domenica 26 maggio 2013

Prova Ubuntu 13.04: un mese e più insieme a "Ringtail"

Il mio Ubuntu 13.04

Ciao Pangolino ciao

Quando un anno fa installai Ubuntu 12.04 LTS sul mio notebook, ero certo il "Pangolino Preciso" avesse trovato un luogo sicuro per rimanervi parecchio tempo. Ubuntu 12.04 è stabile, e supportata per 5 anni, mentre il mio PC comincia ad avere i suoi anni (è del 2010), senza contare che l'evoluzione di Ubuntu - con tutti i suoi effetti speciali e colori ultra vivaci - pretende hardware sempre più recente e performante.

Poi, a forza di sentire la mia amica +Carla Sella, la famosa "tester" di ubuntu-it, enunciare meraviglie e stabilità di Ubuntu 13.04, ho deciso di sfrattare il Pangolino dalla sua tana.
Ciao Pangolino, è stato bello, sapevamo entrambi che prima o poi finiva! :_(

Installazione di Ubuntu 13.04

Per fare posto al Ubuntu 13.04, si comincia con un bel backup su disco USB esterno dei dati contenuti nella mia cartella /home. Tutte le installazioni di un nuovo sistema iniziano infatti dal fare una copia di backup dei propri dati importanti! Come scrissi in un mio post, nel caso - raro - che qualcosa vada storto durante l'installazione è fondamentale aver messo in sicurezza i dati.

Dopo aver effettuato la copia, ho scaricato l'immagine ISO di Ubuntu 13.04 dal sito web di ubuntu-it, e copiata su una chiavetta USB, in modo da poterla installare da lì.

L'installazione è stata molto semplice (vedete sul wiki una guida - per Ubuntu 12.04): completamente assistita, consiste in poche e semplici domande (lingua, layout tastiera, paese, user e password, ...) e procede senza problemi fino al riavvio del sistema. L'unico punto di attenzione è al momento del partizionamento e formattazione del disco fisso: consiglio caldamente a tutti di leggere bene le opzioni e scegliere quella desiderata.

Ubuntu 13.04 con Unity

Primo avvio del sistema (e primo problema)

Il primo avvio del sistema è stato il momento peggiore: il PC era lentissimo, quasi non riusciva a rispondere ai comandi, con il mouse che spariva e la dash (il pannello di Unity per eseguire i programmi ed effettuare le ricerche) lentissima.

All'inizio credevo che il problema fosse la scheda grafica, una ATI HD 4200 del 2010, che stenta a sopportare gli effetti grafici di Unity. Infatti la Dash - se è massimizzata - include un'animazione che la rendono lentissima (almeno, con la mia scheda grafica). Compresa nell'animazione, c'è un'anteprima di quello che si va a cercare (vedi questo articolo sulle novità di Ubuntu 13.04), che è una gran bella cosa, ma solo per hardware in grado di supportarla.

Ho quindi deciso di ridimensionare la Dash, in modo che fosse più rapida. Il problema si risolse parzialmente: l'avvio della Dash rimane lento, sia premendo il tasto "Super" (quello che nei normali computer ha una "finestrella come simbolo, nel mio c'è il logo di Ubuntu), sia premendo il tasto "Home" del Launcher (=il barrone laterale sinistro).

Ubuntu 13.04 con Dash "ridotta"

Cercando delle alternative per rendere le prestazioni decenti, ho scoperto che ATI ha dismesso il supporto per la mia scheda grafica (e per tutte quelle della serie HD 20000, HD 3000 e HD 4000), in quanto ormai "avevano raggiunto il massimo delle ottimizzazioni" (dicono). Per le schede di questa serie non sono quindi disponibili i driver proprietari (motivazione tecnica: i driver ATI 13.1 Legacy possono essere usati fino a X Server 1.12). Prendo nota: in futuro comprerò solo PC con schede grafiche di cui siano disponibili i driver liberi.

Per aggirare questo problema è disponibile un "trucchetto": usare la vecchia versione 1.12 di X Server e i relativi driver (vedi questa pagina su Launchpad), ma sinceramente io sconsiglio fortemente di farlo, e personalmente ho evitato la cosa.

