windows) e Ubuntu, in modalità detta "dual boot", apparirà una schermata simile alla seguente.

Installazione di Ubuntu 10.10: partizionamento del disco

Spostando la barra che divide le due parti del disco fisso a destra o sinistra si può diminuire o aumentare lo spazio riservato a Ubuntu 10.10. Ricordate che lo spazio minimo sono 2,6 GB, ma consiglio di riservarne almeno una decina - considerate le dimensione dei dischi fissi attuali.

ATTENZIONE! Premendo il tasto "Installa", si inizia l'installazione di Ubuntu 10.10 e non si può annullare questa operazione... Quindi controllare bene le opzioni scelte!

Questa modifica nel processo di installazione, che adesso inizia quando ancora non si è finito di inserire i propri dati, è stata introdotta da questo rilascio, per velocizzare il processo di installazione. Bisogna quindi stare attenti, perché non è più proposta una schermata di riepilogo e conferma dell'installazione, com'era fino Ubuntu 10.04.

Premiamo quindi "Installa" e procediamo.

Scelta della località

Installazione di Ubuntu 10.10: selezione della località

Si passa quindi alla selezione della località. Avendo scelto la lingua italiana, Ubuntu imposta Italia in maniera predefinita. Da notare che intanto il programma di installazione sta già creando il file system e copiando i file sull'hard disk, come si può vedere sulla barra di avanzamento arancione sulla finestra in basso.

Premiamo "Avanti".

Scelta della tastiera
Installazione di Ubuntu 10.10: selezione della tastiera

Come sapete, la disposizione dei tasti sulla tastiera cambia a seconda del Paese. In Italia si usa la tastiera italiana, ma può capitare di trovare PC, specie portatili, con tastiera inglese. Se avete dubbi, provate a digitare qualche carattere, utilizzando il piccolo campo di testo in basso con la scritta "Digitare qui per provare la tastiera", se non funzionano a dovere provate a cambiare paese e tastiera. Poi premete "Avanti".

Informazioni personali

A questo punto si impostano i dati personali. Dato che il computer è mio (una delle poche cose in questa casa!), imposto il mio nome. Da notare come sia importante impostare una buona password: "una  parola magica che conosci solo tu, per impedire che qualche cattivone ti rompa il computer", come ho spiegato a mia figlia Greta. Questa è una lezione che non mi stanco mai di ripetere anche agli adulti. Ma ho più successo con i bambini.

 Installazione di Ubuntu 10.10: impostazione dei dati personali

L'installazione prosegue con una serie di "diapositive", a metà strada tra la pubblicità e l'aiuto in linea, utili per che arriva per la prima volta su Ubuntu o Linux in generale. Da questo punto in poi, ci vogliono un 10-15 minuti per completare l'installazione. Chi già conosce Ubuntu e ha altro da fare, può farlo, e lasciare che il computer faccia tutto da solo. Gli altri potrebbero trovare utili i suggerimenti delle diapositive.










Se va tutto bene, le slide finiscono e appare un messaggio per riavviare il computer.

Installazione di Ubuntu 10.10: fine dell'installazione, con la scelta se riavviare il PC

L'installazione è terminata, per usare Ubuntu 10.10 bisogna riavviare il computer. Si può anche scegliere di continuare a provare la versione "Live". Da notare in alto a destra, il pulsante per spegnere Ubuntu è diventato rosso, accade ogni volta si richiede il riavvio del PC per qualche motivo, specie dopo un aggiornamento del sistema. Anche questa è una funzione introdotta da Ubuntu 10.04.

Premo "Riavvia ora" e... il seguito nella seconda parte! :-)

Stay tuned...

Link:

Come procurarsi il CD di Ubuntu dal sito Ubuntu-it
Guida all'installazione di Ubuntu dal wiki Ubuntu-it

mercoledì 24 novembre 2010

24 Novembre 2010: oggi arrivano gli alieni

Chiaro il messaggio, no?

Oggi, gli alieni extraterrestri, che da lunghi anni ci frantumano la pazienza e rovinano i raccolti con i misteriosi e fantasiosi cerchi nel grano (crop circle), si riveleranno alla Terra.

