mercoledì 26 agosto 2009

Unix compie 40 anni

Genealogia di Unix (fonte: Wikipedia)

Il 1969 è stato proprio un anno formidabile! E' stato un anno ricco di eventi passati alla storia, si va dallo sbarco dell'Uomo sulla Luna alla presa del potere in Libia del Colonnello Gheddafi.

Anche per l'Informatica è un anno importante. Nel 1969 nasce Arpanet, la rete che fu l'antesignana di Internet. Nello stesso anno, nei Bell Laboratories di AT&T nasce Unix.

Unix è il sistema operativo che è stato il padre di molti sistemi operativi attuali: i sistemi BSD (FreeBSD, OpenBSD, NetBSD), SunOS e Solaris di SUN, MacOSX di Apple. In più tutti gli attuali sistemi operativi proprietari "unix" ancora commercializzati di IBM (AIX), HP (HP-UX).

Unix è il sistema operativo a cui si è ispirato Linux Torvalds nel 1991 per lo sviluppo del suo kernel, che sta alla base dell'omonimo sistema operativo, e che passerà alla storia con il nome di Linux. Ma questo la maggior parte di voi lo sa già.

Vedete, non è molto importante il quarantennale in sé. Ma è importante conoscere la storia, perché chi non sa da dove viene, difficilmente può capire dove sta andando. Bisogna quindi riconoscere quindi un doveroso omaggio alle persone che ci hanno preceduto, "le spalle dei giganti", che hanno portato in alto l'informatica. Pionieri come Dennis Ritchie e Ken Thompson, senza dimenticare Brian Kernighan, che hanno costruito le basi di molta parte della moderna informatica.


Link:

1969 su Wikipedia
Unix su Wikipedia
Storia di Unix su Computerworld

lunedì 24 agosto 2009

Come distruggere lo sport più bello del mondo in xx mosse

Ieri, oppure l'altro ieri, o magari venerdì, chi lo sa, è iniziato il Campionato di calcio di Serie A.
Un senso di malinconia e di tristezza si è impossessato del bambino calciatore che mi è rimasto dentro, quello che calcava con risultati pietosi i peggiori campetti di calcio della provincia.

Chissà perché sono triste, poi.
Il Campionato si preannuncia bello e combattuto.
I calciatori sono onesti e sanno giocare senza fare le dive.
Gli allenatori allenano senza sparlare.
La classe arbitrale è rispettata.
La classe dirigente è prestigiosa e autorevole.
I giornalisti riportano con rigore professionale e imparzialità tutte le notizie.

Ma... chissà!

Ecco, potrei immaginare come le cose potrebbero andare, per poi tornare felice nella splendida realtà del calcio italiano. Potrei immaginare di essere un manager, avido di soldi, raccomandato dal potente politico di turno, senza scrupoli, con un bel Nain a foderarmi lo stomaco.

