mercoledì 28 dicembre 2016

La brutta fine di CyanogenMod, che poi non è una fine


Al momento in cui scrivo il sito web ufficiale di CyanogenMod è definitivamente offline. È quindi giunto al termine il viaggio della più famosa ROM (= versione alternativa) per smartphone Android? Sì. E anche no. Vediamo perché.

CyanogenMod e Cyanogen OS


CyanogenMod nacque a settembre 2008 per opera di Steve Kondik, come versione alternativa ad Android, però libera, aperta e sviluppata dalla comunità. Nel giro di pochi anni, CyanogenMod ebbe un notevole e costante sviluppo, fino ad arrivare ad essere utilizzata da 50 milioni di persone in tutto il Mondo, con più di 150 dispositivi supportati. I vantaggi dell'utilizzo di CyanogenMod rispetto ad Android erano molteplici: totale assenza di spyware e bloatware, supporto ai temi, CPU overclock, e molte altre migliorie, alcune delle quali arrivate su Android solo successivamente.

Sull'onda del successo, nel 2013 Steve Kondik fondò Cyanogen Inc. azienda destinata a commercializzare una versione "professionale" chiamata Cyanogen OS, che doveva inglobare il meglio di CyanogenMod più alcuni moduli aggiuntivi. Cyanogen OS partì bene, andando a sostituire CyanogenMod sui dispositivi One Plus One.
Nell'Aprile 2015, CyanogenOS siglò una collaborazione con Microsoft, per portare app (Skype, Cortana, ...) e servizi Microsoft sulla piattaforma Android/CyanogenOS, rilasciati poi su Cyanogen OS 13.0 a febbraio 2016.

Le cose però vanno peggio del previsto, e a luglio 2016 Cyanogen Inc. licenzia 30 persone, e chiude la sede di Seattle. Lo stesso Steve Kondik lascia l'azienda a novembre. Tra le cause del fallimento, sicuramente i dissidi con One Plus, e chissà cos'altro.

LineageOS


Per niente scoraggiato dell'uscita da Cyanogen Inc., Steve Kondik prima propone e poi realizza un fork del codice di CyanogenMod. Il fork era inevitabile, dato che nome e marchio originali di CyanogenMod sono rimasti a Cyanogen Inc.

Così, mentre Cyanogen Inc. provvede con solerzia a spegnere server e servizi di CyanogenMod avviandosi a un futuro pieno di incognite, l'erede LineageOS (trad. "stirpe" o "casata") comincia ad attivare la propria struttura indipendente. Il primo post sul blog si intitola "Yes, this is us" (trad. "Sì, siamo noi"), e vuole rassicurare gli utilizzatori di CyanogenMod.

Tutto come prima quindi? Troppo presto per dirlo. Partire dalle fondamenta di CyanogenMod garantisce una base solida, e la comunità di sviluppatori abbraccerà LineageOS senza remore. Anzi: aver tolto di mezzo il doppio binario commerciale - volontario potrebbe portare nuova linfa al progetto alternativo ad Android.

Questo caso è però esemplare nel dimostrare quanto un progetto open source possa essere debole, specie quando scende nell'agguerrito terreno degli affari, scontrandosi con interessi commerciali enormi e un colosso inavvicinabile come Google. Resta poi l'incognita del modello di business: pur essendoci numerose aziende che vivono sull'open source, è impossibile stabilire un modello valido per tutte. Del resto la storia insegna che avere un valido prodotto è solo uno dei requisiti necessari per riuscire ad avere successo.

Allo stesso tempo un progetto open source è indistruttibile: quando il codice è aperto, nessun progetto è mai veramente finito.

sabato 10 settembre 2016

Il Comune di Roma verso l'open source (ma non lo leggerete).


Ieri su Twitter, intercettavo questo tweet di Flavia Marzano, neo Assessore "Roma Semplice" del Comune di Roma, nonché Professoressa alla Sapienza di Roma, fondatrice degli Stati Generali dell'Innovazione, da sempre sostenitrice del Software Libero:
Per capire la causa del malumore della Prof. Marzano, basta leggere l'articolo linkato, che parla una riunione della Commissione Bilancio del Comune di Roma, a cui Repubblica.it dedica due righe per parlare di... nozze gay!

Anche un articolo apparso su Corriere.it parla della stessa riunione, ma manca la parte di competenza della neo Assessore, che trovo solo qui, e che trascrivo testualmente
Marzano: "Sì all'uso del software libero"
[..] Rientra invece nell'ottica della spending review la proposta di delibera sull'open source per l'utilizzo del software libero. Al posto dei programmi Windows (oltre 14 mila licenze pagate fino al 2018 per una spesa di 10 milioni di euro) Marzano ha in mente di utilizzare Libre Office: "Di queste licenze, ed esagero - le parole dell'assessora alla Semplificazione - per 5 mila è essenziale avere Office, ma per almeno 10 mila no".
Le notizie buone ci sono, ma difficilmente si trovano sui giornali. Comunque, dopo Libre Umbria e Libre Difesa (150.000 PC passati a Libre Office) speriamo di vedere presto Libre Roma! :-)

(foto "Suddenly there were penguins" di Beth Wilson su Flickr)

mercoledì 7 settembre 2016

OpenOffice è morto. Viva OpenOffice!


Con una lunga email sulla mailing list di sviluppo, il Vice Presidente di Apache OpenOffice Dennis Hamilton ha aperto nei giorni scorsi una (intensa!) discussione sul futuro della più famosa suite per l'ufficio libera. La questione è se lo sviluppo del progetto sia ancora sostenibile. La cronica mancanza di sviluppatori, impossibilitati anche a chiudere i problemi più seri (come questo, risolto poi con fatica), mette in serio pericolo il destino del software, tanto è vero che da ormai quasi un anno non si vedono nuovi rilasci.

Una lunga storia, tra alti e bassi


La storia di OpenOffice è costellata da mille vicissitudini. La suite nacque nel lontano 1985, con il nome di StarOffice, come alternativa alla più famosa suite per l'ufficio. Fu acquisita poi nel 1999 da Sun Microsystems, che l'anno dopo decise di rendere disponibili i codici sorgenti.

Mentre StarOffice rimase ancora per qualche tempo come progetto proprietario, senza nessun reale sbocco, Sun diede vita a OpenOffice.org (detto anche OOo), che fu a lungo la migliore piattaforma libera per l'ufficio, con decine di milioni di download e installazioni.
La bella storia subisce un brusco scossone nel 2010, quando Oracle acquisisce Sun Microsystems, e con essa anche OpenOffice. Alcuni membri del progetto OOo creano un fork indipendente, a cui viene dato il nome di LibreOffice. Oracle - evidentemente poco interessata allo sviluppo di OpenOffice - la cede nel 2011 alla Apache Foundation.

Da allora, lo sviluppo delle due suite libere è proseguita in maniera indipendente e parallela, ma mentre LibreOffice acquisiva popolarità e attirava sviluppatori, arricchendosi di nuove funzionalità, e venendo adottata da numerose distribuzioni Linux (Ubuntu, per esempio), OpenOffice vivacchiava di ricordi del glorioso passato, rilasciando pochissime nuove versioni.

La fine della storia (?)


Come scrive lo stesso Dennis Hamilton, in questo momento ci sono "una mezza dozzina di sviluppatori che tengono insieme il progetto, e nessuna prospettiva di ulteriori aiuti". Del resto i sintomi di un abbandono c'erano già nell'aria da tempo: nell'ultimo anno, nello stesso tempo nel quale OpenOffice usciva con un nuovo rilascio, LibreOffice rilasciava quattordici aggiornamenti (!). Il più grande rammarico per questo bellissimo progetto è il non avere saputo attirare nuovi contributori, dopo la scissione di LibreOffice.

Ma la situazione è ancora tutta in divenire. La mail di Hamilton ha generato un'accesa discussione sulla mailing list di sviluppo, e sono emerse proposte di fusione con LibreOffice, mentre altri volontari si sono fatti avanti offrendo il loro supporto (dubbio: cosa aspettavano?).

Non ho idea se questo momento per OpenOffice sarà un nuovo punto di partenza, oppure - dopo questa fiammata di interesse - lo sviluppo tornerà a languire. Sono però immensamente grato a chi ha permesso di rompere il monopolio del Grande Monopolista, a chi ha gettato le basi per un altro meraviglioso progetto qual è LibreOffice, a chi ha lavorato nell'ombra per sviluppare, tradurre, documentare e diffondere OpenOffice. A tutti loro, tutti noi sostenitori del Software Libero dobbiamo rendere un gigantesco GRAZIE, perché quello che noi adesso usiamo tutti i giorni e diamo per scontato, pochi anni fa non lo era affatto.

domenica 17 luglio 2016

Del malcostume di copiare gli articoli senza citare la fonte


La povertà creativa di alcuni blog italiani è sotto gli occhi di tutti: notizie già apparse sui siti stranieri, tradotte pari pari nella nostra lingua. La situazione poi sta peggiorando. Un esempio?

