lunedì 30 aprile 2018

Basta calcio


"Il bello della sconfitta sta innanzitutto nel saperla accettare. Non sempre è la conseguenza di un demerito. A volte sono stati più bravi gli altri. Più sei disposto a riconoscerlo, quando è vero, quando non stai cercando di costruirti un alibi, più aumentano le possibilità di superarla. Anche di ribaltarla. La sconfitta va vissuta come una pedana di lancio: è così nella vita di tutti i giorni, così deve essere nello sport. Sbaglia chi la interpreta come uno stop nella corsa verso il traguardo: bisogna sforzarsi di trasformarla in un riaccumulo di energie, prima psichiche, nervose, e poi fisiche." (Enzo Bearzot)
Quando ero giovane, molto giovane, giocavo a calcio. Tutti i bambini giocavano a calcio. Era lo sport preferito, anzi, era il passatempo preferito dei bambini. In estate si stava praticamente tutto il giorno sul campetto vicino a casa, a tirare calci al pallone. Quando non eravamo al campetto, eravamo sul cortile di casa, sempre a tirare calci al pallone. Io ero universalmente considerato scarso - forse il più scarso. Giocavo in difesa, ma spesso finivo a giocare in porta, dove nessuno voleva mai stare.

Fatalmente, ogni tanto si rompeva qualche vetro: è incredibile quanto facilmente si possa rompere un vetro, pur tirando pianissimo il pallone. Mamma si "vendicava" a modo suo: il giardino limitrofo al cortile era cosparso di rose con spine così appuntite da bucare anche il miglior pallone di cuoio. 
Si può dire che la mia infanzia sia trascorsa così, tra vetri rotti, palloni bucati e jeans rovinati dalle scivolate sull'erba. Altri tempi.

Non lo so come sia finito il calcio al suo attuale livello, qualche anno fa ne descrissi alcune disgrazie, alcune sono ancora attuali, altre sono addirittura peggiorate. Ricordo anche un tentativo di Roberto Baggio di cambiare direzione, finito nel nulla. Adesso però basta.

Nel mio immaginario romantico, i principali sentimenti che accompagnano lo sport sono il divertimento, lo spirito olimpico di partecipazione, l'agonismo positivo che insegna a migliorare e superare i propri limiti. Potrò anche sbagliarmi, ma vedo poco di tutto questo nel calcio italiano.

Gioire delle sconfitte altrui, augurare il peggio all'avversario, vedere solo le colpe altrui, immaginare complotti a favore di questa o quella squadra, rende persone tristi e astiose. Rende le persone peggiori, e (esagero) il anche il mondo un po' peggio di quello che era prima.

Preferisco spendere le mie poche energie per costruire un mondo - quel poco che mi circonda - un po' migliore di quello che ho trovato.

(Nella foto: Bearzot gioca a scopone al ritorno dai vittoriosi mondiali di Spagna 1982, in coppia con Causio e contro Zoff e il presidente Pertini).


domenica 22 aprile 2018

UbuCon Europe 2018, ci vediamo a Xixòn?

 

La prossima settimana parteciperò a UbuCon Europe 2018, a Xixòn (Gijon), nelle Asturie, in Spagna.

UbuCon Europe


UbuCon Europe è l'appuntamento europeo di sviluppatori e utenti di Ubuntu (e non solo). È l'evento che ha sostituito gli Ubuntu Developer Summit, organizzati da Canonical.
UbuCon è un'opportunità unica per incontrare di persona le tantissime persone che in un modo o nell'altro partecipano allo sviluppo e al supporto di Ubuntu. Ricordo che Ubuntu (anche se fondata dal benemerito dittatore Sudafricano Mark Shuttleworth) è un progetto nato in Europa (la Gran Bretagna ne fa ancora parte, almeno geograficamente ;-) ), e in Europa le comunità di volontari ubunteri sono particolarmente attive.

Per me sarà l'occasione di rivedere alcuni amici che hanno partecipato all'avventura degli Ubuntu Phone Insiders, e conoscere di persona molte delle persone che ho solo visto o letto su Internet. È sempre un'esperienza piacevole parlare a quattrocchi con chi si è abituati a leggere sulle mail o sui blog, perché il contatto umano e l'esperienza diretta valgono più di un milione di parole.

L'evento si tiene a Xixòn (Gijon in spagnolo), che è la città di Marcos Costales, contact della Comunità Spagnola di Ubuntu, e a cui si deve l'organizzazione di questa edizione di UbuCon Europe. Marcos, che conosco dai tempi degli Insiders, è una delle persone più attive nell'ambito di Ubuntu, e anche sviluppatore di uno dei più bei programmi per Ubuntu Phone: uNav. Devo proprio a Marcos la mia partecipazione: è stato lui che mi ha spinto a lasciare la mia pigrizia sul divano e prenotare il volo per Oviedo.