Questo è l'ultimo messaggio che hanno lasciato (fantasiosamente interpretato):
"Noi che facciamo i cerchi nel grano vogliamo con questo disegno precisare la data che vi avevamo indicato nel precedente disegno impreciso, e quindi la data che dovete considerare è il 24 novembre 2010".
Azz, cominciamo bene!
Avranno trovato traffico intergalattico, per strada. :-)

Link:

Articolo su Disinformatico.it
"La bella sherazad di Poirino" dal sito margheritacampaniolo.it

martedì 23 novembre 2010

Apre amazon.it, ma attenti a cosa comprate

Il messaggio di benvenuto (e marchettaro!) di Jeff Bezos su amazon.it

Atteso da tempo, con tanto di messaggio di benvenuto, scritto da Jeff Bezos in persona, di suo pugno, e in italiano :-), ha finalmente aperto amazon.it.

Un paio di osservazioni.

Sbarcare in Italia?

Per prima cosa, fa un po' strano vedere che un'azienda internazionale sbarca in Italia, visto che già c'era in Gran Bretagna, e la Gran Bretagna non è poi così "lontana" dall'Italia, e comunque è sempre in Europa. Vabbé non hanno ancora l'euro, ma dopotutto sono inglesi! Vi ricordate quando i tedeschi fecero tutte quelle storie per abbandonare il caro vecchio marco e passare all'euro? Beh, è più probabile che il resto dell'Europa adotti la sterlina, piuttosto che la Gran Bretagna adotti l'euro!

Tradizioni a parte, lo sbarco in Italia è comprensibile solo per motivi di immagine, cosa che si sarebbe potuta fare molto facilmente, traducendo le pagine in italiano - come del resto altri hanno fatto.

Ma conviene?

Amazon.it per festeggiare la nuova apertura, offre il 30% di sconto su praticamente tutto il catalogo. Ma è vera convenienza?
Ho fatto un piccolo esperimento, simulando lo stesso acquisto su amazon.co.uk (il sito della filiale britannica di amazon) e il neonato amazon.it. I libri che ho provato ad acquistare sono libri che ho comprato recentemente, o che comprerò a breve, tutti in lingua inglese. Nell'ordine:
  1. Presentation Zen: Simple Ideas on Presentation Design and Delivery (Voices That Matter) - Garr Reynolds; Paperback
  2. Made to Stick: Why some ideas take hold and others come unstuck - Dan Heath; Paperback
  3. Brain Rules: 12 Principles for Surviving and Thriving at Work, Home and School - John Medina; Paperback
  4. slide:ology: The Art and Science of Creating Great Presentations: The Art and Science of Presentation Design - N Duarte; Paperback
A questi ho aggiunto anche un libro italiano:
  1. Gomorra: Viaggio Nell'impero Economico e Nel Sogno di Dominio Della Camorra (Strade Blu) - Roberto Saviano; Paperback
Com'era prevedibile, i prezzi sono abbastanza diversi, e prevedibilmente a favore di amazon.co.uk per i libri in inglese, come si può vedere nella seguente tabellina (prezzi in euro):

Libro amazon.co.uk amazon.it
Presentation Zen: Simple Ideas on Presentation Design and Delivery (Voices That Matter) - Garr Reynolds; Paperback 12,91 19,62
Made to Stick: Why some ideas take hold and others come unstuck - Dan Heath; Paperback 5,80 8,43
Brain Rules: 12 Principles for Surviving and Thriving at Work, Home and School - John Medina; Paperback 18,71 14,08
slide:ology: The Art and Science of Creating Great Presentations: The Art and Science of Presentation Design - N Duarte; Paperback 10,43 23,14
Gomorra: Viaggio Nell'impero Economico e Nel Sogno di Dominio Della Camorra (Strade Blu) - Roberto Saviano; Paperback 15,95 10,85
TOTALE 47,85 76,12
(ho convertito i prezzi da sterline a euro al cambio attuale di 1 sterlina = 1,1733 euro)

Le spese postali

Vero che nel totale si deve tener conto anche delle spese postali, e qui il conto si complica perché da una parte (amazo.co.uk) non si pagano spese postali per ordini superiori alle 25 sterline (circa 30 euro) con l'offerta "FREE Super Saver Shipping" valida anche per ordini dall'Italia. Dall'altra (amazon.it) non si pagano spese postali per tutti gli ordini superiori ai 19 euro.
Che è la stessa offerta di ww.ibs.it e di www.bol.it.
Che a loro volta offrono molti titoli in offerta speciale.

Tempi di consegna

Da tenere infine presente anche il fattore tempo: provenendo dalla Gran Bretagna, i libri ordinati su amazon.co.uk ci metteranno (quasi sempre) più tempo ad arrivarvi a casa!