L'altro mese mi capita di leggere un post su un blog italiano, che ohibò!, è la traduzione letterale di un post inglese. Ma non solo il titolo e le parole, persino le immagini sono copiate. In calce al post italiano, nessun link alla fonte originale (che è il minimo dovuto).

Istintivamente, lascio un commento piuttosto brusco (vedi  primo commento nell'immagine). Il commento è cancellato in quanto "spam". Alla mia richiesta di spiegazioni (secondo commento), mi si fa notare che (terzo commento) i commenti con link vengono bloccati. OK, spiego allora il mio punto di vista (quarto commento).

Dopo un mese, il quarto commento è ancora lì, in attesa che qualche buonanima di amministratore lo approvi, e lo renda così visibile a tutta l'Umanità.
Nutro ovviamente nessuna speranza che questo avvenga.

Al di là del mio misero episodio, vorrei sottolineare la ancor più misera abitudine di copiare gli articoli senza almeno attribuirne la legittima paternità. Si tratta di una violazione del copyright. Questo malcostume (reato?) deriva da una necessità primaria di attirare visitatori solo ed esclusivamente al proprio sito, ed è largamente diffuso.

Questo comportamento è però un'arma a doppio taglio: senza una fonte autorevole, ma anche senza una fonte in genere, qualunque notizia ha la stessa credibilità di quelle di un qualunque giornalaccio scandalistico, cioè nessuna. Certo, si ha un sicuro successo immediato (se così vogliamo chiamare il numero di contatti), specie tra le persone che evitano di approfondire l'argomento e verificare le fonti. Ma quanto costa la credibilità persa?

PS: a chi mi chiede di quale blog parlo, sappia che non lo scrivo e neanche lo "linko" perché voglio evitare di fargli pubblicità gratis.

venerdì 8 luglio 2016

Ubuntu Phone su altri dispositivi, grazie a Marius.



Il progetto UBPorts è una bella iniziativa per portare Ubuntu Phone su dispositivi diversi da quelli ufficiali. Seguevo distrattamente il progetto, che dopo uno sprint iniziale era quasi passato nel dimenticatoio. Un paio di post  recenti hanno mostrato che il progetto è più vivo che mai.

Indipendente

Sono quindi andato a dare un'occhiata da vicino e ho scoperto un paio di fatti. Il primo è che si tratta di un progetto completamente indipendente da Canonical. Il secondo è che il promotore principale dell'iniziativa è Marius Gripsgard un giovanotto norvegese che porta avanti da solo la maggior parte delle attività, cercando di conciliare lavoro e hobby.

Alla data in cui scrivo, secondo il sito del progetto, Ubuntu Phone è portato completamente su One Plus One e Nexus 5, e in lista di attesa ce ne sono molti altri: OnePlus Two, Nexus 6, Fairphone 2, LG Optimus L90.

"Patroni" cercasi

Leggendo i post di Marius, si capisce che il maggior limite al porting è il poco tempo a disposizione! Per dare una mano a questo bravo ragazzo, vi consiglio prendere in considerazione la possibilità di diventare un patrono (sponsor) di UBPorts: bastano 2 euro al mese - solo 24 euro all'anno - per contribuire a fare la differenza.

sabato 25 giugno 2016

Guida 2016 all'acquisto PC e notebook con Linux preinstallato


Aggiornato il 21 Luglio 2016.

Capita sempre più spesso che arrivino alla Officina GNU/Linux di AVi LUG persone in difficoltà nell'installazione di una distribuzione Linux su PC e notebook, specie se in modalità dual boot. Il motivo di tanta pena è che i computer recenti utilizzano un nuovo sistema di boot denonimato UEFI Secure Boot che, accoppiato con il Sistema Operativo Unico, rende a volte molto difficile l'installazione di una qualsiasi distribuzione Linux.

Chi intende utilizzare Linux farebbe quindi bene a valutare la possibilità di acquistare un PC con Linux preinstallato. Fino a una decina di anni fa era un'impresa ai limiti del possibile, adesso la scelta è più ampia.

Una scelta di Libertà


La stragrande maggioranza dei PC e notebook venduti nel Mondo, Italia compresa, hanno il sistema operativo già installato. Commercialmente, è probabilmente la migliore scelta per chi vuole vendere il maggior numero di pezzi possibili a un prezzo competitivo. Questa scelta però danneggia la libertà di scelta del cittadino, che si trova a scegliere una serie infinita di alternative tutte uguali, come avere lo stesso motore su tutte le automobili dalla Panda alla Ferrari. In più il sistema operativo preinstallato mette a rischio rischio la propria sicurezza e la propria privacy (permettete di rimandare la dimostrazione di questa affermazione in altro post).

La migliore alternativa a questa coercizione commerciale è scegliere PC con Linux preinstallato, oppure con installato FreeDOS, questi ultimi denominati anche "senza sistema operativo", su cui poi installare Linux. Queste due possibilità sono ancora poco diffuse - specie in Italia - ma effettivamente disponibili e a portata di mano di chiunque.

Vi propongo quindi una piccola guida non esaustiva, che vuole dare un minimo di orientamento a chi vuole provare la vera libertà digitale.

Acquistare dai produttori - i big


Dei cinque maggiori produttori di PC al mondo, in Italia solo Dell offre sul suo store online una limitata offerta di notebook con Ubuntu Linux, tra cui il "famoso" XPS 13 Developer Edition, una delle scelte preferite degli smanettoni.
Dell ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti di Linux, sembra che da qualche anno stia "tastando il terreno", facendo dei piccoli e incerti passi avanti, da qui la poca scelta di PC con Linux.
Per contro, XPS 13 è un gran bel portatile, con un prezzo alto, fuori dalla portata del portafoglio di molte persone, ma adeguato alle caratteristiche della macchina.

Acquistare dai produttori - gli outsider



Le prospettive si ampliano in maniera significativa se ci si rivolge ai piccoli produttori impegnati da anni nella commercializzazione di prodotti con Linux. Queste aziende sono spesso guidate da giovani che credono davvero nella bontà dell'open source, forse anche più che dall'effettiva redditività del progetto. Proprio per aumentare la redditività, offrono PC e notebook con caratteristiche medio-alte (e prezzi medio-alti), con cui possono contare su un margine maggiore.

Il primo outsider è System76, azienda americana che commercializza PC e notebook con Ubuntu preinstallato da 10 anni o più. Hanno una bella selezione di PC, notebook e server con Ubuntu, con un efficace strumento di configurazione online. Da qualche tempo spediscono anche in Europa, quindi una scelta da considerare.

Un altro produttore americano è Zareason, bella realtà iniziata da giovani entusiasti di Linux, e Ubuntu in particolare. Zareason offre PC, notebook e server motorizzati Linux, con la possibilità di scegliere Ubuntu, Kubuntu, Linux Mint, Fedora, o qualsiasi altra distribuzione Linux dallo strumento di configuazione. Dal sito non è chiaro se spediscono anche in Italia, meglio quindi informarsi direttamente dal produttore.


Purism merita una nota particolare: è startup di San Francisco, che si è finanziata grazie al crowdfunding, con un manifesto aziendale basato sul rispetto per la privacy degli utenti e per la libertà del software. Purism offre notebook e tablet che utilizzano PureOS, una distribuzione Linux. Anche in questo caso i prezzi sono medio-alti, ma i PC sembrano molto ben costruiti.

Altro produttore oltreoceano da segnalare, ThinkPenguin: massima configurabilità, distribuzione da installare a scelta del cliente.

NOTA su acquisti dagli USA: gli acquisti fuori dall'Europa sono soggetti al pagamento dell'IVA e delle tasse doganali, quindi fate bene i vostri conti!



Restando invece Europa - e quindi evitando tasse doganali - da segnalare Schenker, un produttore tedesco, specializzato in gaming PC e notebook, quindi hardware di alto livello. Schenker offre PC senza sistema operativo - oppure si può toglierlo dallo strumento di configurazione online. I PC e notebook sono tutti di livello medio alto, con la possibilità di configurarli fino ai minimi dettagli. In quasi tutte le configurazioni è possibile scegliere anche la tastiera italiana, senza doversi adattare a quella tedesca.

Un altro produttore tedesco è TuxedoComputers, che offre PC con caratteristiche molto interessanti, configurabili online a un prezzo adeguato, e spedizioni in tutta Europa. Purtroppo il sito web è completamente e solo in tedesco, quindi è un po' ostico per noi italiani.