Allora, per distruggere lo sport più bello del mondo, farei così, in ordine sparso:
  • Metterei in piedi il campionato "spezzatino", con partite il venerdì, sabato, domenica e lunedì: l'anticipo, il posticipo, il post-posticipo, il pre-anticipo, l'anticipo per la Coppa, il posticipo per la Nazionale. Nessuno saprebbe bene quando inizia e finisce una giornata di campionato.
  • Riempirei di soldi fin dalla più tenera età tutti i possibili talenti, potenziali talenti, promesse e promesse mancate del calcio italiano. Li corromperei con dio denaro, facendoli sentire arrivati, come se a 21 anni avessero già fatto una carriera ventennale. Li circonderei di veline e procuratori, in modo che si credano dei scesi sulla Terra.
  • Ingaggerei tutti gli stranieri possibili, anche i più sconosciuti, purché in arrivo da qualsiasi altra nazione che non sia Italia, San Marino e Città del Vaticano.
  • Romperei in tutte le maniere possibili tutte le possibili aggregazioni di tifosi, accusandoli delle peggiori disgrazie e catastrofi, vere o presunte.
  • Metterei il cognome di ogni giocatore di calcio, anche l'ultimo panchinaro, sulle casacche della squadra, in modo che il tifoso sia invogliato a comprarsene più di una. Le maglie dei panchinari se le comprerebbero i parenti e gli amici più cari.
  • Cambierei ogni anno le maglie della squadra, ritoccandole leggermente ma significativamente, così che i tifosi siano invogliati a comprarsene almeno una nuova ogni anno.
  • Inventerei ogni anno una seconda maglia ufficiale, del colore più strampalato possibile, senza nessuna attinenza storica e cromatica con la prima maglia ufficiale, così che i tifosi più accaniti e stupidi siano invogliati a comprarsi anche questa.
  • Riempirei tutti i canali pubblici, privati e locali, da Agosto a Giugno di decine trasmissioni uguali, con il solito circo di nani, pagliacci e ballerine.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, inventerei una polemica - o più - ogni settimana, prendendotela a rotazione con: allenatori, calciatori, tifosi, dirigenti, giornalisti.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, colpirei sempre la classe arbitrale, anche senza giustificato motivo, anche per fuorigioco da misurare con il centimetro.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, utilizzerei solo giornalisti consenzienti, rigorosamente tifosi di qualche squadra milanese (TV privata) o romana (TV pubblica). Le altre squadre si arrangino.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, inviterei solo improbabili opinionisti di professione, arroganti, ciarlatani, sboccati e irascibili.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, metterei la ballerina di turno, scosciata quanto basta e anche oltre, tanto il calcio lo guardano solo uomini.
  • Nelle trasmissioni di cui sopra, inserirei pubblicità esplicita e occulta ogni 10 minuti, e farei durare il programma almeno 2 ore, più la gente sta attaccata, più pubblicità ci posso inserire.
  • Metterei sponsor dappertutto: maglie, scarpe, crema spalmabile alla nocciola e grassi idrogenati che mangiano in Nazionale, e acqua minerale che fa fare plin-plin.
  • Venderei a caro prezzo i diritti del calcio in TV, radio, in chiaro o criptato, su satellite o cellulare, spezzettandoli più possibile in modo da ottenere lauti guadagni.
  • Con tutte le partite in TV, gli stadi si svuoterebbero, e obbligherei le società calcistiche a dipendere dalla spartizione dei diritti: in questo modo ce le avrei sempre in pugno, per avere i soldi devono fare quello che voglio io.
  • Farei gestire il tutto ai "soliti noti", gente di comprovata esperienza manageriale nel settore calcistico, che non si capisce bene che lavoro farebbero se mai dovessero lavorare.
  • Considererei il silenzio di chi non vuol prendere parte a questo immenso Giuoco come un atto di implicita ammissione di colpa.
Ah! Adesso che mi sono sfogato, mi sento meglio! Fortuna che non siamo a questo punto, e che mai ci arriveremo!

Adesso vado a vedermi "90° minuto", condotto da un Grande Giornalista, Paolo Valenti, dura mezz'ora, fa vedere tutti i gol della serie A.

Addì, Vicenza, 24 Agosto 1989.


Link:

Sito web dedicato a Paolo Valenti
Paolo Valenti su Wikipedia

martedì 18 agosto 2009

Boom di telefonini in Italia? Ma le utenze telefoniche calano.

Ha fatto un certo scalpore la notizia del boom di vendite di telefoni cellulari in Italia, secondo i dati di Confcommercio, diffusi nella giornata del 17/08/2009.

Quasi che la crisi economica che ha investito il mondo, e l'Italia in particolare, fosse lì per finire.

E che le cose non stiano poi andando così male.

Bisogna però fare molta attenzione, e leggere molto bene gli articoli dei giornali. E leggere tutte le notizie, non solo quelle che fanno comodo.

"Negli ultimi sette anni - spiega lo studio - si registra un vero e proprio boom nell'acquisto di telefonini (+189%)" (tratto da "Repubblica.it")

Attenzione: in 7 anni + 189%. In S-E-T-T-E anni! Quindi il dato comprende anche il periodo prima della crisi economica, che è cominciata a fine 2007.

In più c'è una notizia del 22/07/2009, che è passata sotto silenzio, e che io stesso ho trovato per caso.

"[Nei primi 3 mesi del 2009] secondo un’analisi della società britannica “The Mobile World”, le utenze mobili del nostro paese sono diminuite di 320.000 unità" (tratto da Bitcity.it).

