mercoledì 28 luglio 2010

Dell non "scarica" Ubuntu (in faccia ai maligni e ai superbi)


Nei giorni scorsi s'era diffusa la notizia che Dell non avrebbe più venduto PC con Ubuntu preinstallato, destinati a un limitato pubblico di "utenti avanzati e entusiasti". Questi PC sembrava fossero ordinabili solo per telefono, come per dire "dopo che gli addetti alla vendita avessero chiesto 4 volte al cliente se era sicuro sicuro sicuro sicuro di voler Ubuntu" (e non quell'altra roba).

Adesso c'è stato invece un inatteso ribaltone, con Dell che ha invece ampliato la propria offerta di PC, con un nuovo desktop mini tower, che va ad affiancarsi all'offerta esistente.

Anne Camdem di Dell ha dichiarato:
"Regarding the situation in the UK, it's really pretty simple: we are working with variances in regional demands, which means we don't always have the same offering online in all regions, but the rumored death of Ubuntu with Dell is greatly exaggerated"
"Riguardo la situazione in Gran Bretagna (dove Dell consiglia Ubuntu solo a chi è interessato al software libero ndt), è davvero molto semplice: lavoriamo con una domanda regionale variabile, che significa che non abbiamo la stessa offerta online in tutte le regioni, ma le voci della morte di Ubuntu con Dell è grandemente esagerata" (trad. by Dario)
La situazione è quindi molto "liquida", e suscettibile di cambiamenti molto veloci. Nessuno sa con precisione quale siano i dati di vendita dei PC Dell con Ubuntu preinstallato, ma Dell - per adesso - non vuole uscire dal mercato di quello che sarà (prima o poi), il sistema operativo che dominerà il mondo! :-)



Link:

Notizia dello stop alle vendite di portatili con Ubuntu (in inglese)
Notizia dell'espansione dell'offerta della vendita di portatili con Ubuntu (in inglese)
Altra notizia dell'espanzione dell'offerta della vendita di portatili con Ubuntu (in inglese)

domenica 25 luglio 2010

La balena che travolge uno yacht: il video (!)


Una delle notizie più incredibili di questa estate, la balena che travolge e distrugge uno yacht in Sudafrica, adesso è su un video. Devo ricredermi: pensavo si trattasse di un fotomontaggio (avete presente lo squalo che si pappa il sub che scende dall'elicottero?).



sabato 24 luglio 2010

Mozzarella blu: un caso di cattiva informazione, e uno di discreta

La mozzarella blu "originale"

Cattiva informazione

Quando un mese fa, scoppiò il caso delle mozzarelle blu prodotte da una fantomatica ditta tedesca e vendute anche in Italia, in nessun giornale apparì il marchio della mozzarella.
Ci fu chi allora studiò per qualche tempo l'unica foto disponibile (vedi sopra), al solo scopo di capire la marca della mozzarella e di conseguenza, evitare di comprarla al supermercato. Alla fine si scoprì che il marchio è "Land", ma oltre a quello ce ne sono altri (vedi sotto il link al sito del Ministero della Salute), tutti venduti da catene di discount.
Al tempo, mi domandai perché tanta remora a diffondere i nomi delle mozzarelle coinvolte. Forse che la tutela delle aziende fosse più importante della tutela della salute dei cittadini?

Buona discreta informazione

Mi sono ricreduto con il caso delle mozzarelle blu italiane di questi giorni. La notizia è stata coperta da tutti i media con dovuta (eccessiva) perizia e precisione: il marchio coinvolto, Granarolo appare in bella evidenza su tutti gli articoli apparsi sulla stampa, anche su Internet.

 www.corriere.it
www.lastampa.it

www.repubblica.it

Peccato che in 2 casi su 3 si mostri la foto della mozzarella tedesca coinvolta nel primo scandalo, quello di un mese fa della mozzarella tedesca...
Comunque, spiace per la Granarolo, ma chi sbaglia paga, anche con cattiva pubblicità.

PS: non sono coinvolto con i marchi citati in nessun modo

Link:

I marchi delle mozzarelle blu (dal sito del Ministero della Salute)

venerdì 23 luglio 2010

Banda larga: eppur si muove (ma davvero poco, eh!)

I telefonini aiuteranno la diffusione della Banda Larga in Italia?