Negozi online


Per chi preferisce la comodità e velocità dei negozi online, Amazon ha una discreta scelta di PC e notebook con Freedos e (qualche volta) Linux. L'offerta è in continuo cambiamento, anche perché spesso sono venduti da rivenditori terzi che usano Amazon come vetrina. Si tratta di modelli di marchi noti come HP, Acer, Asus o Lenovo, proposti senza sistema operativo per abbassarne il prezzo. L'offerta è ampia, i prezzi buoni, ma attenzione alla caratteristiche tecniche di cosa si compra: CPU, memoria RAM, capacità dell'hard disk incidono parecchio sul prezzo e sulla velocità del computer.

Un altro valido negozio online è Monclick. Anche in questo caso si trovano delle buone offerte di PC con Linux o Freedos.

Negozi vicino casa


Una buona alternativa è recarsi nel più vicino negozio Linux Friendly, grazie alla mappa di LinuxSI una iniziativa della Italian Linux Society (gli organizzatori del Linux Day). LinuxSI mantiene un elenco di negozi in cui si possono trovare PC e notebook con Linux preinstallato. Dato che si tratta di un elenco mantenuto da volontari, questo può essere soggetto a variazioni, quindi conviene telefonare al negozio prima di recarsi per vedere l'offerta.

Supermercati e catene commerciali


Semplicemente, il posto peggiore dove cercare un PC o notebook con Linux preinstallato: ad oggi nessun supermercato o catena commerciale in Italia offre questa possibilità. Attendo con trepidazione eventuali smentite.

I lettori mi segnalano


Questo post ha avuto un discreto successo, quindi ho deciso di aggiungere alcune aziende segnalate dai lettori di questo blog. 
Le aziende italiane Raiontech e Santech offrono la possibilità di acquistare notebook configurabili e senza sistema operativo preinstallato.
L'italiana Koala e la tedesca Cirrus (sito in tedesco) hanno in catalogo mini PC con Ubuntu preinstallato.
La spagnola Slimbook (sito solo in spagnolo e inglese) vende ultrabook in alluminio con la possibilità di preinstallare numerose distribuzioni Linux, tra cui Ubuntu, Debian, Fedora, OpenSuse.


Nota: nessuno dei siti elencati in questo post mi ha mai dato soldi o altro in cambio di questo post - voi invece potreste offrirmi un caffé! ;-) Tutti i link sono esenti da ogni programa di affiliazione e simili. Se ci sono informazioni poco chiare, inesatte o obsolete, segnalatele e sarò ben felice di correggerle e aggiornarle.

sabato 28 maggio 2016

Bellissimi sfondi per Ubuntu Phone (e altri smartphone)

Sylvia Ritter è una illustratrice digitale tedesca, che da qualche tempo ha cominciato a produrre una serie di sfondi per smartphone davvero notevoli, basati sui caratteri dei mitologici animali Ubuntu.

Come sapete, ogni rilascio di Ubuntu ha un suo nickname, un suo soprannome, che segue l'alfabeto inglese, assegnatole da Mark Shuttleworth - fondatore e di Ubuntu - all'inizio del ciclo di sviluppo. Per esempio, l'attuale versione Ubuntu 16.04 è "Xenial Xerus", la prossima Ubuntu 16.10 sarà "Yakkety Yak" (ancora non si sa cosa succederà dopo la "Z"!).

Seguendo rigorosamente l'ordine alfabetico, Sylvia sta rilasciando uno dopo l'altro una serie di sfondi per smartphone davvero notevoli (in questo post ne vedete alcuni esempi). Mi piace lo stile di Sylvia, un misto di psichedelia anni '70, tecno e tribale, con risultati notevoli.

Krita

Sylvia lavora utilizza regolarmente Ubuntu e produce le sue opere con il programma open source Krita, e questa è un'altra nota che depone a suo favore. Devo dire che sono impressionato dalle possibilità offerte da Krita, che negli ultimi tempi ha fatto passi da gigante nello sviluppo. Se volete dare una mano allo sviluppo di Krita, potete partecipare fino all'8 giugno alla campagna di crowdfunding in corso.


La galleria completa dei lavori di Sylvia Ritter si trova sulla sua galleria su Deviantart, dove potete trovare anche altre sue opere.

Sylvia lavora con il marito anche nella loro software house Duangle, con cui stanno sviluppando il gioco NOWHERE, speriamo di vederne presto l'uscita!

Alcune delle opere di Sylvia (calendari e stampe) sono in vendita sul suo sito web, magari dateci un'occhiata perché potreste trovare qualcosa di interessante.


martedì 17 maggio 2016

Microsoft eìts Linux - seconda parte


Un amico mi segnala un comportamento poco cordiale di un moderatore del Forum Ufficiale Microsoft, nei confronti di chi gli chiede il perché di una limitazione nell'installazione dell'ultimo sistema operativo sfornato a Redmond.
Qualcuno dovrebbe avvisare questa persona di quanto amore per Linux, adesso.

giovedì 12 maggio 2016

Il vegano dell'Open Source


Commentando un mio post sulla scellerata scelta della Provincia di Bolzano di preferire un soluzione "closed" a LibreOffice, un mio accanito fan mi ha definito "vegano dell'open source". Temo che con quell'appellativo mi volesse in qualche modo dipingere come un estremista dalla mentalità chiusa, come forse qualcuno vede le persone vegane.

All'inizio la definizione mi ha lasciato interdetto, dato che sono onnivoro. Poi pensando al fatto che un qualunque vegano - in virtù delle sue sole scelte alimentari - ha più rispetto della popolazione media per l'ambiente e per le creature che lo popolano, beh, in verità ne posso solo essere contento.

Chiamatemi pure il "vegano dell'open source", grazie.

domenica 1 maggio 2016

Provincia di Bolzano, la vita ai tempi del colonialismo digitale


Ha suscitato un certo rumore dell'inversione di marcia della Provincia di Bolzano, che a due anni dall'annuncio del passaggio alla soluzione libera LibreOffice, ha deciso invece di adottare una soluzione proprietaria basata su cloud.

Il piano del 2013 della Provincia di Bolzano era di migrare 12.000 PC in tre anni su LibreOffice, con un risparmio di 600mila euro.

Giunge adesso la decisione inversa, dettata dalla "necessità di dotare i prori dipendenti di una soluzione cloud". Senza entrare nel dettaglio delle critiche a questa scellerata decisione - per esempio quelle che leggete su Techeconomy - mi soffermo su un'intervista a Stefan Gasslitter, Direttore Generale della SIAG, l'azienda informatica della Provincia. In particolare, rispondendo a una domanda sulla giustezza della risposta:
“Io posso capire che persone investano privatamente tanto tempo sull’open source e sono anche pervasi dall’idea di aver il controllo assoluto di tutto. Però la realtà la che ci troviamo ad affrontare quotidianamente è un’altra. Non ha senso investire in Linux e Libreoffice e poi non trovare a Bolzano le persone per sviluppare. Nei prossimi giorni assumeremo una persona per programmare in Linux, ma siamo dovuti andare a cercarla nel Trentino.”
Parole che detonano il colonialismo digitale subito dall'Italia. Parole che demoliscono le competenze di professionisti che da anni lavorano su Linux e sulle soluzioni Open Source, e delimitano l'orizzonte delle scelte al perimetro della Provincia Autonoma di Bolzano, tagliando fuori il resto d'Italia. E pazienza che poi ci siano giovani italiani che lavorano all'estero, magari per Google o Amazon!

L'orizzonte della Provincia però si allarga agli Stati Uniti quando si tratta di scegliere soluzioni proprietarie.

Open365 la soluzione?

Mentre la Provincia di Bolzano sceglie la soluzione proprietaria, già si affacciano soluzioni libere, come Open365 basato su LibreOffice. Open365 è ancora in fase sperimentale, ma promette bene, e ne sentiremo sicuramente parlare nel prossimo futuro. Magari la Provincia di Bolzano cambia idea. ;-)


(La foto di questo post è tratta dal sito della SIAG)

venerdì 25 marzo 2016

Solo due righe su Johan Cruyff (una piccola storia)


Di ieri la notizia della morte di Johan Cruyff, forse il più grande calciatore di tutti i tempi, il primo a vincere tre Palloni D'oro, sicuramente il più completo, e sicuramente l'unico che è riuscito a replicare da allenatore i successi del giocatore. Personalmente sono troppo giovane per ricordarlo da giocatore, i primi Mondiali che ricordo sono quelli del 1978 in Argentina, ai quali rifiutò di parteciparvi.

Delle mille storie che accompagnano Cruyff, ce n'è una che mi ha sempre fatto sorridere, che stranamente nessun giornale italiano (ancora) riporta. Johan Cruyff è stato un innovatore anche nel professionismo del calcio, tanto che aveva un suo contratto di sponsorizzazione personale con la Puma, azienda fondata da Rudolf Dassler, fratello-coltello di Adolf "Adi" Dassler, fondatore della Adidas. Ebbene, Adidas al tempo era anche sponsor e fornitore della Nazionale Olandese, di cui Cruyff era l'elemento migliore, nonché capitano. Ai Mondiali tedeschi del 1974, Cruyff - per onorare il contratto - si rifiutò di indossare i capi dello sponsor "nemico" - l'idea di giocare in mutande sembra fosse stata scartata quasi subito.