Mentre sto provando varie soluzioni, noto che il sistema comincia a funzionare in maniera decente. Ubuntu deve aver indicizzato (=memorizzato) applicazioni e file presenti nel sistema, e sembra essere via via più reattivo. Lascio perdere la scheda video e procedo con qualche piccola personalizzazione.

Personalizzazioni dell'aspetto consigliate (da me)

Passato il primo approccio, devo ammettere che Ubuntu 13.04 è di una solidità impressionante: nessun crash inaspettato. La prima impressione di stabilità è mantenuta nei giorni successivi: nessun grosso bug rilevato, pochissimi aggiornamenti e correzioni. Grande merito va alla squadra di Quality Assurance, di cui fa parte la già citata Carla.

Ubuntu 13.04 è fatto per essere utilizzato così com'è, ma al sottoscritto non piacciono alcune cose, che ho provveduto personalizzare. Da "Impostazioni di sistema" -> "Aspetto":
  • cambio lo sfondo del desktop, per dargli un po' di personalità
  • riduco la dimensione delle icone del Launcher a 36 pixel, così sono visibili più applicazioni
  • attivo la scomparsa automatica del Launcher, così guadagno spazio sul desktop
  • abilito gli "spazi di lavoro", che fanno sempre comodo
Installo quindi "Unity Tweak Tool" e riduco le dimensioni dei tipi di carattere (font), che nelle impostazioni predefinite (mi) sembrano enormi.

Ubuntu 13.04 con Unity Tweak Tool - Tipi di carattere

Infine, su Firefox, il browser web predefinito, installo Adblock, l'estensione che blocca le noiose e pesanti pubblicità presenti sui siti web. Mi domando sempre perché tale estensione non sia installata in maniera predefinita, come lo è invece su Rekonq.

Disabilitare o no le ricerche online?

Da Ubuntu 12.10, le ricerche dalla Dash accedono anche a Internet, sul sito di Amazon. Questa scelta ha suscitato molte perplessità, perché durante la ricerca il sistema invia ad Amazon alcuni dati dell'utente. Molti commentatori hanno visto in questo un attacco alla privacy, sebbene i dati inviati siano pressoché irrilevanti, e siano usati - secondo Canonical - in maniera aggregata e anonima.

Bisogna anche dire che tutti i sistemi operativi moderni registrano le azioni fatte dagli utenti sul proprio sistema, e in qualche caso le inviano in rete. Un recente esempio è quando qualcuno si accorse che i melafonini tracciavano gli spostamenti GPS dei propri utilizzatori.

La differenza tra queste pratiche e Ubuntu sta nel fatto che su quest'ultimo lo fa alla luce del sole, mentre nessuno sa cosa fanno gli altri sistemi operativi, ed è sempre possibile disabilitare tutte le "registrazioni" e il collegamento online con 1 solo clic, dal pannello "Privacy" di "Impostazioni di sistema".

Il pannello "Privacy" delle "Impostazioni di sistema" su Ubuntu 13.04

Detto questo, disabilitando ricerche online, si disabilita anche la relativa "Social lens", una vista della Dash dedicata alla visione dei social media (Facebok, Twitter, ...), molto comoda e perfettamente integrata con Unity. Se si fa clic su uno dei messaggi (o altro) presenti sulla "Social lens" si apre una finestra del browser predefinito per vederne i dettagli.

La "Social lens" su Ubuntu 13.04, 
con i tweet delle persone che seguo

Per attivare la "Social lens" bisogna andare su "Impostazioni di sistema" -> "Account online". Da qui si può impostare l'accesso ai servizi di social networking più popolari, come Twitter, Facebook, Flickr, Google e (orrore!) Windows Live.

Setup di un account online su Ubuntu 13.04

Una volta impostato almeno un servizio, la "Social lens" appare sulla Dash.

