domenica 14 giugno 2009

Banda larga: il Governo ha NON DECISO cosa fare

La scorsa settimana, martedì 9 Giungo, mentre tutta la politica italiana era impegnata in un divertente e assurdo balletto tra avvicinamenti e repentini allontanamenti dal Colonnello, il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, insieme a Francesco Caio, il "super consulente" del Governo per la banda larga, hanno illustrato alla commissione Trasporti della Camera il piano italiano di sviluppo della banda larga.
Mi spiace ripetermi, ma dopo ben 3 mesi di sonno, in cui non si è capito bene cosa è stato fatto, adesso non si è capito bene cosa hanno (o non) hanno deciso di fare. Mi spiego meglio.

Le 3 opzioni

Sul tavolo, come da "Piano Caio", c'erano 3 proposte:
  • Leadership europea: un piano ambizioso (e costoso) per portare l'Italia nell'elite della banda larga, il "G8 della broadband", 10 miliardi di euro di investimenti in 5 anni per collegare in fibra ottica 10 milioni di famiglie italiane;
  • Per non arretrare in Europa: un piano per rimanere al livello medio europeo, con investimenti per 5,4 miliardi di euro in 4 anni, per collegare in fibra ottica 4 milioni di famiglie
  • Flessibilità sul territorio: piano per riuscire a far convergere investimento pubblico e privato in una rete mista a fibra e rame (questa opzione sembra buttata lì come scappatoia se non si vuol investire)

"La quarta che hai detto!"

E' successo che il Governo, non ha scelto ufficialmente nessuna delle 3 proposte, e ha propagandato una non scelta del tipo "1,47 miliardi di euro per la banda larga in Italia". In realtà se si guarda un po' da dove arrivano questi soldi, ci sono:
  • 800 milioni di euro già stanziati in precedenza (ora all'esame del CIPE, per verificare se c'è la copertura finanziaria)
  • 264 milioni dai fondi strutturali europei F.A.S. (Fondi Aree Sottoutilizzate)
  • 188 milioni, di cui metà da altri fondi strutturali europei
  • 210 milioni dai privati (e questa fa proprio ridere, il Governo si vende il .... degli altri!)
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Tra le 3 opzioni indicate da Caio, si è scelta la quarta, che già qualcuno chiama il "Piano Romani". Se fossi nei suoi panni, non ne sarei molto orgoglioso.

Super-Caio criptonizzato

Lo stesso super consulente, Francesco Caio, imbrigliato nel suo ruolo, non ha potuto dire di più che "Non penso che Telecom Italia accelererà gli investimenti. E nessun altro gestore penso accelererà gli investimenti in fibra".

Ricordiamo infatti che Telecom Italia ha un debito pauroso (mi pare adesso sia arrivato a 44 miliardi di euro), dovuto alla gestione (non so come altro definirla) avidamente a breve termine dei manager che nel tempo si sono passati il controllo dell'azienda dal momento della sua privatizzazione. Adesso poi il controllo di Telecom Italia è detenuto da Telefonica, azienda telefonica spagnola, che forse non ha molto a cuore il destino dell'Italia. Almeno, non quanto ha a cuore il destino del proprio portafoglio.

La cifra che il Governo vorrebbe mettere in campo è distante anni luce dai 10-15 miliardi che servirebbero per portare l'Italia tra i leader della banda larga. Con quella cifra, probabilmente, se davvero verrà scucita, riuscirà appena a tenerla a galla.


Link:

Mio post precedente
Il "Piano Caio" su wikileaks
Notizia dell'incontro su "Il Sole 24 ore"
Notizia dell'incontro su "Reuters"
Dichiarazione di Francesco Caio su "Reuters"

2 commenti:

Peppermint ha detto...

Riguardo la Telecom ti sei risposto da solo.
Se penso a com'era prima di Colannino mi viene male, mago della finanza è riuscito a comprarla con i soldi della stessa Telecom... e questi sono i risultati.
Colannino, sì, lo stesso dell'Alitalia o sarebbe meglio chiamarla Alitaglia visto che è destinata a finire a pezzettini...
Perdona lo sfogo..
Pino aka Peppermint
ex Telecom

Dario Cavedon ha detto...

@ Peppermint

Colaninno e il suo successore hanno "svuotato" Telecom Italia, sia dal punto finanziario che patrimoniale.

Con questo passato, è facile prevedere il futuro: Colaninno s'è comprato Alitalia con i soldi delle banche. Fra un paio di anni, dopo aver presto stipendio e (magari) utili da favola, venderà tutto a Air France, per ripagare le banche.

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