Lo so che l'estate è il momento meno opportuno per pensare. Il caldo, l'afa, le giornate lunghe invitano a stare con le terga in ammollo in piscina o al mare, piuttosto che stare lì a far lavorare il cervello. Però, per non perdere l'allenamento a pensare, propongo un paio di spunti. Chi non volesse, interrompa qui la lettura del post, e passi oltre, non gliene vorrò.

L'Osservatorio Banda Larga

Un buon strumento per capire la situazione della banda larga italiana, oltre leggersi tutti gli articoli in argomento sulla stampa, è quello di consultare il sito www.osservatoriobandalarga.it. L'"Osservatorio banda larga" è stato istituito nel 2002 da un'azienda attiva nel settore, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico. Sul sito internet si possono trovare comunicati, ricerche e rassegne stampa sull'argomento. Oltre a questo, è disponibile anche un software, isposure, per misurare la vera velocità (non quella che vi vendono... e che pagate!) della propria connessione a Internet. Unica pecca: il programma è purtroppo disponibile per Windows.

Il rapporto "Domanda di connettività delle famiglie"

A fine giugno 2010, l'Osservatorio Banda Larga ha pubblicato il rapporto "La domanda di connettività e servizi a Banda Larga nelle famiglie italiane". Il rapporto sintetizza in poche pagine alcune statistiche che fanno riflettere.
Per prima cosa, l'arretratezza italiana nella diffusione della Banda Larga: più della metà delle famiglie italiane, ben 13 milioni, non ha accesso alla rete a Banda Larga. A parziale contrappeso, la crescita del 14% nell'ultimo anno circa (1,5 milioni) delle famiglie che hanno accesso alla banda larga.
Come secondo fattore, l'analfabetismo informatico italiano. Così come è accaduto per leggere e scrivere, anche nell'uso del computer, c'è una fascia di popolazione - i più anziani e i più poveri - che è totalmente tagliata fuori dalla cultura informatica. Queste persone non sanno usare il computer, e molto probabilmente non impareranno mai a usarlo, basti pensare che le famiglie "analfabeti" sono diminuite di solo il 2% in otto anni!

"The italian way" alla Banda Larga

Il fenomeno della lenta crescita della banda larga è viziato da vari fattori. In primo luogo, la mancanza di una seria politica governativa, che inibisce di fatto qualsiasi possibilità di crescita rapida e ragionata delle infrastrutture necessarie. A questa mancanza, cercano di porre rimedio da una parte le amministrazioni locali, che stringono accordi limitati alla propria realtà. Dall'altra, le compagnie telefoniche fanno quello che possono, limitate dai propri (pochi) mezzi, ma investono solo in zone in cui possono avere un ritorno economico. Questo sistema ha il difetto di disperdere le risorse in mille rivoli diversi (qui si tira un cavo, là si mette un'antenna wi-fi, più in là ancora una Wi-Max...). Si arriva quindi ad avere una copertura della Banda Larga "a macchia di leopardo", con situazioni diverse non solo tra Nord e Sud Italia, ma all'interno della stessa Regione, Provincia e anche addirittura Comune (!).
In secondo luogo, l'utente finale, il cui interesse per l'argomento appare abbastanza limitato. Chi non ha la Banda Larga, per il 67% la considera inutile.

Il cavallo di Troia

In realtà, lo strumento per l'accesso alla Banda Larga, già ce l'hanno, è nelle tasche di tutti gli Italiani: il telefono cellulare. Alcune amministrazioni e associazioni già lo usano regolarmente per inviare SMS su iniziative e avvenimenti a cittadini e associati. Si tratta di fare un passo in più: sfruttare meglio questo cavallino. Per esempio, con i codici QR (stampati su tutti i manifesti che promuovono un'iniziativa) si può dare accesso al cittadino a servizi informativi sull'iniziativa, oppure all'acquisto online di biglietti. Alcuni Comuni già lo fanno.
Oppure, si possono usare i social network - molto diffusi anche sui telefonini - per lo stesso scopo. Alcuni comuni già fanno anche questo!
In più, la prossima auspicata messa all'asta delle frequenze liberate dalla TV analogica, potrebbe consentire una ulteriore diffusione dei servizi di Banda Larga sulla telefonia mobile. Sarebbe un deciso cambio di marcia rispetto all'inesistente azione governativa fin qui messa in atto. Vero anche che l'azione sarebbe dettata più dal drammatico bisogno di rastrellare fondi per lo Stato, in questo lungo periodo di vacche magre, che dalla fiducia nelle nuove tecnologie.