Questo è un piccolo servizio reso possibile dall'integrazione di Ubuntu con i servizi web, ma che viene disabilitato se si tolgono le ricerche online. Questa situazione dovrebbe cambiare nella prossima versione di Ubuntu, quando arriveranno gli annunciati "Smart scopes" (poi rimandati a Ubuntu 13.10), che dovrebbero gestire in maniera più flessibile l'accesso di Ubuntu alle risorse di rete.



Come si vede nel video qui sopra, la ricerca su Internet dalla Dash sarà estesa a numerose altre risorse, come Wikipedia, Google Drive, Flickr, servizi meteo, deviantART, e moltissimi altri, dando risultati di tutti i tipi: immagini, musica (legale!), notizie, ricette, consigli su dove mangiare molto altro. Bello, no? Staremo a vedere! :-)

Ma dove sono le novità?

A parte la "Social lens", in effetti mancano grosse novità su Ubuntu 13.04. Ci sono invece novità che passano quasi inosservate:
  • LibreOffice 4.0, un bel balzo in avanti per LibreOffice, ma i benefici per gli utilizzatori si vedranno più avanti
  • La sparizione di Gwibber, il client per microbloggin (Twitter, identi.ca) che sarà sostituito da "Friends", ancora immaturo, lo vedremo su Ubuntu 13.10
  • La sparizione di WUBI, il programma che permetteva di installare Ubuntu all'interno di Windows, personalmente gli ho sempre preferito un bel dual-boot
  • Alcune nuove icone e i nuovi pulsanti di spegnimento, apprezzati dagli esteti
  • La sostituzione di Nautilus, il file manager predefinito con File, che ne è suo degno sostituto, ma che manca della funzione di "split" presente su Nautilus, che permetteva di sdoppiare la finestra in due (grave mancanza!).
Poche novità, nessuna rivoluzione, ma un continuo e costante lavoro di miglioramento su tutti i fronti. Tutto qui?

Un salto nell'aldilà: GNOME (s)Hell

No, per gli amanti delle emozioni estreme, ho provato un salto nel lato oscuro di Ubuntu: GNOME (s)Hell!

Dovete sapere che, dopo essere andati d'amore e d'accordo per molti anni, Ubuntu e GNOME hanno preso strade diverse (e simili) nel 2011, quando apparvero "Unity" (l'interfaccia predefinita da Ubuntu 11.04) e "GNOME Shell", l'analoga interfaccia "made in GNOME". Paradossalmente, la loro somiglianza ha posto inimicizia tra Canonical (e il resto del mondo) GNOME, suscitando più di qualche perplessità.

I rapporti adesso sembrano essere migliorati (attendo smentite!), tanto che da 13.04, Ubuntu GNOME è una derivata ufficiale, con tutti i conseguenti vantaggi per il team di sviluppo. Vedremo come si evolverà questa convivenza.

Per provare "GNOME Shell", è sufficiente installarla da Ubuntu Software Center, poi "Terminare la sessione" e al momento del login fare clic sulla piccola icona Ubuntu del pannello di accesso, e scegliere GNOME.

Su Ubuntu 13.04 è presente GNOME 3.6, che ha una serie infinita di piccole migliorie, basta vedere le note di rilascio.

GNOME Shell 3.6 su Ubuntu 13.04

Bisogna dire che GNOME Shell è un'interfaccia veloce, pulita e razionale. Chi è abituato a Unity comincierà subito a usarla molto velocemente. D'altro canto, manca di molte delle cose figherrime che si sono su Unity: le lens della Dash, le anteprime delle ricerche e qualche effetto speciale.

Le estensioni di GNOME Shell

Tra le cose che mi piacciono particolarmente di GNOME Shell ci sono le estensioni, una serie di piccoli programmi che si installano sulla barra superiore. I programmi si scaricano e installano (e anche disinstallano) direttamente dal relativo sito internet in pochi secondi.