Dopo qualche momento di imbarazzo si trovò la soluzione: strappare una delle tre bande - simbolo da sempre di tutti i capi Adidas - da maglietta e calzoncini, facendo diventare la divisa numero 14 di Cruyff qualcosa di diverso, eppur uguale a quelle dei suoi compagni.
"In 1974 Cruyff introduced his personalised twin taped Dutch national team shirt. A unique individual marketing tool that certainly served the group."
La cosa piacque così tanto a Cruyff che fece della sua maglietta un suo personale marchio, nonostante le minacce degli avvocati di Adidas. Un giocatore unico, fin nei dettagli.

martedì 22 marzo 2016

BQ Aquaris M10 Ubuntu Edition in prevendita


Dopo che al MWC 2016 di Barcellona, Canonical aveva annunciato il primo dispositivo convergente, finalmente ci siamo! Una fonte sicura in Canonical mi conferma che il tablet BQ Aquaris M10 Ubuntu Edition sarà in pre-vendita da lunedì 28 marzo.

M10 raddoppia


Giusto un mese fa avevo scritto un post sulle numerose novità Ubuntu, presentate a Barcellona e finalmente è arrivato il momento dell'inizio della commercializzazione di Aquaris M10 Ubuntu Edition, un tablet sottile leggero, già venduto in versione Android con un ottimo rapporto prezzo - prestazioni.
Ma la vera novità di oggi è la notizia che Aquaris M10 Ubuntu Edition sarà disponibile in due versioni: HD (1280x800px) e FHD (1920x1200px). Una scelta che conferma la grande fiducia di BQ e Canonical in questo tablet rivoluzionario, che farà sicuramente gola a parecchi fan di Ubuntu (compreso il sottoscritto).

Caratteristiche tecniche 


Display a parte, le caratteristiche tecniche sono molto simili tra i due dispositivi (tra parentesi le differenze della FHD):

  • Schermo da 10'' HD 1280x800 pixel (FHD 1920x1200 pixel)
  • Processore MediaTek Quad Core MT8163B fino a 1,3 GHz (MediaTek Quad Core MT8163A fino a 1,5 GHz)
  • Scheda Grafica MediaTek Mali-T720 MP2 fino a 520 MHz (MediaTek Mali-T720 MP2 fino a 600 MHz)
  • Memoria RAM 2 GB
  • Memoria eMMC 16 GB
  • Slot di espansione per micro-SD fino a 64 GB
  • Fotocamera 5 MP (8 MP)
  • Batteria da 7280 mAh


Prezzo ancora da definire


Canonical ancora non si è pronunciata sul prezzo, e dovremo attendere lunedì 28 per saperlo, anche se probabilmente sarà simile ai modelli equipaggiati con Android, quindi sui 250 - 280 €.

Voi quale mi consigliate?

martedì 8 marzo 2016

Microsoft eìts Linux


Ricordo che quando Sandy, la nostra teacher di inglese, cercò di insegnarci che in inglese la "h" iniziale si fa sentire, fece l'esempio:
"I hhhhhhhate Micheal" (odio Micheal) si prononcia in maniera diversa da "I ate Micheal" (mangiai Michel), e anche il significato cambia!"
Nel caso del titolo di questo post, il verbo si può prestare a entrambi i significati (Sandy non disperarti!).

Microsoft hates Linux (Mircosoft odia Linux)


Dopo una lunga tradizione di sano odio (reciproco), Microsoft ha assunto un attegiamento ambiguo nei confronti di Linux. I cuoricini pucciosi* che si vedono in giro sono solo propaganda marchettara. Microsoft lavora costantemente per sabotare Linux in tutti i modi possibili, più o meno subdoli, facendo il lavoro che gli riesce meglio: spargere FUD.

Vedete, il problema è che le persone troppo spesso hanno una memoria corta, o forse selettiva, e dimenticano il passato troppo in fretta. Giusto per fare un paio di esempi degli ultimi tempi: le tribolate vicende di Cyanogen Inc. e la recente acquisizione dell'azienda Xamarin del papà di GNOME e Mono (che segue all'accordo di collaborazione di 2 anni fa) da parte di Microsoft. Ma i più anziani ricordano sicuramente quando Microsoft accusò Linux di violare 200 e passa brevetti.

Microsoft ates Linux (Microsoft mangiò Linux, qualche boccone)

Allo stesso tempo, Microsoft si è seduta al banchetto di Linux, cercando di accapparrarsi qualche boccone. Per carità, Microsoft è uno dei più importanti contributori del kernel, ma ovviamente solo per quanto riguarda la compatibilità e l'interoperabilità dei suoi sistemi. L'annuncio che il suo database sarà disponibile anche per Linux è solo l'ultimo tassello in questa strategia. Parlando di database della concorrenza: Oracle Database è già disponibile per Linux. IBM DB2 anche. Da anni. Le vogliamo buttare quelle quote di mercato (sempre più grandi)?

Microsoft non ha scelto Linux, è stato il Mercato a scegliere Linux, molto prima che Microsoft se ne accorgesse.



* il fatto che il cuoricino puccioso ruotato di 180 gradi somigli a un'altra cosa è un fatto casuale? Io non credo. ;-)

lunedì 7 marzo 2016

Un Coderdojo per la settimana del RosaDigitale


Parte oggi in tutta Italia - in corrispondenza della Festa della Donna - la settimana del "RosaDigitale", un serie di eventi, chiamati petali rosa, dedicati a bambine, donne e anziane. RosaDigitale è un " movimento italiano contro il divario di genere in ambito tecnologico e informatico." Sono infatti poche le (pur brave) donne nell'ambito tecnologico, ed è tempo di cambiare in meglio.

In tutta Italia sono decine gli eventi che si succederanno in questi giorni, e uno lo abbiamo organizzato anche noi di AVi LUG. Sabato 12 Marzo organizziamo un "Coderdojo Rosa" a Schio (VI), un evento per ragazze in gamba dai 7 ai 12 anni, in cui una nostra mentor coinvolgerà le presenti in una nuova avventura con il gattino Scratch.

Piccolo incentivo: a tutte le ragazze che porteranno una loro amica riceverà in regalo un simpatico gadget!

I posti si stanno esaurendo abbastanza velocemente - e ne siamo contenti! Papà e mamme che vogliono prenotare un posto per le loro pargole, devono fare presto!


venerdì 4 marzo 2016

La "Convergenza Ubuntu", spiegata facile

Sabato scorso ho partecipato a "Open Design Conference 2016", un bellissimo evento organizzato dagli amici del PN LUG, il Linux User Group di Pordenone.

L'evento è stata un'occasione molto bella per vedere sotto lo stesso tetto del Polo Tecnologico "Galvani" le migliori realtà della "free culture". Erano presenti numerosi fablab e le comunità italiane di LibreOffice, OpenSUSE e ubuntu-it (il sottoscritto).


Io ero lì per presidiare il "banchetto" di ubuntu-it (appunto) e presentare un breve talk sulla "Convergenza Ubuntu". Lo ripropongo qui, nella speranza di fare un po' di chiarezza su cos'è la convergenza. Su questo tema avevo anche tradotto un post di Sturmflut, che ne mostrava la realizzazione pratica, utilizzando un Nexus4 con Ubuntu.

Definizione di "Convergenza"


La convergenza è la realizzazione di un dispositivo e del relativo sistema che possano essere usati in mobilità, su una scrivania o su un TV. 
La convergenza è già adesso disponibile, grazie appunto allo smartphone Nexus4, ma soprattutto grazie al tablet BQ Aquaris M10 Ubuntu Edition (in vendita tra un paio di mesi). Il tablet è comunque solo di un passo intermedio verso un dispositivo con le fattezze di uno smartphone, che sarà presentato da Canonical e BQ nei prossimi mesi.

Le mie slide


L'attuale panorama del mercato PC e mobile si presenta quanto mai frammentato.
Apple (slide 11-15), ha sistemi diversi sul mobile e sul desktop come iOS e OSX, che si presentano in maniera diversa.
Microsoft ha Windows 8.1 (abbandonato e odiato dagli utilizzatori su PC) e Windows 10 (il cui rilascio è stato più volte rimandato)
Infine soprattutto Google ha sistemi incompatibili come ChromeOS e Android - quest'ultimo ancora più diviso a causa delle personalizzazioni imposte dai produttori OEM e dall'assenza di un aggiornamento regolare del sistema sui dispositivi.

