mercoledì 1 dicembre 2010
Fine di una cosa inutile: dal 1 gennaio 2011 stop alle buste di plastica (ma non basta)
Quando guardo le mie bambine, penso spesso al loro futuro, e a cosa posso fare per renderlo migliore. Non è retorica di serie B, ma seria preoccupazione di un papà qualunque. Uno dei miei (tanti) crucci riguarda l'ambiente: come posso, nel mio piccolo, fare in modo che loro crescano in un mondo vivibile e non un cumulo informe di immondizia e inquinamento?
Ho letto quindi con un sospiro di sollievo la notizia che la "cosa inutile" (come avevo definito la "busta di plastica", in un mio post precedente) giunge al termine della sua inutile esistenza. Dal 1 gennaio 2001, anche in Italia non saranno più in circolazione le buste di plastica. L'Italia si adegua così alla normativa Europea, con un anno di ritardo sui tempi inizialmente previsti.
Già da tempo, i più virtuosi consumatori si sono dotati di borsette in carta o tessuto, e rifiutano con sdegno la busta di plastica offerta dalla cassiera. Sembra addirittura che questi siano il 73% degli italiani!
Già da tempo, le più virtuose catene di supermercati si sono dotate di buste in tessuto, carta o plastica biodegradabile.
Salto culturale
Ma quello che deve entrare nella testa della gente è che le borse di plastica non vanno sostituite in toto con quelle di biodegradabili: non si possono coltivare ettari di campi di grano solo per fare la spesa! Né si possono sostituire con quelle carta: non si può abbattere l'Amazzonia per lo shopping natalizio!
Si deve innanzitutto provvedere a ridurre al minimo l'utilizzo di materie, siano queste riciclabili o meno. Per farlo è necessario un deciso salto culturale, sicuramente già in atto, ma ancora non sufficiente per garantire un futuro migliore alle prossime generazioni: non ci si può permettere di consumare un pianeta e mezzo all'anno!
Link:
Mio precedente post sull'argomento
Altro mio precedente post sull'argomento
Articolo su Repubblica.it sulle buste in plastica
Articolo su Repubblica.it sul consumo della Terra
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