Il sito web da cui installare (e disinstallare!) le estensioni GNOME

Tra le estensioni disponibili da segnalare:
  • Applications Menu: un menu delle applicazioni, per i nostalgici di GNOME 2.x
  • Impatience: permette di ridurre i tempi delle animazioni di GNOME
  • Weather: le previsioni del tempo
  • Media player indicator: integra il controllo del media player (Rhythmbox, VLC, Totem, Clementine, ...) sul pulsante dell'audio
  • Coverflow Alt-Tab: modifica il cambio di applicazione con i tasti "alt+tab" in modalità "copertina"
L'estensione Weather su GNOME Shell e Ubuntu 13.04

Queste estensioni le ho provate e sul mio computer funzionano perfettamente. Peggio è andato con altre (esempio: System Monitor), che richiedono l'installazione di alcuni pacchetti, e quindi qualche smanettamento.

L'idea delle estensioni è comunque una gran bella roba, se si riesce a risolvere il problema delle dipendenze (=installazione preventiva di altri pacchetti). Magari su Ubuntu GNOME, che è più simile a una installazione GNOME vanilla, le estensioni funzionano meglio.

Altra cosa simpatica è che dallo stesso sito, se si va su "Installed extensions" è possibile disattivare, configurare e disinstallare le estensioni.

Tirando le somme

Dopo più di un mese di utilizzo quotidiano posso dire: sono soddisfatto di Ubuntu 13.04! Certo, scoprire che la propria scheda video non è più supportata mi ha lasciato l'amaro in bocca, e vedere le animazioni della Dash andare a rilento quando sono così fluide su altri PC dà un certo fastidio! Però personalmente sono sempre stato tiepido nei confronti degli "effetti speciali", privilegiando l'uso pratico e veloce del sistema.

Volendo quindi fare un riassunto della mia esperienza.

Vantaggi
  • stabilità
  • applicazioni aggiornate all'ultima versione
  • su Unity: integrazione dei social media sulla Dash
  • su GNOME Shell: reattività della Dash, possibilità di installare estensioni (ma bisogna fare attenzione ai pacchetti da installare!)

Svantaggi
  • pesantezza di Unity e della Dash, spero migliori in futuro (da sottolineare comunque Ubuntu 13.04 gira bene su PC almeno bi-processore e 1 GB di RAM)
  • manca il supporto proprietario per "vecchie" schede grafiche ATI, ma questo è imputabile ad ATI (mai più!)
  • se si confronta con KDE/Kubuntu, il sistema è poco personalizzabile (ma qualcuno dirà che KDE/Kubuntu è fin "troppo" personalizzabile!)

Dario Cavedon è un giovanotto di belle speranze, che ha passato i 40 ma non se li sente, è uno giovane dentro, anche se da fuori non si direbbe. Si dedica con passione alla diffusione del Software Libero, di Linux e di Ubuntu e di un sacco di altra roba, nel poco tempo che famiglia e lavoro gli concedono. Il resto lo potete leggere sulla breve biografia.

sabato 11 maggio 2013

1-2 Giugno 2013: Debian Ubuntu Community Conference (DUCC-IT) a Fermo


Tra meno di un mese, il 1° e 2 Giugno 2013, ci sarà la seconda "Debian Ubuntu Community Council Italia" (DUCC-IT), a Fermo, nell'estremità meridionale delle Marche. Dopo l'edizione del 2010 del DUCC-IT a Perugia, di cui ho riferito in un mio post (qui trovare video e slide), le Comunità di due tra le più importanti distribuzioni Linux, tornano a riuniursi per un confronto costruttivo su quanto fatto e quanto si può ancora fare per migliorare la collaborazione e il supporto. In più sarà l'occasione anche per ascoltare e vedere persone di altre realtà importanti del Software Libero e della Cultura Libera come LibreOffice e Wikipedia.

Perugia 2010

A Perugia nel 2010 si svolse uno degli incontri più belli della Comunità ubuntu-it. Allora gli organizzatori erano +Paolo Sammicheli, +Alexjan Carraturo e il FSUG Italia che, nell'ambito del "Free Software day 2010", riuscirono a portare all'Università di Perugia, dove si teneva la conferenza, moltissime persone di spicco del panorama del Software Libero italiano.