Chi diffonde l'informazione dovrebbe essere responsabile anche della sua completezza, sennò si corre il rischio di manipolarla o mistificarla.


Link:

Notizia del boom su Repubblica
Notizia del boom su RaiNews24
Notizia del boom su IlSole24Ore
Notizia dello "sboom" su Bitcity

domenica 16 agosto 2009

L’Osservatorio Banda Larga presenta il rapporto annuale 2009

Cos’è “L’Osservatorio Banda Larga”

L’Osservatorio Banda Larga è un’iniziativa avviata nel 2002 da un’azienda privata, in condivisione col "Comitato Esecutivo per la Larga Banda" (istituito dal Ministro delle Comunicazioni e dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie), per "realizzare un monitoraggio continuo della disponibilità di infrastrutture e servizi a banda larga nelle varie zone del paese, dei processi di adozione e dei modelli di sviluppo locali."

Iscrivendosi al loro sito, si possono trovare molte notizie utili sulla diffusione della banda larga, tra cui una rassegna stampa quindicinale dedicata alla banda larga in Italia e nel mondo.

Il Rapporto 2009

Nel Giugno scorso, l'Osservatorio ha presentato alla stampa il “Rapporto sulla domanda di connettività e servizi a banda larga nelle famiglie italiane 2009”. Si tratta in pratica del rapporto sull’andamento della diffusione della banda larga tra le famiglie italiane. Il rapporto viene fatto e presentato una volta all’anno, ed è interessante per capire in che modo si sta diffondendo la banda larga in Italia.

Ho chiesto all’Osservatorio di averne una copia del Rapporto, se la ottengo vi potrò dare qualche altro dato. Leggendo il comunicato stampa si possono però già leggere alcune notizie interessanti.

Due fatti positivi

Le famiglie che hanno accesso alla banda larga sono 9,7 milioni, il 39% delle famiglie italiane, in crescita rispetto alle 8,7 milioni (37%) del 2008. Di queste l’82% ha una tariffazione “flat” (80% nel 2008), cioè paga un canone fisso, indipendentemente dal traffico effettuato. Entrambi i dati sono da leggere positivamente.

Un milione di famiglie in un anno è un bel balzo in avanti. In più, si legge dal comunicato stampa, che la crescita continua. Il dato è ancora più positivo se lo si guarda nel contesto di piena crisi economica che stiamo vivendo in questi ultimi anni.

La scelta della banda larga in abbonamento, anziché “a consumo”, è altrettanto positiva, perché significa che le famiglie italiane vedono internet come una risorsa necessaria alla loro vita quotidiana, non soltanto un hobby da pagare quando si usa. E’ pur vero che questa scelta è quasi obbligata: le compagnie telefoniche hanno tariffe a consumo onerose (circa 2 euro all’ora), che rende conveniente la tariffa flat già solo usando internet mezz’ora al giorno.

Due fatti negativi

A bilanciare le buone notizie, quelle cattive.

La prima è che il mercato delle connessioni a internet sta arrivando alla saturazione. La connessione manca “solo” a 1,6 milioni di famiglie che già hanno il PC. Quando anche queste ce l’avranno il mercato sarà praticamente morto.

In più lo sviluppo della banda larga nelle zone dove adesso non arriva è fermo. Lo stanziamento di 800 milioni di euro promessi dal Governo è rimandato di volta in volta. Lo sviluppo della banda larga avviene “a macchia di leopardo”, per iniziative di enti locali o privati (come nel caso di Roma). Ci sono comunque ancora 8,7 milioni di famiglie che vivono in zone dove la banda larga non arriva.

La seconda brutta notizia: ben 12 milioni di famiglie italiane non hanno un PC, e quindi men che meno si sognano una connessione a internet. Un’altra conferma dell’arretratezza tecnologica dell’Italia. Manca la cultura delle tecnologie, e l’abitudine a usarle.

Un ultimo fatto (positivo ?): la via italiana alla banda larga (?)

Ma forse dovrei chiamarla “la speranza italiana”. Se c’è infatti una cosa che le famiglie italiane hanno l’abitudine usare è il telefono cellulare. Stanno aumentando esponenzialmente gli accessi a internet da rete mobile: 1 milione di famiglie italiane la usa esclusivamente per accedere a internet, e 1,5 milioni hanno una connessione a banda larga mobile oltre a quella fissa.

