La bellissima infografica pubblicata da OMGUbuntu
Il 20 Ottobre 2004, 9 anni fa, nasceva ufficialmente Ubuntu, distribuzione Linux derivata da Debian. Obiettivo principale del progetto: essere facile e alla portata di tutti. Il suo primo slogan era infatti "Linux for human beings" (Linux per tutti), ripetuto ossessivamente come un mantra. Formidabili quegli anni. C'era un'aria nuova, come se qualcuno avesse aperto una finestra facendo entrare aria fresca.
Il color marroncione che caraterizzava Ubuntu richiamava la savana Africana, terra da cui proviene la filosofia Ubuntu. La distribuzione poneva (pone) le basi sulla Comunità, sui valori della solidarietà reciproca, sul contributo positivo, sull'ascolto.
Con il tempo quel primo obiettivo è stato in parte superato, e anche i valori sono stati messi in secondo piano. Con un cambio che ha suscitato più di qualche polemica, il "Circle Of Friends", che simboleggia aiuto recuiproco, è stato spostato e ridotto. Mossa che ha dato un aspetto più professionale al marchio, che molti hanno interpretato come voler ridurre il peso dei valori fondanti di Ubuntu.
"Times They Are a-Changin"
Cambiare obiettivi forse era anche l'unica cosa da fare: essere il numero 1 in un mercato che incide per l'1% sul totale del mercato desktop, è decisamente modesto. Nonostante i numerosi accordi stipulati con tutti i maggiori produttori di PC, Linux sul desktop non è mai decollato. Difficile che decolli adesso, dopo più di 20 anni di Linux. Ma chissà?
A questo si aggiunga che il mercato del desktop ha perso il primato nell'attenzione di consumatori e sviluppatori, a favore di tablet (e smartphone). Sebbene infatti la percentuale di diffusione dei tablet sia ancora ridicola se paragonata a quella dei PC, il trend è decisamente in crescita, e l'espansione del mercato sembra inarrestabile - anche se difficilmente tablet o smartphone riusciranno a soppiantare il PC.
Ubuntu Edge, l'unico progetto innovativo visto sinora voleva unire in un unico dispositivo PC e smartphone, è fallito. Gli altri produttori per ora si accontentano di cambiare colore e icone ai propri smartphone. Non so se fosse troppo presto per proporre un giocattolo simile, o se addirittura fosse un vicolo cieco, ma sono tempi duri per l'innovazione.
Looking back over my shoulder
Dopo quel primo cambio di rotta, Ubuntu ha sempre intrapreso strade nuove, cercando da una parte di assecondare il mercato (come l'interfaccia per netbook, antesignana dell'attuale Unity) dall'altra cercando di anticiparlo (come appunto con Ubuntu Edge).
La direzione è stata è stata modificata più volte, con alcune piccole "innovazioni" inserite (Unity, HUD, lens e scopes) con lo scopo di migliorare "l'esperienza utente", rendendola sia più piacevole che più produttiva.
"La strada che ci porta a domani"
L'idea di quest'ultimo anno, che Mark Shuttleworth ripete ossessivamente è la convergenza: dispositivi diversi, dalla TV, al desktop, al server allo smartphone, che usano lo stesso sistema operativo. Un'idea tanto rivoluzionaria quanto difficile da mettere in pratica.
Unity, la nuova interfaccia grafica di Ubuntu, a 2 anni dalla sua comparsa, non è ancora stata digerita da una buona parte della popolazione ubuntera. Anzi, ha indotto qualcuno a cambiare a favore di XFCE e Xubuntu.
Anche Microsoft ha tentato di seguire questo approccio, mettendo su PC e tablet Surface della stessa interfaccia grafica, con le ormai famose mattonelle di Windows 8. Mi dicono che chi usa i sistemi operativi Made in Redmond non si sia ancora ripreso dallo shock.
Probabile che - se mai il progetto di convergenza andrà in porto - Ubuntu avrà interfacce utente simili ma non identiche: troppa la differenza nell'utilizzo dei dispositivi, soprattutto nelle aspettative di chi li utilizza. Più probabile invece che le app saranno le stesse, che si adatteranno a forme e dimensioni dei dispositivi.
Le prossime sfide
Il prossimo anno sarà caratterizzato da un paio di scadenze e appuntamenti impegnativi per Ubuntu.
Per iniziare, Ubuntu Touch, dopo essere stato rilasciato ufficialmente su Nexus, sarà preinstallato su nuovi dispositivi, secondo quanto dichiarato dallo stesso Shuttleworth. Si tratta di una sfida pazzesca ai leader iOS e Android, sostenuti da giganti come Apple e Google (per non parlare della strana coppia Nokia - Microsoft). Riuscirà Ubuntu a ritagliarsi una (piccola) fetta di mercato?
Ad Aprile, sarà rilasciata la nuova LTS di Ubuntu, Trusty Tahr 14.04. Sotto il cofano dovrebbe incorporare Mir, il nuovo server grafico, boicottato - se non osteggiato - dalla totalità dei progetti open source, impegnati in piani quinquennali di adozione dell'ortodosso Wayland. Mir riuscirà ad essere stabile per essere incluso in una LTS? (che ha 5 anni di supporto) Cosa faranno le derivate di Ubuntu quando si troveranno a dover scegliere?
A maggio 2011, tenendo il keynote di apertura di UDS-O A Budapest Mark la sparò grossa:
"[Our] goal is 200 million users of Ubuntu in 4 years"
(il nostro obiettivo è 200 milioni di (installazioni) Ubuntu in 4 anni)Beh, siamo a metà di quei 4 anni, e le statistiche (ottimistiche) dicono che siamo a circa un decimo di quella cifra: 20 milioni. Giusto alzare l'asticella e puntare a grandi obiettivi, ma quanto può espandersi ancora Ubuntu?
Per quanto ne capisco, non so cosa ci riserva il futuro, ma sono sicuro che Ubuntu ha già cambiato la storia di Linux.