Consiglio

Il consiglio è sempre quello: non fatevi ingannare da promozioni e offerte speciali, provate a fare più preventivi su vari siti e poi confrontateli!
Il vostro portafoglio ringrazia.

Se poi volete anche devolvere in beneficienza quanto avete risparmiato, vi farò sapere il numero del mio conto corrente :-)


Link (servono?):

www.amazon.co.uk
www.amazon.it
www.ibs.it
www.bol.it

giovedì 18 novembre 2010

We are more than 1% (?)


Le persone che usano GNU/Linux si domandano spesso:
"Ma quante sono le persone che usano GNU/Linux?"
Personalmente, mi domando spesso:
"Ma quante sono le persone che si domandano spesso quante persone che usano GNU/Linux?"

La prima delle due, è delle domande che più angoscia l'utilizzatore finale di GNU/Linux. Per dare un pallida idea del vuoto che si prova, l'angoscia è almeno pari a quella di chi si pone la domanda:
"Siamo soli nell'Universo, o esistono altre forme di vita intelligenti?"

In effetti, le statistiche ufficiali danno l'uso di Linux attorno all'1% nel mercato desktop.
Tanti o pochi?
Beh, pochissimi!
Una mia personale statistica (artigianale) basata sulle statistiche di accesso a Wikipedia, dava Linux ben sopra l'1%. Bisogna dire però che quest'ultima in effetti è "falsata" dalla crescente diffusione di telefonini cellulari con sistema operativo Android.

Dudalibre

Dudalibre.com è un forum per dare aiuto e assistenza per chi usa Linux. Da qualche tempo ha lanciato l'iniziativa, "We are more than 1%", volta a dimostrare che le persone che usano Linux sul proprio computer sono molte di più dell'1%.

Per farlo, basta registrarsi inserendo la propria email e distribuzione sul piccolo modulo. Al momento, si sono registrare 388.000 persone di cui 3.360 dall'Italia (pochissimi!).


Linux counter

In realtà un altro progetto "storico" di conteggio di Linux già esiste da anni. Si tratta di "Linux Counter", a cui sono iscritto da anni (qui di fianco la mia targhetta ufficiale). 

Registratevi!

Consiglio a tutti di registrarsi sia su uno che sull'altro sito, magari così mi sentirò meno solo, nell'Universo.
Grazie di cuore :-)


Link:

Iniziativa "We are more than 1%" su Dudalibre.com
Mio post su mia statistica artigianale sull'utilizzo di Linux
The Linux Counter

mercoledì 17 novembre 2010

Alluvione in Veneto: un libro testimonia la tragedia

Vicenza - stadio R.Menti

Se volete farvi un'idea sulla portata della recente alluvione in Veneto, la Regione Veneto ha fatto un "instantbook" in PDF (qui sotto il link).


Link:

Il libro "Veneto Ferito" sul sito della Regione Veneto

martedì 16 novembre 2010

Quiz: qual è la bandiera italiana?


Risposta: nessuna di queste! Quella sotto la scritta "ITALIAN" è in realtà una bandiera ungherese.

venerdì 12 novembre 2010

Kubuntu non è Ubuntu


A marzo 2010 lessi un post di apachelogger, in cui si elencavano le differenze e le peculiarità di Kubuntu rispetto a Ubuntu, dal punto di vista organizzativo più che tecnico. Il post era davvero ben fatto! Mi ripromisi di chiedere all'autore il permesso e tradurlo in italiano, prima o poi (ah! che testa!). Adesso finalmente l'ho tradotto, alcune cose sono cambiate, il mondo dell'informatica viaggia veloce, ma il post è ancora molto attuale. Le mie considerazioni e integrazioni sono tra parentesi, in italico.

Questo post è stato scritto per chiarire cos’è Kubuntu. Scriverlo è stato necessario perché la gente ne ha sempre un’immagine sbagliata.

Entità

Lasciatemi spiegare le relazioni tra le varie entità di Ubuntu.

Primo e più importante è il progetto Ubuntu, questo mostro enorme che include Ubuntu Desktop, Ubuntu Server, Kubuntu, Xubuntu, Edubuntu (i flavours, cioè le versioni ufficiali di Ubuntu ndt) e qualcos’altro. Si potrebbe pensare al progetto Ubuntu come un ombrello che copre la maggior parte delle attività (semi-) ufficiali che circondano Ubuntu. Fare pacchetti di software KDE potrebbe essere una di queste attività, quindi anche uno sviluppatore Kubuntu contribuisce in un certo senso a Ubuntu.

Questa relazione è anche visibile.