Questa può essere un fattore “anomalo” di sviluppo della banda larga in Italia. Se la banda larga su cavo langue, quella via etere può svilupparsi molto di più, grazie all’abitudine al cellulare. L’accesso a internet potrebbe essere quindi “inconsapevole”: il cliente utilizza servizi (notizie, informazioni sul traffico, giochi, servizi sociali e sanitari) dell’operatore, senza rendersi conto che sta passando su internet. Dall’altra parte, molti operatori (giornali, agenzie di stampa, produttori di giochi, aziende socio-sanitarie, enti locali come comuni e province), cercheranno di canalizzare le loro informazioni su questo vettore, ben sapendo che il telefono cellulare è ormai presente in ogni famiglia. Utopia?

Social network rulez

Infine, un fenomeno sociale interessante è la conferma del boom di Facebook. Nel 2009 il 68% delle famiglie (che accedono a internet) usano FB, in crescita del 357% rispetto al 19% del 2008.

Questo denota un interessante cambio dei costumi. Molti italiani hanno sostituito alcuni mezzi di comunicazione (telefono, cellulare, le stesse mail) con il social network. In parte a rimetterne è potrebbe essere stata anche la TV, grazie alla possibilità di condividere filmati, a dispetto degli enormi investimenti effettuati nel digitale terrestre.


Link:

Comunicato stampa relativo alla presentazione del “Rapporto 2009”
Post precedente: Banda larga a Roma
Post precedente: NON decisione del Governo

sabato 15 agosto 2009

Notte prima degli esami

Sono tranquillo.
Ho fatto quel che dovevo fare.
Stasera, cena frugale per restare leggero leggero.
Domani mattina mi metterò i piombini in tasca per non volare via.
Tanto sarò leggero.
Sono tranquillo.
Ho la coscienza a posto, io.
Poi il risultato non dipende solo da me.
Lo sappiamo tutti come vanno queste cose.
Sono assolutamente tranquillo.
Ma perché fa così caldo stanotte?
"e un pianoforte sulla spalla"
E perché mio viene in mente sempre quella stupida canzone?
Mica gliela posso cantare domani mattina finché sono lì!
Adesso provo con il controllo della respirazione.
I monaci tibetani fanno così.
Si, ma funziona solo in Tibet.
Ancora quella canzone.
"gli esami sono vicini"
Ma è ancora vivo Venditti?
Ha sempre i soliti occhiali?
Andavano di moda negli anni '80.
Poi son passati di moda, per 20 anni abbondanti.
Adesso son tornati di moda.
Ha classe.
Oppure è un maledetto spilorcio.
Ripasso mentale degli ultimi 6 mesi.
Comportamento esemplare.
Nessuno sgarro.
Ok, quasi nessuno sgarro.
Non sono mica un monaco tibetano!
Comunque, ho sempre fatto il mio dovere.
Devo alzarmi a bere, che caldo.
Acqua...
Nelle prigioni vietcong ci sarà sicuramente meno umidità.
Così raccontano.
"notte di polizia"
Pensare che c'è stato un periodo che mi piaceva.
Come cantante, intendo.
Poi, sempre le stesse sonorità.
Che barba!
Quel riverbero da Papa in piazza!
Ok, magari se sto a pancia in su, dissipo meglio il calore.
La superficie esposta è più grande.
Molto meglio.
Potrei dormire sul tappeto.
Troppo duro, mi alzerei più ammaccato di un'auto a Roma (Capoccia).
Va bene.
Va bene.
Va bene bene.
Va bene va bene.
Sto delirando.
Ma sono tranquillo.
"notti di lacrime e preghiere"
Ancora tu.
Ma perché non te ne sei andato in Tibet?
O in una prigione vietnamita?
Magari trovavi nuove ispirazioni.
Magari toglievi quel riverbero.
E cambiavi gli occhiali.
Ma come si fa a dormire con questo caldo?
OK, mi alzo.
Sono le 6.
Arrivo lì un po' prima.
Aspetto fuori.
Ho fatto il mio dovere.
Stavolta andrà bene.
Il colesterolo deve essere tornato nella norma.

domenica 9 agosto 2009

Springsteen Bruce: dove sei?