Io ci andai con la famiglia, approfittando dell'occasione per fare anche una visita alla città umbra. Durante "i lavori" la famiglia era in giro per le vie di Perugia, con altri famigliari, con ci si ritrovava durante i pasti. Il pranzo del sabato era alla mensa universitaria, bellissimo posto pieno di giovani da tutto il mondo (peccato averne visto pochi agli incontri!).

Ebbi anche l'occasione di vedere e sentire per la prima volta Stefano Zacchiroli, Debian Project Leader (ha appena lasciato la carica dopo il terzo mandato).

Ricordo che, nonostante il tempo "ballerino", c'era un bel clima. La Comunità ubuntu-it era in espansione, sull'onda del crescente successo di Ubuntu.

Alcuni dei partecipanti del DUCC-IT 2010 all'Università di Perugia,
riconoscete qualcuno? :-)

Fermo 2013

A Fermo andremo in un panorama diverso, e con sentimenti diversi.

L'ecosistema "Ubuntu" sta crescendo, e forse anche diventando qualcosa di diverso da una "distribuzione Linux". Dall'apparizione di Unity, l'interfaccia grafica predefinita, la vision (il sogno?) di Mark Shuttleworth è Ubuntu "One operating system to rule them all" (un sistema operativo per tutti i dispositivi, dallo smartphone al tablet, al PC). Per ora è solo un bel progetto, con ancora molta strada da fare: il software per tablet e smartphone è ancora in sviluppo e mancano accordi con i produttori di hardware.

La Comunità ha avuto un naturale ricambio generazionale, parecchie nuove entrate negli ultimi 2 anni, e anche qualche dolorosa uscita. Lo sviluppo di Ubuntu ha subito parecchi cambi di direzione, all'inseguimento della vision di cui sopra, lasciando spiazzate molte delle persone che contribuivano per il solo gusto di farlo.

Sarà quindi un buon momento per riflettere su come proseguire il supporto, collaborando di più e meglio con gli amici di Debian.

Quest'anno l'organizzazione è a cura del FermoLUG, +Andrea Colangelo+Marco Alici in primis, a cui ho l'onore di dare un piccolo aiuto da remoto.

 Palazzo dei Priori, Fermo (fonte: wikipedia)

Il DUCC-IT si terrà nelle prestigiose sale di Palazzo dei Priori. I talk delle persone Ubuntu e Debian, si alterneranno a quelli di ospiti prestigiosi come il Prof. Renzo Davoli, presidente di Assoli, +Italo Vignoli di LibreOffice, e Ermanno Egidi di Wikimedia (Wikipedia). Il programma è ancora in fase di definizione, sarà pronto entro pochi giorni.

Anche questa volta porterò tutta la famiglia, che (confidando nel bel tempo) lascierò a lucertolarsi al Lido di Fermo, che si trova a pochissimi chilometri da Fermo. Spero che anche altri portino la famiglia, mi piace pensare che la comunità sia composta da persone, non da nerd, e che a queste piaccia stare insieme, anche senza parlare solo di software e computer.


Fermo si trova - più o meno - alla stessa distanza sia da Bologna che da Roma, quindi nessuna scusa per i prigri: dovete esserci! Io vi aspetto lì! :-)

giovedì 2 maggio 2013

Bisogna avere il fisico giusto

(fonte: Wikipedia)

Quando Dio creò l'uomo lo fece con braccia abbastanza lunghe e articolate da permettere alle loro estremità, le mani, di svolgere normali azioni quotidiane, compresa l'igiene personale. Non Gli saremo mai grati abbastanza per questo.

Oppure.

L'Evoluzione delle speci ha permesso all'uomo di sviluppare arti superiori sufficientemente lunghi e articolati da permettere ecc. ecc.

Sebbene molte persone sfruttino poco le mani in chive igienizzante, questi Doni di Dio (o dell'Evoluzione) hanno un serio svantaggio: la mancanza precisa di un posto dove metterle. Se infatti qualche milione di anni fa aveva un certo senso andare in giro con una pietra (o lancia o ascia) in una mano e un pezzo di cibo nell'altra, ai giorni nostri difesa personale e viveri possono essere comodamente riposti in appositi contenitori. Venendo così a mancare la loro occupazione primaria, il Genio umano ha creato la Tasca, bene rifugio di tutte le mani disoccupate.