A questa frammentazione si contrappone la convergenza Ubuntu (slide 16-18): un unico sistema in grado di adattarsi alle situazioni: che riesce a girare in mobilità, sullo schermo HDMI di una scrivania e su una TV da salotto. Ma anche - presto - un unico dispositivo in grado di svuotare gli zaini delle persone da pesanti laptop, far sparire dalle scrivanie ingombranti PC desktop e rendere inutili i media center dei salotti. Tutto questo senza rinunciare a niente: tutte le app disponibili sul desktop funzioneranno anche in mobilità e viceversa.

La convergenza è cosa diversa da una UI (user interface) per telefoni (slide 21) che gira anche sul desktop, perché è (slide 22-24) un unico dispositivo che usa un unico sistema con molte "facce", senza dimensioni del display a disposizione (slide 25). Grazie all'utilizzo di "grid unit" (slide 26-28) un'unità di misura indipendente dalle dimensioni dello schermo, di font scalabili e di tecnologia come i adaptive layout e conditional layout, che permettono all'app di capire che modalità sta utilizzando.

Tutto questo sviluppato totalmente open source: chiunque può partecipare allo sviluppo di Ubuntu ma anche sviluppare app e scope (slide 29), grazie alle numerose risorse messe a disposizione da Canonical e al supporto di Canonical e dalla comunità Ubuntu.

Dal vivo


Alle slide, che ho presentato utilizzando il Nexus4 collegato al proiettore, ho fatto seguire una breve sessione "live" in cui ho fatto vedere come il Nexus4 possa esssere utilizzato come un normale computer da scrivania, con tanto di terminale, browser web e app varie.



Ubuntu Phone and convergence - ODC2016 Pordenone from Dario Cavedon

L'incredulità tra il pubblico era palpabile, tanto che parecchie persone dopo mi hanno chiesto informazioni dopo il talk. Lasciatemi un commento se avete domande, sarò ben felice di rispondere!

PS: le slide sono state largamente ispirate dal talk di Micheal Hall al "UbuCon Summit 2016" 

domenica 28 febbraio 2016

Ubuntu Phone: tutte le novità del MWC 2016 - 2

Le novità di Barcellona


Secondo e ultimo post sul Mobile World Congress di Barcellona, che si è svolto la settimana scorsa. Quest'anno è stato l'edizione che ha presentato la più importante presenza di Canonical, che ha portato in Spagna tutto il meglio del mondo Ubuntu, dai telefoni ai droni. Nel mio primo post su MWC 2016 vi avevo riferito delle “novità ufficiali” presenti al padiglione Ubuntu, in questo post completo la descrizione con i primi feedback e le novità della community Ubuntu.

Recensioni in chiaroscuro


Ho visto (credo) tutti i numerosi video anteprima delle novità Ubuntu - lo smartphone Meizu Pro 5 e il tablet “convergente” BQ Aquaris M10 - e l’impressione che ne risulta è in chiaroscuro. Da una parte si esalta la novità di avere un dispositivo convergente – BQ Aquaris M10 - usabile sia in mobilità che a casa o in ufficio, dall’altra si nota come il sistema sia abbastanza lento, considerato che Meizu Pro 5 è motorizzato da un processore octa-core, ed è la “flagship” della flotta Ubuntu Phone.

Bisogna dire che – pur avendo fatto passi da gigante nell’ultimo anno – Ubuntu Phone è ancora indicato per gente entusiasta che ha il coraggio di acquistare un dispositivo con un sistema innovativo, e che può sopportare il disagio di uno scalino di differenza dai dispositivi Android o Apple.


Ubuntu ha ottenuto comunque ben tre premi al MWC 2016, un giusto premio al lavoro fatto e all'innovazione portata in un settore ormai statico.

Smartphone dalla comunità

 


A testimonianza però della vivacità del progetto, arrivano i primi esempi di “porting” della Comunità di Ubuntu su dispositivi non ufficiali.

Al padiglione Ubuntu erano presenti due modelli: One Plus One e Sony Xperia Z1. Canonical ha ringraziato pubblicamente la comunità One Plus e Sony per il supporto nell’operazione, ma il lavoro su questi telefoni è ancora in corso, mancando di alcune funzionalità (ad esempio la fotocamera e il GPS).
Da quanto visto, pur mancando di alcune funzioni, Ubuntu gira bene, e difficilmente si nota la differenza con uno smartphone ufficiale.



Ancora più interessante poi è che entrambi questi smartphone montano processori  quad-core Qualcomm Snapdragon della serie 800. Queste CPU supportano monitor esterni HDMI fino a 4K. La convergenza potrebbe arrivare su questi prima che sullo smartphone ufficiale su cui stanno lavorando da qualche tempo Canonical e BQ!

Altri porting sono comunque in corso. Da tempo è aperta una sezione apposita su XDA Developers, ed è nata anche l’iniziativa Ubports, portata avanti da un paio di sviluppatori, Marius Gripsgård e Louis Popi.  Questi due coraggiosi pionieri stanno lavorando su alcuni smartphone tra cui One Plus One appunto, One Plus Two e Fairphone 2.

Cosa farà Fairphone?

 

A proposito di Fairphone, qualche mese fa si era sparsa la voce di un prossimo accordo per portare ufficialmente Ubuntu su questi telefoni.

Fairphone è un’azienda olandese che pone al primo posto l’attenzione alle filiere di produzione sostenibili e alla riduzione dei rifiuti. A testimonianza della serietà del progetto, Fairphone ha da poco guadagnato la certificazione Fairtrade per la fornitura dell'oro presente nei circuiti (l'industria elettronica è il terzo maggior consumatore di oro al Mond!). In più, Fairphone è impegnata nel allungare il più possibile la vita dei propri dispositivi per evitare la rottamazione programmata, e in generale ridurre lo spreco di risorse e l’inquinamento. A questo proposito, il continuo rilascio di nuove versioni Android è particolarmente costoso in termini di manutenzione del progetto.

In questo contesto, l’utilizzo di Ubuntu potrebbe soddisfare il requisito di “allungare la vita al dispositivo”, grazie agli aggiornamenti periodici garantiti dal progetto - ad oggi Ubuntu Phone ha “abbandonato” il supporto solo per un paio di dispositivi usati per il test e lo sviluppo.

Alle voci iniziali sono seguiti segni di interesse, e poco altro. A rilanciare adesso l’idea è stata la stessa casa madre, con un tweet  in cui chiedeva ai propri follower quale sistema volessero vedere sullo smartphone.


Su più di 1.000 votanti è prevalso SailfishOS di Jolla, che forse è visto dai fan un progetto più comunitario rispetto a Ubuntu. Jolla ha avuto recentemente più diqualche problema, licenziando parecchi dipendenti e abbandonando la produzione del proprio tablet. Nei giorni scorsi, ha stretto un paio di accordi commerciali con produttori OEM, auguriamo loro di riuscire a superare le difficoltà!

Per ora è tutto! Ma presto arriveranno altre novità, stay connected!

lunedì 22 febbraio 2016

Ubuntu Phone: tutte le novità del MWC 2016 - 1


Si è aperto oggi MWC 2016 a Barcellona, il più grande evento mondiale sulla telefonia mobile, particolarmente ricco di novità per quanto riguarda Ubuntu. Mi dispiace parecchio non poter essere presente, anche se Canonical mi avrebbe pagato il biglietto di ingresso. Però ho deciso tempo fa che vado solo dove posso portare con me la mia famiglia, e una trasferta a Barcellona sarebbe stata troppo dispendiosa. Sarà per il prossimo anno!

Ma vediamo insieme le novità ufficiali.

BQ Aquaris M10, il tablet convergente



Come avevo anticipato in un post precedente, oggi è stato presentato il nuovo BQ Aquaris M10 Ubuntu Edition, il primo tablet e anche il primo dispositivo convergente ufficialmente disponibile sul mercato. Prima di questo infatti il solo dispositivo convergente era il Nexus4, che però non è mai stato commercializzato con Ubuntu, pur essendo il telefono di riferimento per lo sviluppo di Ubuntu Phone.

Il tablet vanta caratteristiche nella media dei tablet (vedere il mio post precedente), e un prezzo attorno ai 250 € che lo rendono particolarmente appetibile, specie se pensato come sistema "mobile", con possibilità di essere usato come desktop, una volta connesso a mouse, tastiera e schermo HDMI.

BQ Aquaris M10 Ubuntu Edition non è ancora disponibile alla vendita, ma lo sarà presto sul negozio online di BQ.

Meizu Pro 5, l'Ubuntu Phone più potente


La novità più bella e inattesa (anche se in parte anticipata da Meizu stessa), è la commercializzazione già da metà marzo di Meizu Pro 5 Ubuntu Edition, un nuovo grande e potente phablet con Ubuntu.