IMAIE "Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori", è (oppure era) l'ente deputato a riscuotere per conto degli artisti i proventi dei diritti degli artisti stessi, interpreti o esecutori. Per chiarire meglio, l'istituto è (era) deputato alla riscossione dei diritti della "copia privata", cioè la tassa che si paga quando si acquista una cassetta vergine, tassa pagata nella certezza assoluta che la cassetta si usi per duplicare un'originale coperto da diritti d'autore.
Dopo 20 anni di attività, questo istituto si ritrova tra le mani 118 milioni di euro, quasi un Superenalotto, incassati in nome e per conto degli artisti. E' difficile capire di preciso quali attività abbia svolto in tutti questi anni, se ancora nelle sue casse ci sono così tanti soldi.

Andando a spulciare sul loro sito si trovano delle cose un po' bizzarre.

La prima cosa: dal loro sito web lanciano un appello (disperato): stanno cercando artisti sconosciuti ai più come tale Aguilera Cristina, chi l'ha mai sentita?, o gruppi dai nomi ridicoli come Aerosmith, Africa Bambaataa, A-Ha. Capisco come deve essere stato impossibile trovarli!

La seconda cosa: non si riesce ad accedere alla lista degli artisti "ricercati" con nomi che iniziano con le altre lettere dell'alfabeto, dopo la "A". Spulciando su internet, si vede che l'attuale è una pagina HTML, mentre prima esisteva una pagina dinamica ASP, con tanto di ricerca. La pagina non è più accessibile direttamente dal sito, ma con il link (qui sotto) al momento in cui scrivo, ci si può ancora accedere. In questa pagina, si possono trovare altri artisti sconosciuti ai più, che solo il mio raffinato gusto della musica ricercata mi permette di conoscere, come Springsteen Bruce, Jackson Micheal, Sinatra Frank, Ciccone Louise Veronica e Stewart * (gli "Stewart" sono davvero tanti, neanche io li conosco tutti!). Trovo anche un tale "Stills Crosby"! Che casualità: questo qui come nome ha il nome di uno dei componenti del famoso gruppo "Stills Crosby Nash & Young"!

La terza cosa strana: il funzionamento dell'istituto, se leggete l'ottimo articolo di Guido Scorza su Punto Informatico (link qui sotto, per chi vuole approfondire) capirete perché adesso l'IMAIE è giunta al termine dei suoi giorni. La conferma della chiusura dell'ente è arrivata dal Consiglio di Stato il 16 Luglio scorso, dopo che il prefetto di Roma ne aveva disposta la chiusura perché "incapace di raggiungere gli scopi statutari".


Link:

Articolo di Guido Scorza su "Punto Informatico"
Pagina HTML di "Ricerca degli artisti" (versione attuale della ricerca)
Pagina ASP di "Ricerca degli artisti" (versione precedente della ricerca, ancora attiva)

venerdì 7 agosto 2009

L'Università di Verona passa al software libero

Nella mia visione utopistica del mondo universitario, pensavo che già tutte le università del mondo usassero software libero.
Un po' perché tutto il movimento del software libero è nato nelle università, o negli immediati dintorni.
Un po' perché l'ambiente accademico è tipicamente molto più aperto alle innovazioni e alle nuove esperienze, rispetto all'ambiente lavorativo.
Un po' perché le università si trovano sempre a fare i conti con i pochi soldi a disposizione, specie quelle italiane.
E soprattutto perché all'università io non ci sono mai andato!

Ebbene non è così. Ci sono ancora università che non usano Linux. Dai giorni scorsi una in meno.

