giovedì 27 agosto 2015

La migrazione del Comune di Pesaro a Office e la gabbia dorata


Nel mio precedente post, parlavo del report segreto alla base della migrazione del Comune di Pesaro da OpenOffice a Office. Il report, chiesto a gran voce da più parti, è rimasto nel cassetto per più di due mesi.

Il sottoscritto poi è stato particolarmente sfortunato visto che, come per magia, il report è apparso sul sito web di Osservatorio Netics, il giorno dopo la pubblicazione del mio post. Onore al merito a chi ha avuto il coraggio di pubblicarlo.

Tralascio l'analisi dettagliata del documento, anche perché impossibile fare meglio di quanto già scritto dalla brava +sonia montegiove dalle colonne di Techeconomy, e faccio un paio di considerazioni.
La prima considerazione è che questa storia dimostra come la formazione sia il fattore principale di successo nella migrazione da una piattaforma software a un'altra. Sicuramente il personale del Comune di Pesaro è stato formato poco o male a OpenOffice, tanto da giustificare "un notevole aumento, almeno nella fase iniziale, delle richieste di help-desk." Cambiare gli strumenti senza cambiare le persone denota una certa superficialità.
A questo si aggiunga una naturale resistenza al cambiamento e ci si garantisce il fallimento.

La seconda considerazione riguarda i costi di "conversione dei file".

Nella migrazione prima migrazione a OpenOffice erano stati di 210.000 €, costituendo quasi il 70% dei costi. Nella seconda migrazione i costi sono 140.000 €, il 60% dei costi. Nel caso il Comune fosse passato a LibreOffice, sicuramente avrebbe evitato i costi della seconda migrazione.

Mi fa particolarmente impressione pensare che questi, entrambi, sono costi di vendor lock-in, costi legati al volersi affidare a un fornitore che farà di tutto per appropriarsi - e tenersi ben stretta - l'esclusiva dei dati del cliente.

Il Comune di Pesaro ha scelto una soluzione che promette di essere all'avanguardia nella P.A., a me sembra invece voglia chiudersi in una gabbia dorata. Lasciando le chiavi in mano a Microsoft.

(foto di RecycledStarDust su Flickr)

domenica 23 agosto 2015

Il Comune di Pesaro torna a Office sulla base di un report. Segreto.


AGGIORNAMENTO: Paolo Colli Franzone di Netics mi avvisa che il report è ora disponibile. Seguiranno ulteriori considerazioni... :-)

E' notizia di queste settimane il ritorno del Comune di Pesaro a Microsoft Office, dopo che l'amministrazione precedente aveva adottato OpenOffice, suite per l'ufficio libera e gratuita. La prima cosa sorprendente nel passaggio è senza dubbio il millantato risparmio nell'utilizzo della piattaforma proprietaria.

Questa scelta è controcorrente rispetto a molte altre amministrazioni che hanno scelto soluzioni open source, come Monaco di Baviera. Le domande poste da più parti: "perché non passare a LibreOffice?" o "è stata fatta la valutazione comparativa richiesta da AgiD?" (vedi qui e anche qui), sono - finora - cadute nel vuoto.

Facciamo che il silenzio conti come risposta.

La cosa che più mi lascia perplesso è che il rapporto (white paper) con cui si giustifica il passaggio è segreto. Più segreto della ricetta della Coca Cola. Almeno ai comuni mortali (sembra che qualche giornalista l'abbia letto).

Andando più a fondo si capisce perché di tanto riserbo: il rapporto è stato redatto da Netics Observatory e Microsoft stessa. Il fatto che un'azienda (Microsoft) partecipi alla redazione di un rapporto che esalta i vantaggi di un proprio prodotto (Office) fa dubitare pesantemente sull'obiettività dello stesso.

Il pomposo titolo del white paper "Cooperare e Collaborare nella PA: il Cloud abilitatore del cambiamento e del risparmio. L’esperienza del Comune di Pesaro" è largamente compensato dalla sua totale inconsistenza. Pur facendone riferimento non è stato pubblicato (ad oggi), e si conoscono solo alcuni stralci, (estratti ad arte?), in cui si glorifica la soluzione proprietaria.

Sono sicuro che tutti gli amministratori coinvolti abbiano agito al meglio delle loro possibilità e conoscenze, ma perché non imporre la pubblicazione del white paper?

Molto sobriamente, Paolo Vecchi su Tech Economy ha fatto i conti in tasca sul risparmio del Comune di Pesaro, traendone tutt'altre conclusioni (vedi qui sotto, per esempio).

(Confronto economico Office365 – LibreOffice - fonte)

Ho il timore che alla base di tanta segretezza ci siano degli NDA - mi domando quanto siano compatibili con quanto previsto dalla Pubblica Amministrazione trasparente.

Alle domande di cui sopra poi, me ne vengono delle altre, tipo: in Italia, nel recente passato c'è stata la virtuosa esperienza di LibreUmbria, progetto della Regione Umbra per l'adozione di LibreOffice nella Pubblica Amministrazione della regione. Mi domando perché ignorare esempi positivi? Perché soccombere ancora al colonialismo informatico?