Le caratteristiche tecniche di questo smartphone sono di tutto rispetto:
  • Schermo da 5.7'' HD 1920x1080 pixel a 386 ppi
  • Processore Samsung Exynos 7420 @2.1GHz Octacore ARM CortexA57/A53
  • Scheda Grafica Mali T760 MP8
  • Memoria RAM 3 o 4 GB
  • Memoria eMMC 32 o 64 GB
  • Slot di espansione per micro-SD fino a 64 GB
  • Fotocamera 21 MP, con doppio LED, in grado di registrare 1080p, più una fotocamera frontale da 5 MP
  • Batteria da 3050 mAh, per una autonomia di circa 10 ore
Il prezzo è stato appena annunciato: 370 $ (circa 335 €), molto meno dei circa 500  $ (450 €) a cui è venduta la versione Flyme/Android.

È uno smartphone bellissimo, tanto che in molti lo dipingono come un clone di iPhone (che considero un complimento). Sti tratta comunque di una spesa impegnativa per uno smartphone, e personalmente consiglio la spesa solo agli appassionati Ubuntu. Bisogna infatti ricordare che Ubuntu Phone è un sistema che ha fatto passi da gigante nell'ultimo anno, ma che ancora deve fare strada per raggiungere sistemi maturi come Android o iOS. 

L'unica pecca di questo telefono è la mancanza di convergenza: purtroppo il processore NON supporta monitor esterni, quindi chi compra questo smartphone potrà usarlo solo come smartphone.


Meizu MX5 Pro Ubuntu Edition, è in prevendita sul sito Meizu, le spedizioni inizieranno a metà marzo 2016.


"I, robot" (powered by Ubuntu)



Un'ultima piacevole sorpresa è la presenza tra gli stand del MWC di questo piccolo robot che tira a calci un pallone (beh, deve migliorare), motorizzato da Ubuntu. Il robot è in gamba, si impegna, ma per adesso Lionel Messi può dormire sonni tranquilli! ;-)



(opening photo by Scott Croft on Twitter)

giovedì 11 febbraio 2016

Ci vediamo a "Open Design Conference" a Pordenone?


Sabato 20 febbraio prossimo si terrà a Pordenone "Open Design Conference", la prima conferenza italiana sulla progettazione Open Source.

L'appuntamento è organizzato dal Pordenone Linux User Group, in collaborazione con il Polo Tecnologico 'Andrea Galvani'.

Si tratta di un evento innovativo nel panorama italiano, per diffondere "lo stato dell'arte degli strumenti software per la progettazione (CAD, CAE, CAM, FEM) aperti e liberi e i più interessanti progetti Open Hardware in ambito architettonico e ingegneristico."

In pratica si vogliono riunire sotto lo stesso tetto tutte le migliori realtà FabLab e Hackerspace nate negli ultimi tempi nel Nord Est, mettendo a fattor comune le esperienze e realizzazioni nello spirito dell'open source, ma soprattutto della "free culture".

Programma della giornata


Il programma della giornata è particolarmente ricco: si parlerà di CAD open source come LibreCAD, FreeCAD, KiCAD e QCAD, office automation con LibreOffice, domotica, e anche open source per veicoli elettrici. In più un paio di tavole rotonde, "Linux è pronto per i professionisti e le PMI" (a cui partecipa anche il sottoscritto) e "FabLab zero fuffa".

Durante tutta la giornata ci saranno poi degli speed talk, brevi spazi di 10-15 minuti in cui si parlerà di moltissimi argomenti, inutile elencarveli qui, sono troppi! Personalmente cercherò di partecipare alle presentazioni dei FabLab e degli Hackerspace, magari trovo qualche idea nuova da portare al LUG.

Nello spazio del Polo tecnologico ci saranno anche spazi dedicati ai vari HackLab e FabLab presenti, che faranno delle dimostrazioni delle loro creazioni, spero di riuscire a vedere qualcosa!


Convergenza a Pordenone


Ah, uno degli speed talk sarà tenuto dal sottoscritto "Ubuntu Phone e la convergenza", sottotitolo "Il "dispositivo unico" in grado di sostituire smartphone e desktop". Ovviamente porterò con me un paio di Ubuntu Phone, e ovviamente farò una dimostrazione dal vivo di cos'è la convergenza made in Ubuntu. Ma di più non voglio dire, che sennò rovino la sorpresa.

Dovrei avere anche un piccolo spazio fisico dove piazzare il materiale promozionale di Ubuntu, quindi cercate la tovaglia arancione di Ubuntu, è probabile che lì intorno vedrete anche il sottoscritto: è quello con la maglietta nera ubuntu-it! :-)

Dettagli logistici


L'evento è gratuito e aperto a tutti, ma si consiglia la registrazione.

Sabato 20 Febbraio 2016, dalle 9:00 alle 18:00, presso il Polo Tecnologico 'Andrea Galvani' di Pordenone in Via Roveredo, 20/b a Pordenone. Info e programma su www.pnlug.it

Se venite passate a salutarmi, vi aspetto! Sennò seguitemi su Twitter, l'hashtag è #ODC2016PN :-)

giovedì 4 febbraio 2016

Canonical presenta Aquaris M10, il primo tablet Ubuntu convergente


Canonical ha oggi rivelato ufficialmente il primo tablet con Ubuntu: Aquaris M10 Ubuntu Edition.

Dopo che molte voci si erano rincorse nei giorni scorsi, finalmente Canonical ha annunciato che al MWC di Barcellona presenterà il suo primo tablet Ubuntu, realizzato insieme alla spagnola BQ, con cui ha già commercializzato i due smartphone Aquaris E4.5 ed Aquaris E5.

La convergenza, finalmente


Il tablet sarà il primo in grado di realizzare la convergenza: esperienza mobile e desktop sullo stesso dispositivo, con le app in grado di adattarsi dinamicamente alle dimensioni dello schermo. In questo modo, si potrà usare il tablet sia in mobilità che come desktop.

La convergenza secondo Ubuntu è dare all'utente una esperienza giusta, che sia in mobilità oppure seduto alla scrivania. Le app quindi devono adattarsi per essere utilizzabili al meglio sia che si tratti di un momento di svago - ascoltare musica, vedere un film, navigare su Internet -  che un momento di lavoro in cui si ha bisogno di strumenti per la videoscrittura o fotoritocco.

Sul tablet saranno preinstallate le applicazioni tipiche del desktop, come LibreOffice (suite per l'ufficio), GIMP (fotoritocco) e Gedit (editing testo). Ma sarà possibile installare qualsiasi programma compilato per processori ARM tramite riga di comando e apt-get. Quest'ultima possibilità è però ancora sperimentale, quindi riservata a programmatori esperti.


"Due in uno"


Un'altra novità interessante è la possibilità di eseguire e visualizzare sul tablet due app nello stesso momento. Come si può vedere nell'immagine del tablet qui sopra, sarà possibile eseguire una app in modalità "landscape" (per esempio il Browser Web) e una in modalità "portrait" (come la video chiamata). Le due app saranno quindi eseguite affiancate una all'altra, una soluzione indubbiamente originale per un tablet.

Specifiche tecniche

Le caratteristiche del tablet sono interessanti:
  • Schermo da 10.1'' IPS full HD 1920x1200 pixel a 240 ppi
  • Processore ARM 64 bit MediaTek MT8163A 1,5GHz quad-core
  • Memoria RAM 2 GB
  • Memoria eMMC 16 GB
  • Slot di espansione per micro-SD fino a 64 GB
  • Fotocamera 8 MP, con doppio LED, in grado di registrare 1080p, più una fotocamera frontale da 3 MP
  • Casse frontali Atmos Dolby stereo
  • Batteria da 7280 mAh, per una autonomia di circa 10 ore
Il tablet sarà venduto in tutto il mondo, a partre da Marzo 2016. Al momento il prezzo non è ancora stato fissato, ma probabilmente sarà sui 259 €, vicino al prezzo del modello Android.

Le altre anteprime Ubuntu del MWC 2016 


Sarà possibile provare Aquaris M10 Ubuntu Edition nel padiglione Ubuntu al prossimo MWC, in programma a Barcellona dal 22 al 25 febbraio prossimi.
Nella stessa occasione si potranno provare porting di Ubuntu su altri dispositivi come OnePlus, Fairphone e Sony. I porting sono realizzati dalla Comunità, quindi non ufficialmente supportati da Canonical, ma è molto simpatico che siano presenti nel padiglione Ubuntu.

Infine, Canonical ha rivelato di essere al lavoro su "altri dispositivi convergenti", magari qualcosa in più si saprà proprio a Barcellona.

Il 2016 sarà sicuramente un anno decisivo per Ubuntu Phone!



martedì 2 febbraio 2016

Ubuntu Phone: le novità del nuovo rilascio OTA9 provate per voi


Quasi un anno fa, stavo preparando le valigie per partecipare al "Ubuntu Phone Insider event" a Londra (il mio resoconto "dall'A alla Zeta"), l'anteprima mondiale del lancio sul mercato del primo telefonino motorizzato Ubuntu.