Link:

Il rapporto famiglie sul sito dell'Osservatorio Banda Larga
Il codice QR su Wikipedia
Notizia sulla vendita delle frequenza per la telefonia mobile
Miei post precedenti sulla Banda Larga

venerdì 16 luglio 2010

Italo Calvino - La coscienza a posto

Scopro dal blog di Maddy e Ale un bellissimo articolo di Italo Calvino, apparso per la prima volta nel 1980, ma ancora di drammatica attualità, oggi, nel 2010, trent'anni dopo.
"C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale, quindi, non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transazione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attività lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziché il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Così che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Così tutte le forme di illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici, né sociali, né religiosi, che non avevano più corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sè (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una società migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, così come in margine a tutte le società durate millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sè (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è."
Questo testo è apparso per la prima volta su "la Repubblica" il 15 marzo 1980, ma appare negli appunti dell’archivio Calvino con il titolo "La coscienza a posto". È stato ripubblicato in "Romanzi e racconti"(Meridiani Mondadori, 1994, vol. 3, pp. 290-293) come "La coscienza a posto (Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti)".


Link:

Post originale sul blog di Maddy e Ale

lunedì 12 luglio 2010

Il "meglio" dei Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica

Ieri sera, dopo aver visto la finale Olanda - Spagna dei mondiali, mi stavo chiedendo se si potesse fare una sintesi del meglio di questi campionati. Qualche immagine, qualche parola che ci resterà indelebilmente impressa. Ho provato a buttare giù velocemente qualche appunto, in ordine sparso.

Scassabalotes Vuvuzelas


C'hanno rotto le scatole per tutti i mondiali. Ma c'è di peggio: le ritroveremo anche in tutte le prossime manifestazioni internazionali... già vedo gli atleti con i timpani martoriati alle prossime Olimpiadi.
Con buona pace dello spirito olimpico. COSA?? NON SENTO!!

Gol fantasma


Il gol fantasma che ha buttato fuori l'Inghilterra dai Mondiali resterà nella storia. Così come il fatto che le gli arbitri non possano ricorrere alle immagini TV. Un giorno guarderemo a tutto questo come il medioevo del calcio.

Fuorigioco fantasma


Il gol in fuorigioco dell'Argentina che ha buttato fuori il Messico dai Mondiali resterà anche questo nella brutta storia. Resterà anche l'ottusa decisione di Blatter di proibire il replay sui mega schermi degli stadi. Serve un'altra prova per dimostrare che Blatter non ne capisce una cippa di calcio?

Rigore sulla traversa al 93'


Asamoah Gyan calcia sulla traversa il rigore al 93' che avrebbe portato il Ghana in semifinale, e piange disperato.

Loew e la sua maglia azzurra


Il CT tedesco Joachim Loew, con la sua maglia azzurra sotto la giacca, rimasto 20 anni indietro nel look. Non vi ricorda qualcuno? Suggerimento...


Gli occhiali di Mazzocchi


Una delle cose più brutte di tutti i campionati, gli occhiali di Mazzocchi, ma anche l'unica cosa rilevante della trasmissione della RAI "Notti Mondiali".

Larissa Riquelme (chi!?!?? questa qua :)


Famosa per il più "strano" porta cellulare della storia moderna, non ha mai fatto niente per farsi notare. Una ragazza qualunque, venuta fuori per caso. Solo un fotografo molto attento e malizioso l'ha scovata in mezzo a milioni di tifosi paraguayani.
Raggiunta un'insperata e inattesa popolarità, ha minacciato di spogliarsi se il Paraguay fosse arrivato alle semifinali.
Per fortuna il Paraguay è stato eliminato prima.
Ah, mi dicono che s'è spogliata lo stesso.
Vabbé, c'è di peggio: per esempio finire alla TV italiana.