Certo, il problema di come occupare le mani è un problema tipicamente maschile. Le donne sanno dove mettere le mani, non chiedetemi perché. Come spiegare altrimenti la totale mancanza di tasche in gonne e abiti femminili, o anche addirittura nei pantaloni femminili! (quest'ultimo fatto, che i pantaloni femminili mancano delle tasche, personalmente l'ho scoperto solo in tarda età). Le tasche di vestiti, gonne e pantaloni femminili, se e quando presenti, sono pefettamente inutili, avendo dimensioni talmente ridotte da poter contenere a stento una moneta da 1 cent.

Invece, per tutti gli uomini (grazie all'Uomo) esistono le tasche, comode e abbondanti, dove vanno regolarmente riposte le mani (la mano destra nella tasca destra, la mano sinistra in quella sinistra), specie durante i tragitti, o comunque quando si è in piedi. Altri atteggiamenti come incrociare le braccia (che denota chiusura verso l'interlocutore) o il grattarsi gli zebedei (che denota disinteresse) sono altamente sconsigliati.

Personalmente, mi sono sempre trovato bene con le tasche, utili anche un po' per dissimulare la timidezza, un po' per nascondere un evidente difetto genetico: ho le braccia corte e le maniche delle giacche mi sono regolarmente troppo lunghe di almeno un paio di centimetri. 

Neanche le tasche sono immuni da difetti, a cui neanche l'italico genio ha ancora trovato rimedio. Le mani in tasca denotano insicurezza, impaccio oppure (orrore!) il voler nascondere qualcosa all'interlocutore

Ricordo quella volta a Mosca, mentre facevo l'interminabile fila davanti al mausoleo di Lenin. Era fine agosto, dopo 4 giorni di caldo umido, cominciavano ad arrivare le prime correnti fredde, dalla Siberia credo. Me ne stavo lì, con le mani in tasca, niente smartphone su cui twittare al tempo. Ero quasi arrivato all'entrata della tomba, quando una guardia mi chiamò fuori dalla fila, intimando qualcosa in russo. Dopo due minuti di difesa a colpi di "I don't understand!", capii che bastava togliessi le mani dalle tasche. Cosa potevo nascondere? Una fotocamera per far foto e rivenderle al mercato nero? Una mini bomba capitalista per distruggere il culto della pesonalità bolscevico? Una penna-stilo-pistola con cui avrei immobilizzato le guardie per poi fuggire con la mummia sottobraccio? (erano i tempi d'oro di James Bond, quando i Russi erano ancora i Cattivi, e anche Sting li guardava con sospetto)

Che poi esiste un efficacie rimedio, che fa sparire impaccio e aria imbarazzata, ma solo pochi ne sono dotati: basta guardare tutti dall'alto di 1,91 mt di altezza, come Jimmy Stewart. Lassù gli abiti si portano con disinvolta eleganza, e le mani in tasca servono solo per evitare di che tanta presenza fisica intimorisca i presenti.
Bisogna avere il fisico giusto.

lunedì 29 aprile 2013

Ubuntu 13.04 "Raring Ringtail" release party - il video integrale

Giovedì 25 Aprile sera, dopo un'intensa giornata in attesa del rilascio di Ubuntu 13.04 - che moltissime persone hanno trascorso (in parte, spero) - in chat sulla nostra pagina del "Release Party", la comunità ubuntu-it ha tenuto un hangout  (videoritrovo) plubblico su Google Plus. Il videoritrovo era visibile sia sulla pagina della "Community ubuntu-it", che su Youtube.

Il conduttore della serata è stato +Mattia Migliorini, dell'Ufficio Stampa della Comunità, già navigato autore di "FOSSpod", coaudiuvato da +Paolo Rotolo - autore dei video del canale "Promozione" della comunità ubuntu-it e con la modesta partecipazione del sottoscritto. Dietro le quinte, tutto il gruppo "Social Media" di ubuntu-it.