Nella comunità Kubuntu abbiamo una membership (=una specie di “tessera del club” Ubuntu ndt) speciale per chi si è distinto come valido contributore a Kubuntu. Con questa membership si ottiene un indirizzo email @kubuntu.org e qualche altra cosa simpatica. Potrebbe non essere del tutto evidente, ma questa membership riflette le relazioni tra Kubuntu e Ubuntu. Quando qualcuno diventa membro (della comunità) Kubuntu diventa anche membro Ubuntu (tecnicamente parlando i membri Kubuntu sono un sottoinsieme dei membri Ubuntu). Questo perché chi contribuisce a Kubuntu alla fine contribuisce a Ubuntu (il progetto, ma non necessariamente la distribuzione).

Adesso sappiamo che Ubuntu è una grossa entità che consiste di altre entità (come Kubuntu), ma allo stesso tempo Ubuntu è anche il nome della distribuzione caratterizzata dal desktop GNOME e prodotta dal progetto Ubuntu.

Fino ad ora stavo parlando di Ubuntu come progetto, e dico, buttandola lì, questo progetto è guidato dalla comunità. Certo, Kubuntu e Ubuntu hanno persone che ci lavorano a tempo pieno, ma ci sono centinaia e forse migliaia di altri, che passano il loro tempo libero contribuendo a Ubuntu. E qui tutta la faccenda comincia ad essere un po’ complicata.

Kubuntu è controllato “5 a 1” dalla comunità, Ubuntu (la distribuzione per desktop) no. Ci si potrebbe chiedere come sono arrivato al “5 a 1”. Beh, il Kubuntu Council (Consiglio di Kubuntu ndt), quasi sempre la più alta autorità in Kubuntu, è composto da 6 membri, di cui 5 non lavorano per Canonical.

Canonical, ancora un’altra entità. Canonical è un’azienda che sta tentando di fare soldi con i prodotti Ubuntu. Canonical è anche l’azienda che rende possibile Ubuntu, il progetto. Ovviamente ci dimentichiamo molto spesso di questo, ma senza Canonical non ci sarebbero siti web *buntu, non ci sarebbe launchpad (la piattaforma web utilizzata per lo sviluppo di Ubuntu ndt), e di conseguenza nessun build deamon, nessuna daily CD builds of consistent manner (tutta roba tecnica, non fateci caso se non capite ndt)... in generale probabilmente non ci sarebbe nemmeno l’infrastruttura informatica per far girare tutte queste cose.

Solo la spesa per le infrastrutture (manutenzione, ...) deve essere abbastanza notevole. A dire il vero, non sono stato del tutto sincero con voi. Canonical non solo sta cercando di fare soldi con i prodotti Ubuntu, Canonical guida anche lo sviluppo della maggior parte di questi prodotti (o almeno fino a un certo livello).

Quindi il progetto Ubuntu è guidato dalla comunità E da Canonical (io avrei invertito l'ordine dei soggetti ndt). Alcune parti più dalla comunità, e altre più da Canonical. Come sempre succede, questo significa che la comunità può concentrarsi sulle parti divertenti mentre Canonical riempie i vuoti del lavoro che deve necessariamente essere fatto in un progetto di creazione di una distribuzione. E questo funziona nella maggior parte dei casi. La maggior parte dei contributori liberi lo fa perché è divertente, o perché vogliono raggiungere obbiettivi personali (tipo far partire un sistema in 2 secondi), ma di solito non tutto il lavoro di creazione di una distribuzione è divertente. Penso sia inutile dire che contribuirebbero meno persone se queste dovessero passare tanto tempo su cose complicate e noiose. Insomma, qualcuno lo deve pur fare, perché non qualcuno pagato per questo? :-)

Naturalmente si tratta di uno schema molto semplificato, ma quello che sto cercando di spiegare è che c’è una simbiosi tra le attività all’interno del progetto Ubuntu.

Potere e responsabilità

“Da un grande potere deriva una grande responsabilità” si sente nel primo film dell’Uomo Ragno. Queste parole sono molto vere, anche nel contesto di Ubuntu. Quelli che hanno il potere di guidare lo sviluppo, devono anche essere responsabili nel caso la direzione fosse sbagliata. E dirò di più, affermando che quelli che sono responsabili devono tenersi il potere di guidare lo sviluppo.

Che cosa significa questo per il progetto Ubuntu?