Dopo quasi un anno di sviluppo, con cicli di rilascio brevissimi (sei settimane) e 14 versioni (quattordici!) prodotte, siamo arrivati all'aggiornamento OTA9, una versione interessante, con qualche bella novità. Le ho provate sul mio BQ Aquaris E4.5, e questa è la mia esperienza.

Suoneria personabilizzabile


La prima chicca è la possibilità di personalizzare la suoneria dello smartphone: basta andare sulle Impostazioni -> Audio -> Suoneria e selezionare "Suoneria personalizzata". Il sottoscritto ha scelto qualcosa di adeguato alla sua non più giovane età... \m/

Mi piaceva la suoneria "Aquaris", e ce ne sono davvero molte altre di carine tra quelle predefinite di Ubuntu Phone, ma personalizzare la suoneria è indispensabile. Io la cambio abbastanza spesso, e voglio che denoti il mio carattere.

Ascoltare musica dagli Scope


È adesso possibile far partire un brano direttamente dagli Scope musicali e continuare ad ascoltarlo anche quando si passa a un altro Scope o app. Per esempio posso ascoltare "Dancing Queen" degli ABBA* e poi andare su Telegram o sul browser.

Questa è solo una delle tante evoluzioni degli Scope, uno degli aspetti più sottovaluati di Ubuntu Phone. Gli Scope permettono di avere i contenuti immediatamente utilizzabili, independentemente dall'app, e permettono quindi una condivisione trasversale degli stessi. Per capirli al meglio vi consiglio di rileggervi i miei post a riguardo, specialmente "come funzionano" e "cosa sono gli Aggregated Scope". Ma su questo torneremo più avanti.

Download di file dal Browser


Il browser predefnito di Ubuntu Phone, chiamato appunto "Browser" (un premio all'originalità degli ingegneri Canonical! :-P) può adesso scaricare qualsiasi tipo di file da Internet.
Embé!??!
Ebbene sì, prima di questa versione (fix), si potevano scaricare solo file che fossero utilizzabili dalle app installate sul telefono.
Ecco, questa non è un granché come novità, e mi sembra piuttosto una correzione di qualcosa che mancava.

Bug fix e altri piccoli miglioramenti


Come succede sempre, è l'incredibile quantità di correzioni d'errore rilasciate, ben 250. nonostante i cicli di rilascio siano di sole 6 settimane, è stato deciso di rilasciare un ulteriore rilascio intermedio OTA9.5, che risolve alcuni dei bug segnalati.

Tra le correzioni e miglioramenti più significativi:
  • Scope adesso "rinfrescano" le icone in maniera più veloce, quasi impercettibile, senza cancellare le icone
  • Corretto l'errore per cui se non si autorizzava l'app "Fotocamera" a usare la fotocamera (!) le foto apparivano nere
  • Miglioramenti nelle transizioni da una videata all'altra
  • Corretto l'errore per cui la batteria si scaricava con la musica in pausa
  • La barra in alto è adesso grigia e non c'è più il separatore arancione
  • Le icone delle app sono adesso in evidenza, anzichè sembrare "scavate" sullo sfondo - gli Scope ancora usano l'effetto "buco" 


Sintesi finale


Questo è - se non vado errato - il quattordicesimo aggiornamento che ricevo per il mio Aquaris E4.5 da febbraio 2015, e mi domando "Quanti aggiornamenti hanno ricevuto gli altri sistemi smartphone?" 

Anche se molti dei miglioramenti fin qui sono correzioni di errore, Ubuntu Phone è un sistema che cresce. Come ho scritto: è come vedere un puzzle che si completa poco alla volta, con le tesserine che vanno al loro posto.

Non so quando il puzzle si completerà - i più severi credono che anzi non si completerà mai, e lo sviluppo di Ubuntu Phone sarà abbandonato nel 2016. Io credo invece che da qui a poco ne vedremo delle belle.

Io sarò lì a raccontarvele.

* = sì, la copertina è sbagliata, ho aperto un bug.

venerdì 22 gennaio 2016

Al via "Ubuntu Scopes Showdown", 4-5 buoni motivi per partecipare


Canonical ha lanciato sul portale dedicato agli sviluppatori la seconda edizione di "Ubuntu Scopes Showdown", un contest aperto a tutti i programmatori che vogliono cimentarsi nella creazione di Scopes, la funzione di Ubuntu Phone che permette un accesso veloce e flessibile ai propri dati. Se volete cimentarvi su un sistema nuovo e aperto, questa è la vostra occasione, e non solo per i fantastici premi messi in palio. Fatemi spiegare meglio.

"Perché sviluppare per Ubuntu Phone?"


Questa è una delle domande che mi sento rivolgere più spesso, quando parlo di Ubuntu Phone. Certo, sviluppare per Android o iOS permette di accedere a un mercato vastissimo. La concorrenza però è altrettanto elevata: qualunque app abbiate in mente per Android o iOS, probabilmente è già stata creata da qualcun altro, molto prima di voi e molto meglio di quando voi possiate mai fare.

Lo spazio disponibile sui market di Apple e Google è di fatto già conquistato tutto, ed è dominato dai big.

Una possibilità diversa è data dal Ubuntu Store. Primo buon motivo: le possibilità di sviluppo sono ancora enormi, lo Store è in larga parte incompleto, e ci sono sicuramente moltissimi settori ancora da esplorare. Se avete una nuova idea, o ne volete clonare una già fatta, fatevi sotto!

Il secondo motivo è la natura aperta dello sviluppo e la possibilità di lavorare a stretto contatto con gli sviluppatori di Ubuntu Phone. Oltre a tutta la documentazione accessibile online, c'è la possibilità di partecipare a sessioni di training, Q&A, interagendo direttamente con gli sviluppatori in chat su ubuntu-devel IRC oppure sulla mailing list di sviluppo. Ho avuto modo di scambiare qualche mail con alcuni sviluppatori, alcuni di essi li conosco anche di persona, e posso garantirvi che sono tutte persone in gamba e disponibili.

Il terzo buon motivo deriva dal secondo: da qualche tempo si parla di alternanza scuola lavoro, tanto da diventare una delle linee su cui si è sviluppata l'ultima (ennesima) riforma della scuola. Sviluppare per Ubuntu Phone è un'occasione unica di lavorare a stretto contatto in un ambiente di produzione, che va ad arricchire il patrimonio curriculare, senza dover spendere soldi per partecipare a corsi o spostarsi da casa (bastano computer e collegamento a Internet).

Ricchi premi



Infine, se ancora non siete convinti, un buono motivo sono i premi in palio. Date un'occhiate ai premi in palio per "Ubuntu Scopes Showdown": computer, smartphone e RaspberryPi2 e molto altro. Un sacco di bella roba, fossi in voi ci fare un pensiero.

L'anno scorso partecipò e vinse +Riccardo Padovani - che quest'anno è stato prudenzialmente messo in giuria ;-) - e sono convinto che ci sono molti giovani che possono seguire le sue orme.

venerdì 15 gennaio 2016

Grandi novità Ubuntu al MWC 2016 di Barcellona?



Alcune mie fonti interne rivelano che Canonical presenterà un nuovo dispositivo “convergente” al MWC di Barcellona, in programma il prossimo mese.


Come già saprete, Canonical sta lavorando da qualche anno alla realizzazione di un dispositivo in grado di funzionare sia in mobilità sia come desktop, e negli ultimi mesi sta provando “un tablet con processore ARM a 64 bit”, realizzato dalla spagnola BQ - di cui sono già stati rilasciati due smartphone dotati di Ubuntu Phone.

Il MWC di Barcellona – il più importante evento al mondo per la tecnologia mobile – rappresenta quindi il momento ideale per la presentazione. Un'altra conferma che qualcosa di grosso bolle in pentola, è data per certa la presenza di Mark Shuttleworth, fondatore di Canonical e Ubuntu.

Il nuovo dispositivo ha nome in codice “Freiza”, e potrebbe essere il tablet BQ M10, già in commercio con Android, e su cui sembra siano stati svolti i test in questi ultimi mesi. Il BQ M10 è un tablet con display da 10’’, processore MediaTek MT8163 quad-core (1.3GHz), scheda grafica MediaTek Mali-T720 MP2, con 2GB RAM e 16GB di memoria eMMC.

Purtroppo non sono riuscito ad avere altre notizie sull’argomento, la fonte Canonical si è subito dopo chiusa in un generico "stiamo tenendo i dettagli abbastanza segreti per il momento". Nonostante la chiusura, si è lasciata scappare un "Siamo tutti molto entusiasti per quello che sta per succedere al MWC di quest'anno".

E' molto probabile, infatti, che il dispositivo convergente sarà solo una delle novità presentate da Canonical al MWC 2016. Dopo una (fin troppo) lunga attesa, sembra sia arrivato finalmente il momento di vedere il realizzarsi di un grande progetto.

