venerdì 21 maggio 2010

La privacy su Facebook e le possibili (?) alternative


"Diaspora" è una parola di origine greca che indica quando un popolo è costretto ad abbandonare la propria terra di origine, disperdendosi in varie parti del mondo.

"Diaspora", forse, tra qualche mese, indicherà anche un nuovo software di social networking, alternativo a Facebook. Ma andiamo con ordine.

Il problema della privacy su FB

Per quei 4 eremiti che ancora non sanno cos'è: Facebook è un sito di "social networking", che permette ad amici e conoscenti di caricare e condividere informazioni personali, foto, video, link, testi e quant'altro. L'utente può scegliere nel proprio profilo a chi far vedere questi dati.
In cambio di questo, Facebook si prende la libertà di usare i dati degli utenti per:
  1. mandare pubblicità mirata
  2. rivendere i dati (aggregati) di gusti e preferenze degli utenti ad agenzie pubblicitari
  3. segnalare possibili terroristi a CIA, FBI e grossisti di armi
il punto 3. è uno scherzo, ma forse fa parte del punto 2.!!! :-)

Facebook, nel corso degli anni, ha cambiato varie volte i criteri con cui i questi dati sono visibili su Internet, aprendo progressivamente le maglie, e rendendo gli stessi sempre più palesi. Di fatto, si è passati da una rigorosa tutela della privacy degli utenti, a una rigorosa tutela degli interessi commerciali di Facebook.

L'evoluzione della privacy su Facebook

Per capire meglio l'evoluzione questa evoluzione, è illuminante il post "The Evolution of Privacy on Facebook" di Matt Mckeon, e i grafici relativi.
I grafici mettono al centro l'utente FB (you), e dividono la torta in varie fette, ognuna delle quali rappresenta un dato (nome, foto, sesso, compleanno, ...) dell'utente stesso. Se l'area è blu, vuol dire che il dato è visibile, se è bianca no. Si è passati da questa situazione del 2005:

 (fonte: http://mattmckeon.com/facebook-privacy/)

a questa situazione nel maggio 2010:

(fonte: http://mattmckeon.com/facebook-privacy/)

Come si può vedere, molti dei dati un tempo erano riservati, sono adesso a disposizione di molti (se non tutti). In più, c'è da aggiungere il fatto che nessuno sa di preciso dove siano questi dati, dal momento che i server di Facebook sono sparsi in mezzo mondo. A questo problema, si somma infine il fatto che, una volta caricati, i dati su FB non sono mai completamente cancellati, ma diventano solo "invisibili". "Invisibili" tra virgolette, perché qualcuno è già riuscito a trovare il modo di vederli comunque.

La protesta: Quit Facebook Day

Sono nate parecchie proteste contro Facebook e questa "politica permissiva" nella privacy. La più clamorosa è il "Quit Facebook Day" (giorno di uscita da Facebook), fissato per il 31 Maggio 2010, una specie di "Giorno Del Giudizio", in cui un bel numero di utenti di FB abbandonerà contemporaneamente il sito. Al momento in cui scrivo, l'iniziativa è arrivata a 12.000 utenti, ma è probabile che per quel giorno saranno molti di più. Ma sempre pochi, rispetto ai 400.000.000 utenti iscritti a Facebook.

La proposta: Diaspora

Maxwell, Daniel, Raphael e Ilya, del progetto Diaspora

Invece di abbandonare in massa Facebook, 4 studenti di New York stanno sviluppando una piattaforma alternativa, che consenta agli iscritti il totale controllo dei propri dati e della propria privacy. Dal punto di vista tecnico, si tratta di decentralizzare i dati degli utenti iscritti a questo nuovo social network, e lasciarli sotto stretto controllo dei legittimi proprietari. Il tutto, chiuso a chiave con solido lucchetto crittografico GPG.








Come ciliegina sulla torta, una volta sviluppato, il codice di Diaspora sarà rilasciato sotto licenza libera AGPL. I 4 studenti si sono presi tutta l'estate per sviluppare Diaspora, e un bel finanziamento di 177.000 dollari da 4700 donatori.

Possiamo solo augurare buon lavoro ai quattro baldi giovani, e trovarci dopo l'estate per vedere come sarà andata a finire questa storia.

Link:

L'evoluzione della privacy su Facebook di Matt Mckeon
Il sito "Quit Facebook Day"
Articolo sulle alternative a Facebook (da LaStampa.it)

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