Canonical ha scelto GNOME come desktop preferito, e Debian come distribuzione preferita, poi ha fatto una nuova distribuzione basata su questi 2 strati di software esistente. Canonical vende contratti di supporto, infatti Canonical tenta di vivere solo su questo e su qualche altra attività all’interno o attorno all’universo Ubuntu. Quindi, quando qualcosa va storto, Canonical è la prima responsabile nei confronti dei propri clienti e partner. Supponiamo quindi che il prodotto sia Ubuntu, la distribuzione, e l’errore sia che GNOME è completamente inutilizzabile. Il cliente non andrà a lamentarsi dalla comunità, anche se contribuisce in parte al progetto. Il cliente andrà a lamentarsi da chi ha un contratto con lui, che è quindi Canonical. Canonical è quindi responsabile e deve avere abbastanza potere per evitare situazioni in cui potrebbe perdere consistenti quantità di denaro a causa di problemi nel prodotto. Quello che sto cercando di dire non è che Canonical ha o deve avere un controllo assoluto su Ubuntu, la distribuzione o il progetto, ma un certo controllo, quello necessario ad assicurare il loro giro d’affari e di conseguenza garantire il futuro dell’intero progetto Ubuntu.

Il panorama per Kubuntu è diverso. Kubuntu ha avuto origine grazie al contributo della comunità che ha innestato KDE sullo strato di base Ubuntu. Canonical decise di usare GNOME per il suo desktop e qualche membro della comunità decise di creare un’altra versione con KDE come desktop. Canonical pensò che questa fosse una buona idea e incorporò Kubuntu nel progetto Ubuntu, fornendo quindi le infrastrutture per la costruzione dei pacchetti e l’hosting e l’hosting per il sito web e la costruzione dei CD... Ma aveva poco interesse a sfruttare le potenzialità dell’affare e quindi decise di prendersi poche responsabilità. Che consistettero nell’assumere a tempo pieno uno dei padri fondatori di Kubuntu. La comunità ovviamente continuò a guidare i praticamente tutti gli aspetti, e quindi la comunità ha la maggior parte del potere sul corso dello sviluppo, semplicemente perché la comunità è responsabile del progetto e dello sviluppo del prodotto.

Kubuntu non è Ubuntu

Questa affermazione potrebbe sembrare incredibilmente ovvia, e ancora qualche volta qualcuno non capisce esattamente in quanti livelli si applica.

Certo, a livello tecnico Kubuntu non è Ubuntu perché usa KDE, anche se comunque utilizza uno strato di base Ubuntu.... Ancor più importante è far notare che ci sono altri settori in cui è valida l’affermazione precedente. Kubuntu non è un grande progetto come il progetto Ubuntu, è una parte del progetto Ubuntu, e deve perciò obbedire in parte alle sue regole e regolazioni. Questo significa per esempio che (noi sviluppatori) non possiamo inserire software non libero a caso nei nostri CD. Significa anche che Kubuntu non è il marchio scelto da Canonical, ma lo è Ubuntu, e questo è il motivo per cui il progetto si chiama Ubuntu e la distribuzione si chiama Ubuntu e i prodotti associati sono in qualche modo relativi a Ubuntu, magari usando anche il marchio (per esempio Ubuntu One).

Un’altra differenza importante è che la maggior parte delle modifiche non viene da Canonical. Le modifiche vengono da KDE o dalla comunità di sviluppo di Kubuntu (di cui solo 2 persone lavorano per Canonical...). Uno degli esempi più interessanti di supposizioni errate in questo campo, che mi riguarda da vicino, è che il programma di installazione di Mozilla Firefox, disponibile per Kubuntu 9.10 e successivi rilasci, è stato creato da Canonical. Ci sono alcune recensioni che lo affermano, invece l’ho creato io, e io non sono un dipendente di Canonical, né Canonical ne possiede il codice (Kubuntu non ha Firefox installato in maniera predefinita perché usa un altro browser web; è disponibile però un programmino molto semplice per facilitare l’installazione di Firefox in qualsiasi momento ndt).

In generale si potrebbe dire che il materiale presente su Kubuntu per la maggior parte non ha niente a che fare con Canonical, e nel caso lo sia, allora è approvato e tollerato dalla comunità.

Riprendendo quando ho scritto più sopra che quelli che hanno il potere devono essere responsabili e i responsabili devono avere potere, mi piacerebbe fare chiarezza su quanto segue: la comunità Kubuntu detiene la maggior parte del potere e della responsabilità. Considerare Canonical responsabile dei problemi di Kubuntu, e di problemi ce ne sono molti, come in qualsiasi progetto software, è semplicemente sbagliato. Perché anche se ci sono stati errori da parte di Canonical, la comunità non ha ancora fatto niente per rimediare.