Restate sintonizzati! :-)

domenica 10 gennaio 2016

Installazione e prova di SparkyLinux 4 “Tyche”


Ai tempi in cui andavano di moda, acquistai un Netbook per mia figlia, perché cominciasse a smanettare su una tastiera con un PC che sentisse “suo” (anche se il papà ne poteva fare largo uso...).

La macchina in prova

 
Il netbook è un Packard Bell DOT SE/001T con:
  • Cpu Intel Atom N450
  • RAM 1 GB
  • Hard disk 160 GB
  • Scheda grafica Intel  GMA 3150
  • Display 10,1’’ 1024 x 600 pixel
Oggi con questo hardware, anche le distribuzioni Linux cominciano a stare “strette”, specie quando si tratta di multimedia e navigazione su Internet. La distribuzione “storica” che ho tenuto sul PC è Lubuntu (il Windows XP preinstallato ha avuto vita brevissima!), ma avevo voglia di “dare un’occhiata in giro” per capire se si poteva spremere prestazioni migliori dal netbook.

Ho quindi scandagliato in lungo e in largo Distrowatch, il sito che raccoglie un po' tutte le distribuzioni Linux esistenti, ma trovare una distribuzione per desktop E leggera è diventato affare complicato. Ho quindi scaricato una serie di distribuzioni Linux e le installerò tutte prima di decidere quale tenere.

La prima (ma ne proverò altre) è SparkyLinux. SparkyLinux è una distribuzione basata su Debian “stretch” Testing, che vuole essere veloce, leggera e con software aggiornato. Per soddisfare le prime due caratteristiche, SparkyLinux utilizza LXDE come desktop environment. Per la terza, utilizza appunto Debian Testing e fornisce un sistema che permette l’aggiornamento del sistema con un clic.

Installazione

Ho scaricato SparkyLinux 4.2 Desktop LXDE dal sito web ufficiale, dove si possono trovare diverse versioni con altri desktop environment come MATE, KDE e Xfce.
Le dimensioni del file ISO mi hanno lasciato un po’ perplesso: ben  1,5 GB! Un sacco di roba, che significa anche molti programmi già forniti senza doverli scaricare in un secondo momento.


Ho masterizzato il file ISO su una chiavetta USB, e fatto partire il netbook dalla chiavetta. SparkyLinux si può provare in modalità live, e così ho fatto, per essere sicuro che tutto funzionasse al meglio prima di installare.


SparkyLinux si presenta con la classica configurazione LXDE, con pannello inferiore, e menu dei programmi in basso a sinistra. Sulla destra del pannello si trovano i controlli del volume, rete, e pulsanti per lo spegnimento.
Provando SparkyLinux in modalità live trovo conferma la grande quantità di programmi a disposizione: alcuni dei quali neanche conosco. Poco male, anzi, vuol dire che passerò qualche tempo a dar loro un’occhiata.

Passo quindi all’installazione di SparkyLinux sull’hard disk, utilizzando SparkyInstaller, presente sul desktop. I programmi di installazione delle varie distribuzioni sono molto simili tra loro, e così anche questo. Si passa attraverso una serie di finestre di configurazione in cui si chiede all’utente:
  • lingua (italiano)
  • fuso orario (Rome, UTC+1)
  • disposizione della tastiera (italiana)
  • nome utente
  • e infine partizionamento 
Sull’ultima ho qualche difficoltà: nessuna configurazione preimpostata, o suggerita, solo un utente esperto può configurarlo senza fare danni. Questo può essere un ostacolo per i novizi (a cui consiglio caldamente di rivolgersi al cugino / fratello / LUG più vicino).
Altra difficoltà che ho incontrato durante l'installazione sono le dimensioni delle finestre, più grandi dello schermo del netbook, che lasciano fuori i pulsanti. Ho risolto muovendo verso l'alto le finestre usando il cursore.
Una schermata finale riepiloga le scelte e le impostazioni, e poi inzia con l’installazione sull’hard disk.

“Standing on shoulder of giants”

E’ la prima scritta che appare durante lo slideshow che intrattiene l’utente durante il processo di installazione, che dura parecchio (il povero Atom N450 fa quello che può!), circa 1 ora. Alla fine, il sistema chiede il riavvio del PC.

Primo avvio 


Al primo avvio, il sistema verifica se sono presenti aggiornamenti e pacchetti per la localizzazione, e in caso li installa. Essendo basata su Debian Testing, e con così tanti programmi  preinstallati, di aggiornamenti ce ne sono ogni giorno. Molti megabyte di dati da scaricare e lunghi minuti da attendere finché il sistema li installa. Per un netbook con una CPU limitata com’è l’Atom, questo significa un carico notevole di lavoro.

Programmi in dotazione

SparkyLinux è una distribuzione completa, con moltissimi programmi e alcune interessanti utility peculiari.


Come suite per l'ufficio c'è LibreOffice 5.0, completa in tutti i suoi moduli, anche quelli - come Math e Base - che talvolta mancano altrove. Se non basta, con APTus se ne possono installare anche altre (come Calligra). Per leggere i documenti PDF c'è il classico Evince.

La parte multimediale è altrettanto completa: Exaile (ascoltare musica), VLC (vedere video), Xfburn (masterizzare CD/DVD) e molti altri. Video e MP3 funzionano al primo colpo senza problemi, grazie alla presenza del pacchetto "codec multimediali" preinstallato. 

Interessante poi Radio Tray, che non conoscevo. Radio Tray permette di ascoltare le radio internet. Una volta avviato, si posiziona sul pannello (tray), e da lì si possono selezionare i vari canali. Il programma ha già una serie di radio presintonizzate, e se ne possono aggiungere anche delle altre - per esempio le radio italiane.


Per la parte Internet, SparkyLinux ha Iceweasel e Icedove, che sono gli equivalenti "generici" (=senza marchio) di Firefox e Thunderbird. Ho trovavo Icewasel abbastanza lento, anche se si possono vedere senza problemi i video su Youtube. Interessante la presenza di Liferea, aggregatore di notizie, per quei pochi (come il sottoscritto) che ancora legge così le notizie.


Superfluo invece Turpial, client per Twitter: il programma ha qualche bug e (purtroppo) il progetto sembra fermo da quasi 2 anni.

La parte gestione del sistema ha numerose utility, che coprono praticamente qualsiasi necessità di configurazione - e anche di più.


Mi ha colpito in particolare Sparky APTus, peculiare di SparkyLinux. Con APTus si può aggiornare il sistema, installare "meta pacchetti" (pacchetti che ne contengono molti altri, come i codec multimediali), installare versioni diverse di suite per l'ufficio (Calligra, WPSOffice), rimuovere pacchetti e kernel non più necessari, aggiornare le fonti (repository).


SparkyAPTus è una utility fatta molto bene, e permette di gestire quasi tutte le necessità di installazione e pulizia del sistema da un unico posto.

Cosa mi piace
Dopo una settimana di utilizzo, ci sono alcune cose positive:
  • SparkyAPTus, un programma molto utile per tenere pulito e aggiornato il sistema 
  • Il software è sempre aggiornato, ma nessun "crash" rilevato, segno che SparkyLinux è un sistema molto stabile
  • Leggera e abbastanza veloce, SparkyLinux è modesta nell'impiego delle risorse di sistema. La CPU raramente arriva al 100% di utilizzo e 1 GB di RAM presente basta e avanza.

Cosa mi piace poco

SparkyLinux ha anche qualche pecca:
  • In fase di installazione lo strumento di partizionamento è difficile per gli utenti poco esperti, che potrebbero fare danni - specie in caso di dual-boot con Windows (il nonno raccomanda: fare sempre un backup dei dati PRIMA dell'installazione!). Bisogna dire che SparkyLinux dispone di una buona documentazione sul proprio wiki (in inglese) che è sicuramente utile.
  • Aggiornamenti pesanti: al sottoscritto è capitato di scaricare 195 MB dopo 2-3 giorni dall'ultimo aggiornamento: troppa roba e troppo tempo perso a scaricare e installare. Se poi si dispone di una CPU limitata come è Intel Atom questo fattore è ancora più grave.
  • Mancanza di "consistenza", tanti (buoni) programmi presi però da "famiglie diverse" (LXDE, Xfce e GNOME) si traduce in una patchanka di programmi, e mancanza di omogeneità nell'esperienza utente
  • Bordo delle finestre inesistente, il tema predefinito è quantomeno discutibile: se si sovrappongono due finestre è impossibile distinguerne il bordo (grigio). Ho rimediato utilizzando lo stile "Clearlooks", ma perché quel tema?

Conclusioni 

Avendola utilizzata per qualche tempo posso dire che SparkyLinux è una buona distribuzione, che merita considerazione. La presenza di numerosi programmi già preinstallati aiuta ad essere efficienti fin dall'installazione, ma è inadatta per utenti inesperti.
La consiglio a chi vuole una distribuzione leggera e pronta all'uso.
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