La scaletta dell'evento è molto ricca: nel momento migliore (o peggiore, visto che il sottoscritto non è dato il dono dell'ubuquità) ci sono ben quattro talk diversi contemporaneamente. Per me sarà un problema decidere quale seguire, sono così tante le cose da sapere e imparare! Alla fine credo mi dovrò focalizzare sugli argomenti che già seguo (poco) nell'ambito della comunità, evitando di impelagarmi in altri nuovi progetti.

Il mio intervento


Il mio talk sarà sabato mattina, e parlerò di "Social Media for Open Source Communities". Dello stesso argomento ho parlato (slide su Slideshare) anche al recente MERGE-it 2018, ma questo talk sarà più ampio, perché parlerò anche di strategie per i social media. Ma soprattutto sarà il mio primo talk in inglese: Sant'Aldo Biscardi, protettore degli Italiani che parlano male inglese, aiutami tu!

Per me si tratta di una bella sfida, spero di riuscire a non dire troppe cavolate, ma del resto l'argomento social è decisamente sottovalutato in molte comunità, quando invece il contatto diretto che consentono i canali sociali è importantissimo sia in fase di promozione, che per il supporto ai propri "clienti".

Resoconto e live tweeting


I talk e i workshop si sviluppano da venerdì 26 a domenica 28 Aprile, io cercherò di presenziare a quanti più possibile... ma non più di uno alla volta! Purtroppo non è previsto un web streaming, e neanche riprese video dei talk (anche se ho proposto a Marcos una soluzione che forse permetterà di coprire una parte dei talk).

Vi darò un resoconto dell'evento su questo blog, ma soprattutto seguirò l'evento anche con un live tweeting su Twitter, quindi seguitemi lì per essere aggiornati in tempo reale! :-)

Si tratta della mia prima volta a un evento internazionale dedicato al mondo FLOSS, e davvero non vedo l'ora!

venerdì 6 aprile 2018

MERGE-it 2018, com’è andato il primo incontro delle Comunità Open

Sabato 24 marzo si è svolto a Torino il primo MERGE-it, il primo incontro delle Comunità italiane che si dedicano all’Open Source, Open Data e Open Culture. Le comunità presenti erano praticamente tutte (quelle che conosco): ubuntu-it, Debian, LibreItalia (LibreOffice), Mozilla Italia, Wikimedia (Wikipedia), OpenStreetMap, GFOSS.it, Spaghetti Open Data e ovviamente ILS, organizzatore dell’evento.
L’evento si è svolto presso la Corte Interrata del Politecnico di Torino, una gran bella location, con una serie di aule disposte sui due lati di uno spazio verde, nelle quali ogni comunità ha trovato il proprio spazio.


Accoglienza 


Per l’accoglienza, c’era un banchetto all’entrata, non era richiesta la registrazione, ma si potevano acquistare le magliette e gadget dell’evento. Ubuntu-it era in un'aula assieme ai cugini di Debian Italia, che ormai conosciamo da anni, condividendo molto di più che pacchetti “.deb”.

Il programma della giornata 

In ogni aula si svolgevano talk delle comunità, e alcune avevano colto l’occasione per fare la propria assemblea oppure discutere delle prossime azioni tutti assieme.

Nella sala ubuntu-it, i lavori sono iniziati con un fuori programma: la presentazione delle “vending machine” utilizzate dalla Regione Lombardia per il referendum sull’autonomia, e donate poi alle scuole Lombarde. La particolarità di questi computer consiste nel fatto che montano il Ubuntu, e sono un ottimo metodo perché l’open source entri nei cuori dei professori. Ci riusciremo solo se li sapremo accompagnare nel percorso di apprendimento.

Per quanto più attinente alla comunità ubuntu-it, la relazione di Mattia Rizzolo sui lavori del Consiglio della Comunità è stata l’occasione per fare un checkup sullo stato di salute della comunità, che ha visto negli ultimi anni il diradarsi di contributi e membri. L’idea comune emersa è quella di restringere il campo d’azione, abbandonando i progetti che non riusciamo più a seguire, e concentrandoci su quello che si può fare al meglio con le poche risorse a disposizione.

Pietro Albini ha poi fatto una relazione sui numerosi lavori che il Gruppo Sistemisti ha portato avanti per recuperare la conoscenza perduta dopo la dipartita di alcuni membri della Comunità, e per aggiornare il parco macchine su cui girano le risorse web della comunità italiana di Ubuntu.

