mercoledì 30 novembre 2011

Nuova Google Bar: Google Chrome OS de facto

Qualche mese fa, quando Google+ cominciava a entrare sui nostri computer e nelle nostre vite, avevo fatto un post, in cui parlavo anche della "Google Bar", la barra nera che compare in alto nel browser, quando si accede ai servizi di Google, una sorta di menu che contiene tutte le applicazioni Google.

Google Bar, come l'abbiamo finora conosciuta


Lo scopo della barra è semplice: integrare in un unico posto (a sinistra) le app e permette di passare facilmente dall'una all'altra. Alla destra invece un'altra serie di menu, contiene i "Google+ tools". Nell'ordine:
  • Nome e cognome: le proprie impostazioni personali
  • Numero: le notifiche di Google +, si colora di rosso quando appaiono nuove notifiche
  • Condividi: per inserire i propri pensieri e link su Google+
  • Avatar: (un'altra volta) le proprie impostazioni personali
  • Rotellina: le impostazioni dell'app Google che si sta usando in quel momento (Gmail, Google+, Google Docs, ...)
Il limite di questo modello sta nel fatto che toglie prezioso spazio verticale, su monitor già schiacciati dal formato 16:9 o 16:10.

Google Bar, come sarà a breve

Dello spreco, se ne sono accorti anche dalle parti di Google, che hanno deciso di cambiare approccio. La Google Bar non ci sarà più e verrà sostituita da:
  • Google Menu: un menu da cui si accede alle app di Google (e molto altro)
  • Ricerca: per effettuare ricerche all'interno dell'app attiva
  • Google+ tools: gli stessi strumenti presenti adesso a destra nella Google Bar
Il tutto viene spiegato da un breve video fatto da Google (in inglese).



La barra sparisce, lasciando il posto a un menu e un "family feeling", una sorta di parte superiore comune, più flessibile, che in futuro potrebbe essere ulteriormente migliorata.


Il Google Menu, in quella posizione, a me ricorda vagamente il menu di GNOME 2.x, e lo vedo come un piccolo passo nella direzione Google Chrome OS. Di fatto: una volta che si accede al proprio account Google, si hanno a disposizione tutti i servizi "cloud computing" di Google a distanza di un click.

Orientando lo sguardo ancor di più verso l'orizzonte, si potrebbe vedere un utente che accende il computer, avvia il proprio browser e poi usa solo le app di Google per il resto del suo tempo. Difficile (e inutile) dire a questo punto se si sia così importante il Sistema Operativo che si sta usando, dal momento che alla fine si usa solo materiale made in Google...

Se orientate la vista verso quella direzione, probabilmente state guardando nella stessa direzione di Google.


Link:

Mio precedente post su Google+ e Google Bar
Posto sul blog di Google che annuncia la nuova Google Bar (in inglese)

domenica 20 novembre 2011

Il 20 novembre è Ubuntu Community Appreciation Day



Cioè il giorno in cui le persone che usano Ubuntu (ma anche no!) ringraziano la Comunità Ubuntu per quel che fa per fare di Ubuntu la miglior distribuzione Linux esistente.

Lo si può fare in tanti modi su Internet (vedi sotto i link), ma il migliore è farlo di persona: una telefonata, un SMS o una pacca sulla spalla saranno sicuramente apprezzati. Non scartate infine l'idea di offrire una birra al vostro ubuntero preferito. ;-)

Anche se potrebbe apparire un'autocelebrazione, in quanto della Comunità Ubuntu faccio parte ormai da qualche anno...

GRAZIE a tutti per il magnifico lavoro fatto!


Link:

Pagina sul wiki
Pagina su Facebook (su cui fare "mi piace")
Pagina su Google+ (su cui fare +1)
Hashtag su Twitter (con cui potete twittare il vostro Grazie!)

sabato 19 novembre 2011

U2's Achtung Baby, 20 years later (prima parte)


"U2 set themselves up as the first of the new groups rather than the last of the old" (Bill Flanagan)

20 anni fa, nel giorno ufficiale dell'uscita, mi recai al negozio di dischi di Thiene "Il Discolo", e comprai il CD di "Achtung Baby" degli U2. Il titolare mi disse "Oggi tutti quelli che entrano chiedono questo disco. O quelli dei Guns 'N Roses" (Use your illusioni I e II). Andai a casa e mi ascoltai tutto il CD nella taverna di casa, dove c'era lo stereo, sul divano, le cuffie in testa. Il disco era oscuro, introspettivo, inquietante, insieme tribale e urbano.

Quando finì, salii a cenare. Sulle scale trovai mio fratello che mi chiese "Com'è?".