Implicazioni

La suddetta affermazione comporta anche qualcos’altro. Primo e più importante è che Kubuntu non deve ricevere la stessa attenzione da Canonical che Ubuntu, la distribuzione, riceve. Non c’è neanche nessun problema per questo. Né dalla prospettiva di Kubuntu né da quella di Canonical.

Dal punto di vista degli affari, per fare di Kubuntu una valida opportunità, Canonical dovrebbe investire abbastanza risorse su Kubuntu, che poi entrerebbe in competizione direttamente con il suo altro sistema, Ubuntu, che è anche il marchio principale. Sarebbe un po’ un problema, dal momento Kubuntu è percepito come un marchio diverso da Ubuntu (anche se potrebbero essere associati, in un modo o nell’altro). Ovviamente questo non andrebbe bene a entrambi i marchi perché finirebbero per dividersi la quantità di attenzione del pubblico, invece di essere indirizzato a un marchio in particolare. In più, vorrebbe dire che Canonical diventerebbe più responsabile (e quindi così avrebbe bisogno di più potere, vedi sopra). Quindi infine questo farebbe di Kubuntu un po’ meno prodotto della comunità e più un prodotto Canonical (supponiamo a circa come è adesso con Ubuntu). Questo porterebbe a sua volta Kubuntu a diventare più personalizzata rispetto a KDE upstream, perché ovviamente un’azienda vorrebbe distinguere il suo prodotto in tutti gli aspetti rispetto ai propri concorrenti, e questo significherebbe interventi importanti sul marchio, funzioni speciali, ecc.

Conclusione

Quindi, finché Canonical continua a non sfruttare tutte le potenzialità d’affare che derivano da Kubuntu, la comunità probabilmente sarà ancora responsabile per qualche tempo a venire.

Questo significa in definitiva che la comunità detterà le regole e le decisioni di quello che pensa sia il meglio possibile. Finché la comunità sarà composta in maggioranza di persone che contribuiscono nel loro tempo libero, la risorsa tempo sarà limitata e quindi uno (sviluppatore) deve scegliere attentamente quali battaglie combattere. Di conseguenza questo significa che alcune cose semplicemente non possono essere fatte. Come per esempio l’integrazione con Ubuntu One (proprio apachelogger ha sviluppato qualche mese fa, dopo aver pubblicato questo post ndt), ma adesso ci sono molte altre cose importanti su cui lavorare. Lo stesso per portare su Kubuntu il Software Center (a questo hanno rimediato modificando KPackageKit, che adesso assomiglia in modo tremendo a Ubuntu Software Center ndt). Infine significa che la comunità deve decidere quanto “branding” deve essere inserito, e attualmente l’opinione è di rimanere quanto più fedeli a KDE. Non solo la grafica di KDE è di altissima qualità, ma sono anche i principali contributori del desktop di Kubuntu, quindi meritano la maggior parte del credito.

Vorrei infine sottolineare che l’obiettivo di Kubuntu era di fare la miglior distribuzione KDE, non la migliore derivata di Ubuntu, quindi modificare grafica e colori di KDE non sarebbe solo in conflitto con il fatto che grafica e colori di Kubuntu sono quasi uguali a KDE, ma anche con quello che Kubuntu sta tentando di diventare.

In breve: Kubuntu non è Ubuntu. In qualche occasione blog, storie e segnalazioni di errori suppongono che Canonical sia responsabile per quello che non è. In generale, il sottoscritto e gli altri sviluppatori di Kubuntu siamo responsabili di Kubuntu, per favore tenetelo a mente quando vi lamentate o ci elogiate.

Grazie.

Scritto il 17 Marzo 2010 da apachelogger



Link:


Post originale di apachelogger sul suo blog (in inglese)

martedì 9 novembre 2010

La libertà è donna - nasce donne@softwarelibero.it

Leggo oggi sul blog di Zambardino, che, per favorire lo sviluppo e la crescita delle donne nell'ambito dell'informatica e del FLOSS in particolare, è nato donne@softwarelibero.it,
"un gruppo di persone appartenenti a varie comunità del software libero, accomunate dalla passione per la tecnologia e dal desiderio di aumentare la partecipazione delle donne italiane al software libero"
Dietro a questa iniziativa, ci sono le stesse (super donne) che hanno partecipato alla "Debian Ubuntu Community Conference 2010" a Perugia. Da quell'incontro storico, il primo incontro tra le comunità di Ubuntu e Debian, sono nate parecchie iniziative, che si stanno adesso concretizzando.