Foto di @faffa42 su Twitter

E’ stato quindi il turno del sottoscritto. Davanti a una discreta folla di curiosi e appassionati (vedi foto), ho ripercorso la storia di Ubuntu Touch (Ubuntu Phone), dalle meravigliose premesse di “one system to rule them all” del 2011, all’abbandono dello sviluppo da parte di Canonical del 2017, alla concreta realtà di Ubports del 2018, dove una piccola comunità di appassionati, supportati da un paio di sponsor, ancora persegue l’obiettivo di un dispositivo basato su Linux e Software Libero e rispettoso della privacy. Ubports sviluppa Ubuntu Touch su ben quattro diversi dispositivi (One Plus One, Fairphone 2, Nexus 5 e BQ M10), e supporta tutti i “vecchi” dispositivi rilasciati quando lo sviluppo era condotto da Canonical (LG Nexus 4, BQ E4.5 e E5, Meizu MX4 e PRO 5).


Mi fa piacere segnalare l’impegno originale di Smoose, che ho contattato in fase di preparazione del talk. Si tratta di piccola azienda Olandese che si dedica allo supporto con solo Software Libero di realtà olandesi, e che impiega ben il 10% delle proprie persone al supporto dello sviluppo e della promozione di Ubuntu Touch.
Ho infine tracciato il futuro prossimo di Ubports, con la nascente fondazione di diritto tedesco, sul modello di Document Foundation, che darà ulteriori certezze a chi si dedica al progetto. Per Ubuntu Touch, riposti nel cassetto i sogni di dominio del mondo, si tratta di risalire la lunga ed erta china che deve affrontare un progetto open che può contare sulle forze del volontariato e poco altro. La strada è difficile e densa di incognite, ma forse è proprio questo il motivo che più mi appassiona.
Dopo di me ha parlato il grande Marco Trevisan, che ha offerto il punto di vista “aziendale” dello sviluppo di Ubuntu. Marco infatti lavora per Canonical, e ha accesso a molti aspetti dello sviluppo che dall’esterno possono sfuggire. Interessante quindi la sua testimonianza della collaborazione Ubuntu/Fedora (Canonical/Red Hat) per il supporto ai monitor HDPI per GNOME (che purtroppo non è ancora stata implementata). Dall’anno scorso, dopo l’abbandono di Unity, Ubuntu utilizza una versione di GNOME Shell leggermente modificata. In quest’ottica, la collaborazione con GNOME sarà sempre più importante. Tra un talk e l’altro intanto era arrivata pausa pranzo e ne abbiamo approfittato per un abbondante pranzo in un ristorante nei dintorni.
La pausa pranzo è durata anche più del previsto (burp!), e il pomeriggio è volato via velocissimo. Prima il talk di Jeremie Tamburini su come contribuire alla documentazione di Ubuntu: è molto più facile di quel che si crede!

Poi, ancora un talk del sottoscritto, con un talk su come sia importante per tutte le comunità aumentare il social engagement sui social media. I social media fanno parte della vita quotidiana delle persone che popolano il web, ed è quindi fondamentale per le comunità trasmettere il loro messaggio su tutti i differenti canali a disposizione: Facebook, Twitter, (e addirittura) Google Plus sono un ottimo veicolo per far conoscere le proprie attività, differenziando messaggi e frequenza a seconda del mezzo.
Capisco le perplessità sui social media da chi frequenta il mondo open: Facebook e le altre piattaforme sono chiuse, e pongono seri problemi di privacy. Nonostante questo sono anche utilizzate ogni giorno da milioni di persone e, per molte di queste, coincidono con la loro visione di Internet. Fare un passo nella direzione di queste persone, creando delle opportunità di contatto sui social media, è uno strumento utile per introdurle nel mondo open source.

Dopo il talk, mentre stavo andando a prendere un caffè alle macchinette, sono stato bloccato più volte nei corridoi da varie persone, raccogliendo diversi contatti e qualche possibile iniziativa per ubuntu-it. Per contro, ho così perso gli altri talk del pomeriggio, e neanche sono riuscito a passare a salutare le persone delle altre Comunità, parecchie delle quali amiche. Un peccato! Ecco, se devo trovare una pecca a MERGE-it, è mancato un appuntamento in cui trovarsi con gli altri. Sarebbe stato bellissimo un keynote iniziale comune e anche un pranzo conviviale, magari sfruttando un servizio di catering. Ma sarebbe bastata una pizzata da asporto come fanno gli amici del LUG di Pordenone.

Concludendo

Mentre il Software Libero prende piede sempre più, e le iniziative si moltiplicano, è sempre un piacere rivedere qualche vecchia conoscenza, e conoscere qualche faccia nuova - pur nel limitato volgere di un giorno. MERGE-it ha offerto tutto questo, e con qualche limatura organizzativa (vedi sopra), lo si può rendere un appuntamento fisso, ampliando il coinvolgimento del pubblico generale e degli studenti del Politecnico.

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