"Sconvolgente."

Dopo aver bagnato i panni nel Mississippi con il lungo tour che seguì "The Joshua Tree", da cui nacque "Rattle and Hum", gli U2 tornarono a casa inariditi e svuotati. Si presero una lunga pausa di riflessione.
Si ritrovarono nel 1990 a Berlino, negli Hansa Studio, una ex sala da ballo delle SS, per registrare un nuovo disco. Il muro era caduto l'anno prima e Berlino era nel turbine del processo di riunificazione delle due Germanie, dopo 45 anni di guerra fredda.

Anche la band era ancora in crisi e ci furono forti contrasti, tanto più che The Edge si era appena separato dalla moglie. Ma le mani sapienti di Brian Eno e Daniel Lanois, già produttori di "The Unforgettable Fire" e "The Joshua Tree", seppero trarre il meglio da quelle discussioni e ne uscì un album di completa rottura nei confronti del passato, e che aprì le porte a una nuova fase nella carriera degli U2.

20 anni dopo, provo a mettere nero su bianco le emozioni e i pensieri di quella sera e le cose che nel frattempo sono successe attorno a quell'album.  
Edit: ho deciso di spezzare in due questo post, stava diventando troppo lungo (=palloso). Stay tuned!

Zoo Station 

Si inizia subito pesante. Chi si era addormentato sulle note di "All I want is you" si risveglia in un incubo: esplosioni, strati e strati chitarre distorte, batteria metallica e Bono che canta da dentro un tubo. Eppure batti e ribatti, la melodia è coinvolgente e armoniosa.


Il titolo della canzone è rubato a una stazione della metro di Berlino, che ha "ricambiato" rinominando in U2 la linea della metropolitana che vi passa. 

Questa canzone è la copertina del nuovo corso degli U2, e aprirà tutti i loro concerti dello ZooTV Tour, il tour mondiale seguito alla pubblicazione del disco. 

EVERYTHING YOU 
KNOW IS WRONG

Qualche anno prima della rivoluzione comunicativa di Internet, gli U2 tramortiscono i loro fan con un suono potente e overload visiva. Il tour porta in giro un palco immenso, una vera Cattedrale Catodica, schermi giganteschi che lanciano messaggi inquietanti, ironicamente subliminali. Il concerto è una Messa Mediatica che celebra alienazione e follia della civiltà moderna.


Io l'ho visto passare 2 volte, ad Assago e a Verona. Vedere Bono che balla come una scimmia e scimmiotta il passo dell'oca davanti a schermi giganti disturbati da rumore bianco vale da solo il prezzo del biglietto. Ma questa è un'altra storia.

Even Better Than The Real Thing

Questa canzone è (IMHO) quanto di più ipnotico e psichedelico esista nella discografia degli U2. La chitarra elettrica imbizzarrita fa da padrone, Bono canta sussurrando le parole fino all'esplosione finale. Della canzone, Bono disse:
"It was reflective of the times [the band] were living in, when people were no longer looking for the truth, [they] were all looking for instant gratification."
(Rifletteva i tempi che la band stava vivendo, quando la gente non cercava la verità, ma cercavano tutti un piacere istantaneo) 
Il video altrettanto ipnotico e vertiginoso fece un discreto scandalo perché furono inseriti alcuni fotogrammi di discutibili opere d'arte dell'americano Jeff Koons, ritratto in atteggiamenti intimi con la moglie del tempo, che gli italiani ben conoscono.

One

Nella saga delle "ballad" degli U2, c'eravamo lasciati con l'Io narrante che non sapeva se poteva vivere con o senza la sua dolce metà. Ci ritroviamo in "One" che sì, possono vivere assieme, ma contrasti, incomprensioni e discussioni avvelenano il clima e incrinano l'unità della coppia, e definiscono il senso del brano.
We are One, but we're not the same (siamo Una Cosa Sola, ma non siamo la stessa cosa)
Testo e musica ne fanno indiscutibilmente una delle più belle canzoni degli U2, un vero pezzo di storia del rock.


Di questa canzone fu tratto anche un singolo, sulla cui copertina c'era una foto di bisonti che cadono nel vuoto, opera di  David Wojnarowicz, artista gay morto di AIDS. I bisonti spinti a morire nel vuoto dai cacciatori indiani simboleggiano appunto il fotografo e altri come lui spinti nell'ignoto da forze invisibili e oscure.