Con l'"Atto di indirizzo sull’uso dell’Open Source in Ateneo", documento che in parte ricorda toni e termini tipici del Komintern (che si rifà a sua volta alla miglior burocratese italiano), l'Università di Verona si è data un piano, suddiviso in fasi diverse, per passare al software libero per i suoi computer e ai formati liberi per i suoi documenti. In particolare:
  • Prima fase: entro fine 2008 (il documento è stato emanato il 23 ottobre 2008), si prevede di identificare i prodotti software necessari all'Università, con occhio di riguardo per il software libero. Successivamente, si provvede all'adozione di solo software libero, con eccezioni che devono essere documentate e giustificate dalla mancanza di alternative.
  • Seconda fase: dal 1 gennaio 2010, l'Ateneo prevede di usare solo formati aperti per tutti i suoi documenti scambiati all'interno dell'università. Con l'esterno si potranno usare formati proprietari, se necessario (ad esempio: il ricevente accetta solo quel particolare formato chiuso).
  • Terza fase: dal 1 gennaio 2011, tutte le postazioni dell'università dovranno usare solo sistema operativo open source, a meno di particolari e giustificate esigenze, bla bla bla...
L'ulteriore buona notizia è che le distribuzioni "standard" adottate sono in primis quelle della famiglia Ubuntu: Ubuntu (appunto), Kubuntu e Xubuntu.

Un esempio da seguire per tutte le altre università italiane, che, mi dicono essere ancora ancorate al Sistema Operativo Proprietario Unico.


Link:

Notizia del passaggio su Punto-Informatico
Notizia del passaggio sul sito dell'Università di Verona
Atto di indirizzo sull’uso dell’Open Source in Ateneo

mercoledì 5 agosto 2009

Banda larga: Roma fa le cose in grande. L'Italia non fa neanche quelle in piccolo.

Roma caput mundi (digitali)

In questi giorni è stato presentato a Roma il progetto "Roma Città Digitale", che prevede un investimento di 600 milioni di euro, interamente finanziato da privati (per la maggior parte da Telecom Italia). Il piano prevede che, entro il 2014, la città avrà una rete di nuova generazione (NGN2) in fibra ottica fino a 100 Mbit/s. Sarà anche migliorata la rete mobile con una velocità fino a 28 Mbit/s.

"Con la nuova rete i servizi 'ultra-broadband' a 100 Mbit/s saranno portati a un milione di clienti; l'ADSL a 7 Mbit/s sarà garantita in tutte le aree del Comune; saranno ampliati i servizi Broadband Mobile a 14,4 Mbit/s e, in prospettiva, a 28 Mbit/s."

Sulla nuova rete passeranno sistemi per la gestione della sicurezza (videosorveglianza), applicazioni a supporto della mobilità e del turismo ("sistemi ITS" - sistemi di trasporto intelligente, una serie di sistemi che consente di gestire il traffico e informare gli automobilisti in tempo reale), nuovi servizi per le imprese (gestione digitalizzata della documentazione, e-learning, videolavoro e videoconferencing) e per i cittadini (sviluppo dell'e-government della P.A., teleassistenza e telemedicina). Insomma tutti i servizi che un solo una banda larga così riesce a supportare.

Il progetto è senza dubbio ambizioso, e punta a far diventare Roma la Capitale Europea (o una delle capitali) della banda larga.

A Roma insomma si pensa in Grande. Ma solo per Roma.

In Italia, invece

Il resto dell'Italia è al palo. I finanziamenti pubblici per lo sviluppo della banda larga non si vedono da nessuna parte. Dopo che il Governo aveva NON deciso a Giugno sullo sviluppo della banda larga in Italia, la palla era passata al CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Il CIPE - per intenderci lo stesso che ha appena deciso di erogare 4 miliardi di euro alla regione Sicilia (non so bene per cosa) - dopo 2 mesi non ha ancora stabilito come e quando erogare gli 800 milioni di euro da destinare allo sviluppo della banda larga. Dopo i proclami trionfali, il nulla.

Mentre, inesorabilmente, nani e ballerine digitali televisivi, stanno invadendo l'Italia, l'ADSL resta un sogno per il 14% degli italiani. 8.400.000 italiani che non possono avere a casa l'ADSL. In pratica, 8 milioni e rotti di italiani tagliati fuori dalla rete.

Notizia di oggi: secondo un rapporto della Commissione Europea, l'Italia è al quart'ultimo posto in Europa (peggio solo Grecia, Romani e Bulgaria) per l'utilizzo della banda larga.