Sono fiducioso che tutte queste domande troveranno una qualche risposta.
Prima o poi.

venerdì 14 agosto 2015

Un Ubuntu Phone per Aishwarya


C'è stato un periodo nella mia vita nel quale Bollywood ha destato un discreto interesse da parte del sottoscritto. Quel periodo aveva come comune denominatore la signora che vedete in foto, l'attrice  ex-Miss Mondo Aishwarya Rai (Namasté!). Periodo interessante, che mi ha fatto capire perché nei film indiani non si baciano mai (MAI!).

A proposito di India: come avevo annunciato nel post in cui svelavo i piani di Canonical per la conquista del mondo, entro un paio di settimane Ubuntu Phone sarà ufficialmente in vendita anche in India, il mercato con la più veloce crescita nella vendita di smartphone.

Un mercato a parte


Le novità di questo sbarco sono parecchie, a cominciare dai modelli in vendita, che saranno i già noti BQ Aquaris E4.5 e E5 HD, però in una nuova variante nera. 

Su questi dispositivi, Ubuntu Phone avrà dei contenuti personalizzati, in particolare uno store specializzato, con il nuovo Scope Bollywood e le news dei quotidiani Times Of India e NDTV. Altri contenuti dedicati saranno disponibili nei prossimi, mesi e miglioreranno ulteriormente lo scope Nearby.

Altra novità è la partnership con Snapdeal, il più grosso rivenditore online indiano, su cui saranno in vendita i telefonini BQ - a differenze dell'Europa, dove BQ si occupa direttamente anche della vendita e distribuzione. Partirà a breve una campagna di marketing curata localmente da Snapdeal, e internazionalmente da BQ e Canonical

In più, qualche settimana dopo il lancio, sarà aperto su Snapdeal uno speciale Ubuntu Store, in cui saranno in vendita anche altri prodotti Ubuntu.

BQ in tutto il mondo, ma...


Con l'apertura al mercato indiano, BQ rende disponibili i propri smartphone in tutto il mondo, Americhe comprese. Gli appassionati ubunteri d'oltreoceano dovranno però tenere conto che i telefonini BQ funzioneranno solo con rete 2G: negli USA infatti le frequenze 3G sono diverse da quelle europee, e quindi sarà praticamente impossibile vedere un video su Youtube da rete mobile - nessun problema invece per il wi-fi.

Per gli USA, meglio attendere l'arrivo di modelli di altri produttori, che - stando alle voci - dovrebbero essere svelati a breve.

Intanto, lo sviluppo di Ubuntu Phone prosegue a ritmo serrato: nuovi strumenti per gli sviluppatori, nuove funzioni, integrazione con i social network, miglioramenti nelle prestazioni e molto altro, di cui vi parlerò quando se ne vedranno i risultati pratici. Intanto, via veloci verso l'obiettivo della convergenza.

Aishwarya, mi trovi su Telegram, ci sentiamo lì! :-)

mercoledì 12 agosto 2015

L'ingrato compito del corretto di bozze 2.0


Mi capita di trovare errori e refusi negli articoli che leggo, e mi sembra cosa buona e giusta segnalarli, come nel caso qui sopra. Purtroppo l'autore dell'articolo la pensa in modo diverso - fortuna che poi l'articolo è stato aggiustato.

domenica 9 agosto 2015

Recensione di "Dove nascono le grandi idee" di Steven Johnson

Ho smesso di pubblicare sul bog le recensioni dei libri che leggo, perché ho un profilo su anobii (e anche su Goodreads!). Ma questa è un'eccezione che vale la pena fare, perché il libro è ricco di spunti interessanti e vicino alla cultura libera.


Una certa cultura delle invenzioni ci spinge a immaginare genii assoluti rinchiusi nella penombra della loro stanzina a studiare per anni, fino alla scoperta - o invenzione rivoluzionaria. Un altro immaginario ci mostra gli inventori baciati dalla fortuna per una serie incredibili di circostanze, che trovano la soluzione che cambia la nostra vita, e anche la loro, specie dal punto di vista economico.
Niente è più lontano della realtà dell'innovazione e delle scoperte, specie quelle contemporanee. L'autore ripercorre l'epopea dei genii e inventori del passato (Darwin, Gutemberg), spiegando come l'innovazione passa per una serie di meccanismi hanno da sempre accompagnato l'Umanità e che ai giorni sono sempre più necessari per il Progresso comune. Per esempio, l'adiacente possibile: da una stanza si può passare solo alla successiva. Oppure la sorprendente “exattazione”: l'utilizzo di esperienze e invenzioni note da tempo per creare una nuova invenzione in un campo completamente diverso.
Senza voler rivelare il finale, anticipo solo che la filosofia open source e in genere la cultura libera sono molto vicine alle conclusioni dell'autore.

Libro leggevole e scorrevole, che si legge come un romanzo, ma ricchissimo di spunti interessanti, da leggere.
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