Di donne nel mondo del software libero ce ne sono poche. Eppure il mondo del software libero è il settore (uno dei pochi) dove più le donne hanno possibilità di esprimersi e contribuire, con la loro creatività e la loro determinazione, proprio le peculiarità di questo settore.

Perché le donne faranno la differenza nel FLOSS

Innanzitutto per lo spirito "open", aperto, che non si limita alla visione del codice sorgente dei programmi, ma si estende anche alla mente di chi frequenta questo mondo. La mentalità aperta è indispensabile per capire e accettare il contributo di tutti. Anche le critiche, che non sono motivo di scontro, ma un momento di riflessione.


Poi perché le donne, con la loro creatività trovano soluzioni nuove, di cui il software libero ha estremo bisogno, se vuole ritagliarsi uno spazio in un settore molto competitivo, qual è quello informatico.

Infine, perché il mondo del FLOSS è ancora così piccolo e limitato che può solo crescere! Siamo in pochi, pochissimi, i soliti 4 gatti! Se si aggiungono 4 gatte, raddoppiamo! :-) Scherzi a parte, lo spazio per contribuire è così vasto che è impossibile - anche accidentalmente - pestarsi i piedi.

Perché le donne possono fare la Differenza (dissertazione collaterale... leggetela a vostro rischio e pericolo! :-)

Sull'onda delle riflessioni precedenti, ne aggiungo delle altre, di più ampio respiro.

Mai come adesso, dopo il fallimento del modello finanziario occidentale, alla base della perdurante crisi economica, c'è bisogno di un cambiamento.
Cambiamento che non può avvenire solo con un pur necessario ricambio generazionale, ma molto di più con un diverso approccio ai problemi e allo stile di vita.
Questo diverso approccio può venire solo da chi finora è stato escluso - per sua fortuna - dai ruoli cruciali di comando.
Questo qualcuno è Donna.

Forse, questo cambiamento sta già avvenendo, alcuni esempi sparsi.
In Italia, il nuovo segretario della CGIL è Susanna Camusso.
In Brasile, il (la) successore del Presidente Luiz Ignacio Lula Da Silva sarà Dilma Rousseff.
In Finlandia, sono donne la Presidente e la Primo Ministro. Quest'ultima, per la cronaca, ha 42 anni, una laurea e 2 figli.



Link:

Comunicato stampa ufficiale
Notizia sul blog di Vittorio Zambardino
Mio post sul DUCCIT 10 di Perugia

lunedì 8 novembre 2010

La Cappella Sistina in 3d

Da qualche tempo è disponibile sul sito del Vaticano una animazione della Cappella Sistina, l'immenso - 800 metri quadrati - affresco capolavoro di Michelangelo, in 3D (tridimensionale).



Per muoversi basta usare le frecce del cursore, in basso a sinistra ci sono un paio di pulsanti per ingrandire o ridurre il dettaglio delle immagini.

Provando a navigare con Google Chrome a tutto schermo (tasto F11) la sensazione è di vertigine, posso solo immaginare cosa voglia dire vederla dal vivo. Mi vedo lì nel silenzio assoluto, guardando all'insù, a bocca aperta.


Link

La Cappella Sistina in 3D

Alluvione a Vicenza e provincia: un video documenta l'esondazione a Cresole di Caldogno

A una settimana dall'alluvione che a flaggellato Vicenza e provincia, il sito vicenzapiu.com ha reso pubblico un video dei vigili urbani di Caldogno, che documenta il momento dell'esondazione del fiume Bacchiglione, e le drammatiche ore immediatamente successive.



Le immagini sono impressionanti.

Conosco la strada, ci passo ogni tanto in macchina, mai avrei immaginato una situazione simile.


Link:

Notizia originale sul sito vicenzapiu.com
Mio precedente post sull'argomento

venerdì 5 novembre 2010

Il Gruppo Test della Comunità Italiana: quando la realtà è migliore dei numeri

Un paio di giorni fa avevo fatto un post (vedi link sotto) sulla rilevante presenza del Gruppo Test di Ubuntu-it ai primi posti della "Hall of Fame" (=classifica dei migliori contributori) di Ubuntu. La classifica riporta ai primi posti il Gruppo Test italiano e i suoi membri. In effetti però, la situazione è molto migliore di quanto riportano quei numeri. Procedo quindi qualche doverosa rettifica (in meglio).