Linda Santaguida (chi!?!?? questa qua :)


A lei è appunto andato peggio, finendo sulla TV italiana.
Per chi si domanda chi è, era anche lei a "Notti Mondiali".
Per chi si domanda chi è, era quella di fianco a Collovati.
Per chi si domanda chi è, beh, lasciate stare, non avete perso niente.
L'hanno messa sul trespolo perché è intelligente ed esperta di calcio. Oppure: era un modo come un altro per far sembrare Marino Bartoletti un giornalista.

Il polpo Paul
 

Dicono che non ha mai sbagliato un pronostico, e che i bookmaker hanno dovuto cambiare le quote delle puntate dopo i suoi pronostici. Per quello (azzeccato) di Germania - Spagna ha rischiato di finire in pentola, e forse c'è finito per davvero, e quello che abbiamo visto dopo è il suo sostituto. Tanto, chi se ne accorge?

Il peggio dei Mondiali: Joseph Blatter

L'oro per la Spagna, l'argento per l'Olanda e la faccia di bronzo per Blatter, presidente della FIFA, tutto felice sul carro dei vincitori spagnoli.
A settembre, dopo le brutte figure dei mondiali, forse cambieranno alcune regole del calcio.
Ma basterebbe cambiare presidente.

domenica 11 luglio 2010

"La libertà di stampa non è un diritto assoluto"

L'Italia è al 72° (settandaduesimo) posto al Mondo per la libertà di stampa.
L'Italia è all'ultimo posto in Europa per la libertà di stampa.
L'Italia è l'unico paese occidentale in cui la stampa sia "parzialmente libera".

In Italia non c'è alcun pericolo. Per chi minaccia la libertà di stampa.


Link:

Classifica 2010 di Freedom House sulla Libertà di stampa.

venerdì 9 luglio 2010

Video: Pixels di Patrick Jean

Sempre in tema di video notevoli, segnalo questo di Patrick Jean, già famoso e pluri premiato.
Per chi ha cominciato a usare i computer quando ancora si vedevano - e bene - i pixel: riuscite a scovare tutte le citazioni - giochi, marchi e film - di questo piccolo capolavoro?



Link:

Sito web di Patrick Jean

Quel che ricordo di Germania - Spagna


Mercoledì sera era mia ferma intenzione vedere la partita Germania - Spagna, seconda semifinale dei Campionati Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica. Oh, almeno questa! La mia volontà adamantina è stata però sgretolata da mia figlia Giada. A casa c'eravamo solo lei e io, il più grande nella parte del papà, la più piccola nella parte della bimba capricciosa.
Risultato: impossibile vedere una partita tutta assieme.
Mi restano nella mente solo ricordi sparsi, gli stessi che ho di Italia - Argentina del 1978... aspetta, vediamo cosa ricordo.

Primo tempo

E chi l'ha visto? La telecronaca telegrafica si può riassumere in: bambina molto vivace, corre per tutto il campo la casa, io a inseguirla. Mi ricorda la difesa inglese che cerca di marcare Maradona ai Mondiali dell'86. Tengo il volume della TV alto, sperando di sentire almeno la cronaca della partita, ma riesco solo a sentire qualche sprazzo di commento qua e là, senza capire bene se stessero parlando di calcio o delle previsioni del tempo.

Secondo tempo

E chi l'ha visto? Bambina ancora bella attiva, anche se sta dando i primi segni di cedimento. Riesco a tenerla nei pressi della TV, leggendole qualche libretto e mangiando insieme un gelato.
Qualcosa vedo, insomma: la Spagna domina i primi 20 minuti, creando continue occasioni da gol. Ma che bello vedere una squadra che gioca a calcio! Gli spagnoli creano più occasioni di quanto ha fatto l'Italia in tutto il 2010. A fronte di tanto frenetico gioco, il CT spagnolo Del Bosque in panchina sembra una mummia. Ma quanti anni ha? Ma lo tirino fuori dal frigo subito prima delle partite?

In compenso il CT tedesco "hey-guardatemi-sono-giovane" Loew sembra il fratello di Sonny Crockett, con il suo look anni '80.
Mi piace solo perché ha una maglia azzurra.
L'unica maglia azzurra che si vede in questi Mondiali di calcio.
Intanto, dopo una piccola reazione tedesca, la Spagna riprende in mano la situazione.
Nel momento esatto in cui la Spagna segna, io sono lontano dalla TV, in cucina, a prendere un succo di frutta per la bambina. Guardo il replay del gol, incurante delle urla disperate della piccola, che sta sicuramente morendo di sete.