Abbiamo parlato delle innumerevoli novità di Ubuntu 13.04, impossibili da riassumere in un singolo post. Io in particolare delle novità della più diffusa derivata ufficiale, Kubuntu. Per il dettaglio delle novità vi rimando al video dell'hangout.

Mi permetto di consigliarvi di mettervi comodi, il video dura più di un'ora e mezza, ma ne vale la pena! :-)

enjoy!

PS: menzione speciale a +Mattia Rizzolo, che avrebbe dovuto essere in diretta, ma... un inghippo burocratico l'ha tenuto fuori, Mattia ci vediamo per Saucy Salamander! ;-)

venerdì 12 aprile 2013

"Più in alto, Orville, più in alto!"

(fonte: wikipedia.org)

Per quanto alto, ci sarà sempre qualcuno lì, a commentare che hai fatto solo pochi metri, che ti sei sollevato pochissimo, che il ritorno sulla terra è stato duro.

Per quanto alto, loro saranno sempre lì, a grattarsi il culo, l'altra mano infilata nei pantaloni, a cercare sicurezza tra le gambe. A guardarti, mentre tu cerchi disperatamente di staccarti dal suolo, aggrappato su un'ala di cartone. Hanno lingua affilata e tagliente, con cui infliggono fendenti impietosi su ferite che bruciano per giorni.

Non bastasse, poi te li troverai in mezzo ai piedi, mentre sei indaffarato dopo un atterraggio un po' troppo brusco, e cerchi di rimettere assieme i pezzi della tua creazione - della tua intera vita! - dandoti consigli e pareri non richiesti, con l'autorevolezza di chi non ha mai tagliato le radici. Di chi non ha mai abbandonato il pavimento, neanche per saltare sul letto, da bambino.

Quando però sei in aria, libero e leggero, come un gabbiano che di mattina si gode la fresca breccia dell'oceano, odorando l'aria salmastra delle onde che si infrangono sulla spiaggia, in quei momenti le loro grigie figure diventano sempre più piccole, le loro voci sovrastate dal rumore del vento. Ma chi li sente? I sensi sono tutti occupati a controllare il vento, che arriva un po' troppo di traverso, a sentire i cigolii delle strutture, quel tirante andrebbe forse allentato, e a sentire gli scoppi irregolari del motore, che per ogni giro a vuoto manda a vuoto anche il cuore. Ma a questo ci penserai più tardi, quando sarai di ritorno, sempre se torni, eh!

Chiudi gli occhi per qualche secondo, ti godi il viaggio.

Breve o lungo che sia, è il tuo.

martedì 2 aprile 2013

Prova di Kubuntu 13.04 Beta

Raring Ringtail - fonte www.wikipedia.org

Post aggiornato il 06.05.2013 

A parte un aggiornamento nei pacchetti, nessuna novità è stata introdotta nella Beta 2, quindi quanto scritto in questa prova vale anche per l'ultima Beta prima del rilascio, e molto probabile valga anche per la versione finale.

Qualche settimana fa è stato annunciato il rilascio della prima beta di Kubuntu 13.04 "Raring Ringtail", la cui versione finale sarà ufficialmente disponibile il 25 Aprile 2013. Approfittando del tempo libero di queste vacanze pasquali, ho deciso di fare una prova.

Solo una prova, perché questo rilascio, come tutti quelli definiti "alpha" o "beta", è destinato solo per chi vuole dare una mano nello sviluppo, oppure nei test, e quindi evitare di usarlo su PC su cui si tengono dati importanti.

Nel precedente rilascio Alpha 1 c'era ben poca roba nuova di cui parlare, KDE 4.10 era ancora in beta, ma in questo rilascio invece le novità sono parecchie, e ho voluto provarle. Ho quindi scaricato l'immagine ISO dalla pagina di download, creato una chiavetta USB, e messa all'opera sul portatile.

Il portatile

Il PC su cui ho provato Kubuntu 13.04 è un Acer Travelmate 6594, con CPU Intel Core i5, 4 GB di RAM e scheda video Intel HD. Una macchina piuttosto recente, con un processore potente e memoria abbondante, tanta che anche un desktop environment come KDE - sicuramente ingordo di risorse - ci gira bello comodo.