Test "ISO"

Sulla classifica sono riportati 43 test svolti dal Gruppo Test italiano. In realtà ne sono stati fatti molti di più, basti pensare che solo su Ubuntu 10.10 "final" (l'immagine ufficiale, quella rilasciata il 10.10.10) sono stati fatti ben 80 test!

Fabio superstar


Nella mia sbadataggine, ho dimenticato di citare Fabio Marconi, che è nelle prime posizioni della classifica dei "Top ISO Testers". Provvedo a pubblicare un'immagine che gli rende (un po' di) giustizia.


Grazie Fabio, e scusa!

Laptop testing

Il Gruppo di Test italiano ha prestato una particolare attenzione ai test sui laptop (computer portatili). Anche questo progetto è nato dal Gruppo Test italiano. Il volume dei test è stato notevole: per Ubuntu 10.10 sono stati provati 24 portatili diversi. Se vi sembrano pochi, dovete pensare tutte le persone del Gruppo Test sono volontari, che fanno queste attività nel loro tempo libero, mettendo in campo mezzi propri.
All'ultimo UDS (Ubuntu Developer Summit) è stato presentato anche un progetto su come migliorare questa attività... prossimamente su questi schermi! :-)
 
Tutti possono partecipare

Come già scritto nel post precedente: tutti possono partecipare! Il Gruppo Test attuale è composto dalla un'ampia varietà di persone: dagli adolescenti ai 50enni, da tutte le regioni italiane. 
Contribuire a Ubuntu, e renderlo migliore non è mai stato così facile!

 
Link:

Mio post precedente sul tema
Pagina wiki del Gruppo Test (con le modalità di partecipazione al Gruppo)

mercoledì 3 novembre 2010

Il Gruppo Test della Comunità Italiana nella "Hall of Fame" Ubuntu

Una Comunità di supporto, qual è quella italiana di Ubuntu, si misura dai risultati che ottiene sul campo, più che dalle parole spese al bar. La maggior parte delle volte, tutto questo lavoro rimane nell'ombra, sovrastato dal rumore di fondo delle chiacchiere.

Per rendere giustizia a tutti questi meriti, è stato creato tempo fa il sito "Ubuntu Hall of Fame", che mette in bella evidenza chi contribuisce di più allo sviluppo di Ubuntu, sia in termini di team che di singoli individui. Qualche tempo fa era stata pubblicata un'intervista a Milo, autentico trascinatore del Gruppo Traduzione, che ancora compare in bella evidenza sulla home page.

Ubuntu-it Tester rockstars!

Mi sono imbattuto per caso su un post di Ubuntutesting, il blog che parla del testing su Ubuntu e di come questo possa contribuire a migliorare Ubuntu. Ebbene, in questo post si metteva in evidenza come nella "Hall of fame" fosse stata aggiunta anche una vista per quanto riguardava i LoCo Teams (= le comunità locali) e i singoli dediti al test di Ubuntu. La bella notizia, è che la Comunità Italiana svetta in testa alle classifiche, come ben si vede da queste immagini.

Classifica dei più attivi nei test delle immagini ISO
Classifica dei più attivi nei test del desktop

Un grazie quindi al Gruppo di Test italiano, e in particolare ai tostissimi Paolo e Sergio: Ubuntu migliora anche grazie a loro!


Chiunque può partecipare, anche tu!

Partecipare ai test di Ubuntu è facilissimo, richiede solo due doti: la pazienza e il tempo. Chi è interessato può leggere tutti particolari sul wiki (vedi link sotto), ma soprattutto può contattare le persone del Gruppo Test. Troverà un bel po' di gente in gamba, aperta e cordiale, in grado di risolvere qualsiasi dubbio. Chi vuole dare una mano troverà sempre la porta aperta.


Link:

Pagina wiki del Gruppo Test
Post su Ubuntutesting (in inglese)
Ubuntu Hall of Fame (in inglese)

martedì 2 novembre 2010

Ruby tuesday

Foto di Michele Mutterle

Vicenza, martedì 2 novembre 2010

Il Bacchiglione è esondato al "Ponte degli Angeli", sommergendo una parte del centro storico.
Il sindaco Variati ha chiesto l'intervento dell'esercito.

Il sottoscritto era così preoccupato del tempo che avrebbe trovato per strada, che ha lasciato a casa la crostata di albicocche.

Mia figlia Greta dorme sonni tranquilli: le scuole elementari sono oggi chiuse in tutta la provincia.
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