La cosa triste è che questo rapporto parla di come l'economia digitale possa fare uscire l'Europa dalla crisi economica. Il commissario Viviane Reding scrive che "[l'economia digitale] offre un ampio potenziale per generare forti entrate in tutti i settori, ma per trasformare questa situazione favorevole in crescita sostenibile e nuovi posti di lavoro i governi devono prendere l’iniziativa e adottare politiche coordinate per eliminare le barriere che ostacolano i nuovi servizi".

Se servono ben 600 milioni per cablare solo Roma, è chiaro che con 800 milioni non si riuscirebbe a far fare all'Italia quel salto necessario per stare alla pari degli altri paesi europei. Però sarebbe un segnale di volontà politica. Segnale e volontà sono attualmente assenti, né si intravede nel futuro un cambio di rotta.

Invece ben attivo è il caratteristico "fai da te" italiano, con Comuni, Province e Regioni che in maniera disomogenea, senza nessuna sinergia, accavallandosi, superandosi e sprecando tempo e soldi si arrangiano, ognuno con i propri mezzi per diffondere la banda larga nel proprio territorio di competenza.

La mia personale speranza rimane nei telefoni cellulari, che in Italia sono molto (troppo?) diffusi, ma sono anche sempre più predisposti per l'accesso alla rete, e che quindi potrebbero diventare la base infrastrutturale della banda larga all'italiana.


Link:

Notizia del progetto "Roma Città Digitale" su APcom
Notizia della "sparizione" degli 800 milioni su ASCA
Notizia del fondo classifica in Europa
Il rapporto della Commissione UE
Il mio precedente post sulla "non decisione" (odio sentire la mia coscienza dirmi "avevi ragione!")

lunedì 3 agosto 2009

Full Circle Magazine ha bisogno di te

Full Circle Magazine è la rivista ufficiosa del mondo Ubuntero. Non ha infatti il riconoscimento ufficiale di Canonical, ma ha il riconoscimento ufficiale di tutte le persone che usano Ubuntu, ed è regolarmente tradotta in italiano da un Gruppo della Comunità Italiana Ubuntu.

Purtroppo, dopo più di due anni di attività, stanno finendo tutti gli articoli raccolti dai contributi volontari. Il creatore, redattore & editore Ronnie Tucker ha lanciato un "grido di aiuto" per riuscire a mantenere in vita la rivista.

Servono articoli.

Servono subito.

Chiunque abbia idee su nuovi articoli da inserire sul prossimo numero della rivista è vivamente invitato a farsi avanti. I requisiti minimi sono semplici: una buona idea e un minimo di conoscenza dell'inglese. Il Team di FCM comunque, se serve, può dare un aiuto nella stesura dell'articolo e nella sistemazione degli errori di traduzione all'inglese. Qui sotto trovate il link alla pagina del wiki dedicata al progetto, con tutte le istruzioni su come partecipare.

Chi può aiutare?


Link:

Come contribuire a Full Circle Magazine (in inglese)
#24 di Full Circle Magazine (in italiano)

Passante di Mestre: ingorgo

Sabato scorso, primo giorno del grande esodo, primo grande ingorgo 30 km e passa di coda. Stavolta sul nuovo passante di Mestre.

Lasciamo perdere le strumentalizzazione dei politici, alla disperata ricerca di qualcosa di cui parlare. Da una parte, serviva un diversivo per sviare l'attenzione pubblica da altre tristi vicende. Anzi "allegre vicende" visto lo spessore di uomini e donne coinvolti. Dall'altra parte non si poteva lasciar passare questa occasione per attaccare l'avversario, vista la totale incapacità di costruire qualcosa di concreto.

Vorrei scrivere 2 righe invece su chi era intrappolato tra le lamiere roventi del primo sabato di esodo.

OK, leviamo dal conto chi quella strada è costretto a farla per motivi di lavoro, per urgenti motivi familiari, o per impellenti necessità fisiologiche.

Mi pare comunque quantomeno strano che ci sia ancora gente che si butta sulle strade nonostante che da tempo su tutti i mezzi di informazione (radio, TV, giornali, Internet, piccione viaggiatore) si segnalasse che sabato 1 agosto 2009 fosse una giornata "da bollino rosso". Che sia la "sindrome del pecorone", tanto cara agli italioti?
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