Terzo tempo

Subito dopo la partita, con la scusa di essere stanco, obbligo la bambina ad andare a letto. Ovviamente, la piccola fa un sacco di storie, non ne vuole sapere di andare a letto! Urla, invoca la mamma e il telefono azzurro. Appena appoggia la testa sul cuscino, si addormenta all'istante.
Scendo di soppiatto, come un ladro, accendo la TV, tolgo l'audio e guardo gli highlight della partita,
Mazzocchi parla, parla, parla - ho l'audio spento o sto dormendo? - dirà sicuramente cose interessanti e intelligenti.
Adesso c'è Una in studio - non è una giornalista - ma chi è? Ma cosa sto guardando?
Vado a letto.

mercoledì 7 luglio 2010

Mandriva in difficoltà, e rimanda il rilascio di 2010.1

Il logo di Mandriva

Mandriva, una delle "storiche" distribuzioni Linux, famosa per la sua facilità di installazione e utilizzo, sta vivendo un periodo tormentato. Riepilogo rapidamente.

(Triste) storia recente
 
Circa 6 mesi fa la società che cura lo sviluppo della distribuzione, che si chiama Mandriva SA, era in cerca di nuovi finanziatori, senza i quali avrebbe dovuto chiudere bottega.
Il 12 maggio 2010, l'amministratore delegato di Mandriva SA, Arnaud Laprévote, a fronte delle numerose voci che davano la società in fallimento, si sentiva in dovere di rassicurare la comunità sul futuro della distribuzione, direttamente dal Blog di Mandriva.
Il 18 giugno 2010, la Comunità Francese (insieme ad altre) di Mandriva indirizzava una lettera aperta a Mandriva SA, in cui chiedeva un riscontro alle rassicurazioni del suo amministratore
Il  22 giugno 2010, il CEO Arnaud Laprévote annunciava:
"L'azienda ha trovato investitori che hanno deciso di investire nella società, per riportare il gruppo a trovare un equilibrio e buon modello di business. Le preoccupazioni della comunità e degli utenti non hanno più bisogno di essere."
Invece qualche problema deve ancora esserci A parziale conferma, il rinvio del rilascio della versione 2010.1, atteso per giugno e che (alla data in cui scrivo) è stato invece fissato per l'8 luglio.

(Meno triste) storia ancestrale

Mandriva è stata una delle prima distribuzioni che ho usato, si parla di circa 10 anni fa. Al tempo si chiamava Mandrake, è diventata Mandriva nel 2005 dopo la fusione Conectiva, distribuzione brasiliana, anche per metter fine al contenzioso che la vedeva contrapposta al famoso fumetto omonimo.

 
Mandrake, il mago

Mandrake, la distribuzione

Quando era nata nel 1998, era una derivata di Red Hat Linux, a cui aggiungeva KDE e qualche programma suo, tra cui il famoso pannello di controllo. Poi con il tempo, assunse vita propria, discostandosi sempre più dall'illustre genitore.

Mi piaceva perché era facile da installare, aveva un buon riconoscimento dell'hardware ed era molto facile per chi (come il sottoscritto) arrivava da un altro sistema operativo. Poi, mi giunse all'orecchio la storia di un milionario folle che aveva fatto una distribuzione basata su Debian, ma facile da usare.

Mi spiace sapere delle attuali difficoltà, spero che Mandriva SA trovi un modello di business che consenta loro di continuare a sviluppare e supportare la distribuzione. Purtroppo, la quota di mercato di Linux è ancora irrisoria, e la crescita, pur costante nel tempo, è lenta. Forse troppo lenta per supportare gli investimenti fatti finora.


Link:

Articolo su "Linux Journal" sulle difficoltà di Mandriva (in inglese)
Lettera aperta del CEO di Mandriva (dal blog di Mandriva - in francese)
Lettera aperta delle Comunità Mandriva a Mandriva SA (dal sito della Comunità Francese - in francese)
Articolo sul salvataggio di Mandriva (da LeMagIT.fr - in francese)
(Ultima) notizia del rinvio del rilascio di Mandriva 2010.1
Mandriva su Wikipedia
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