Until the end of the world

Il pezzo più oscuro dell'album, introdotto dal ritmo delle conga suonate dal produttore Daniel Lanois, tutto giocato sui bassi, con Bono che recita versi. Al primo ascolto non capivo cosa significassero. A complicare il tutto, il brano fa parte della colonna sonora dell'omonimo film di Wim Wenders, che però narra tutt'altra vicenda.
Scoprii più tardi che Bono aveva scritto quella canzone pensando a un dialogo tra Gesù e Giuda, che riepiloga i momenti salienti della passione: ultimo cena, incontro nel giardino del Getsemani e suicidio di Giuda.

 
Ai tempi della registrazione dell'album, Wenders era a Berlino e cercava un brano per il suo film, gli U2 un titolo per il loro brano, si scambiarono i favori con soddisfazione reciproca.

Who's Gonna Ride Your Wild Horses

Dell'album è la canzone che amo meno. Anche se ne hanno fatto un singolo, anche se l'hanno suonata dal vivo, ho come la sensazione che non dovesse far parte dell'album.
La leggenda narra che fosse stata ispirata e dedicata a una ragazza conosciuta, conosciuta bene intendo, da uno degli U2 durante la registrazione dell'album.

So Cruel

Questo è il pezzo più sofferto dell'album. Una ballad triste, amara e malinconica che parla della fine di un amore. Bono ha scritto questa canzone pensando alla rottura ta The Edge e la moglie, avvenuta proprio durante la registrazione di "Achtung Baby". Bisogna tenere presente che fino ad allora, a detta dello stesso Bono, gli U2 facevano tribù con famiglie e amici in comune. La fine del matrimonio di David Evans (The Edge) segna anche la fine dell'armonia di questa piccola comunità.
La canzone resta un piccolo gioiello incastonato nell'album che brilla di luce nera.

(fine prima parte)

martedì 15 novembre 2011

MyUnity arriva alla versione 1.03 e... alla fama internazionale! ;-)


Grazie al lavoro indefesso del mitico Fabio Pixel Colinelli, membro emerito della Comunità Ubuntu-it, MyUnity, la piccola app per la configurazione di Unity arriva alla versione 1.03, aggiungendo numerose nuove funzioni.

(fonte: OMG!Ubuntu!)

MyUnity, lo ricordo, permette di personalizzare praticamente tutta Unity, in tutti i suoi componenti (dash, launcher, panel e scrivania) e in tutti i loro parametri (trasparenza, comportamento, font, dimensione delle icone...).

Tra le novità, il nuovo tasto "Valori di default", che ripristina le impostazioni predefinite.

(fonte: OMG!Ubuntu!)

Ecco, magari la scritta è da sistemare in "Valori predefiniti", ma si può sistemare. Come forse altre 2-3 definizioni dell'interfaccia, ma il giocattolino funziona davvero bene.

I soliti ignobili

Grazie alla segnalazione di un ignobile ignoto, giustamente maledetto da Fabio :-) MyUnity raggiunge anche la fama internazionale, con una bella recensione presente su OMG!Ubuntu! (vedi sotto). L'autore dell'articolo si rammarica solo che il programma sia localizzato in italiano, ma ben presto avremo la versione in inglese e a seguire (mi auguro!) in tutte le lingue del mondo.

Come installarlo

MyUnity è disponibile per Ubuntu 10.10, 11.04, 11.10 e anche 12.04! Per installarlo, basta aggiungere la sorgente software da riga di comando:

sudo apt-add-repository ppa:myunity/ppa
sudo apt-get update
sudo apt-get install myunity

UPDATE! 

L'installazione di MyUnity direttamente da Ubuntu Software Center sembra non funzionare, quindi usate i 3 comandi qui sopra!

Se Unity ha finora avuto qualche problema di gradimento da parte degli ubunteri di tutto il mondo, MyUnity può contribuire a risollevarne la popolarità.
Adesso aspettiamo solo di vederlo internazionalizzato e... incluso di default nelle "Impostazioni di Sistema" :-)


Link:

Articolo su OMG!Ubuntu! (in inglese)

mercoledì 2 novembre 2011

myUnity: piccola app per personalizzare Unity su Ubuntu 11.10


Un amico ubuntero della Comunità Ubunti-it ha fatto una piccola app per Unity, che funziona su Ubuntu 11.10 (e successive! ;-) per regolare tutti i parametri di Unity tipo: trasparenze, dimensioni delle icone, comportamento di launcher e dash. Il programma è fatto in Gambas2, e sono già stati pubblicati anche i sorgenti!

Io ho provato una prelease (grazie Pixel), e... mi pare funzioni! Provatela anche voi! 
L'app si trova all'indirizzo di cui sotto.


Link:

Download di Unity
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