L'avvio

Una volta avviato il PC da USB, appare la schermata di avvio classica di Kubuntu, nessuna novità da segnalare.

Kubuntu 13.04: il boot di Kubuntu

Si arriva quindi alla scelta della lingua e se provare o installare Kubuntu, e qui si nota la prima novità.

 
Kubuntu 13.04:la prima schermata, per la prova o l'installazione di Kubuntu

La finestra è stata ridisegnata e adesso è copre tutto lo schermo, scelta di pulizia e razionalità. Per il resto, il processo di installazione, che ho provato su una macchina virtuale, è sempre lo stesso, facile e veloce, anche per i principianti.

Per la mia prova invece, seleziono la lingua (italiano) e poi procedo con "Prova Kubuntu".

Prima parte: il sistema

Il desktop

Dopo circa 30-40 secondi la sessione "live" è pronta. Da dire che il processore in uso è una bella bestia! Ho provato Kubuntu 13.04 beta 1 su un'altra macchina con processore AMD e il boot è stato molto più lento!

L'aspetto del desktop è sostanzialmente quello di KDE 4.10 (su Kubuntu 13.04 è presente KDE 4.10.1): Kubuntu fa modifiche minimali a "KDE SC" (dove SC sta per software compilation), per offrire una piena esperienza KDEcentrica,

Kubuntu 13.04: il desktop

Lo sfondo del desktop è quello predefinito di KDE 4.10, che è davvero bello, anche se avrei evitato quelle sfumature.

KDE 4.10 ha novità in molti dei programmi che compongono la compilation, tra cui da segnalare: miglioramenti a Kate (l'editor di testo), Konsole (la shell di riga di comando), Okular (il visualizzatore PDF), Gwenview (il visualizzatore di immagini), Kontact (un programma PIM, "personal information manager", che comprende calendario, agenda e posta elettronica), e tantissime altre novità, che potete leggere sull'annuncio ufficiale. Personalmente ho apprezzato il costante lavoro di finitura dei particolari, e anche un miglioramento nella reattività generale del sistema.

Muon 2.0 (quasi!)

Anche il programma di installazione e rimozione del software Muon Software Center è nuovo e rinnovato, arrivando alla versione 1.9.97, un passo dalla 2.0.

Kubuntu 13.04: Muon Software Center

Dopo aver cambiato parecchi gestori, Kubuntu sembra aver trovato quello giusto nel programma sviluppato da Jonathan Thomas.

Muon Software Center ha un'interfaccia simile a Ubuntu Software Center, ma senza pubblicità e programmi a pagamento (almeno per ora). Lo sviluppo del programma procede regolarmente, anche a questa versione aggiunge qualcosa di nuovo: è disponibile una infatti nuova categoria di programmi, i "Plasma Desktop Widgets", i programmini che si installano sul desktop di KDE.

Kubuntu 13.04: Muon Software Center, Desktop Widgets

Homerun, il nuovo launcher

Una delle novità di Kubuntu 13.04 è l'introduzione nelle applet di Homerun, un nuovo "launcher" (="lanciatore", o menu da cui far partire i programmi e molto altro) sviluppato da Aurélien Gateau. Di Homerun, ne avevo parlato in un mio precedente post l'anno scorso, quando era ancora all'inizio dello sviluppo.

 Kubuntu 13.04: Homerun sul pannello (è la seconda "K")

Homerun è disponibile tra i widget, quindi se lo si vuole provare bisogna aggiungerlo, andando su "Desktop" (in alto a destra) e quindi "Aggiungi widget". Io l'ho piazzato sul pannello, di fianco a "Kickoff", il launcher ufficiale di KDE.

 Kubuntu 13.04: Homerun in azione

Lanciando Homerun si attiva un pannello, molto simile alla dash di Unity/Ubuntu. Il pannello ha 4 schede:
  • "Home", che contiene le applicazioni e le cartelle preferite, e gli ultimi documenti aperti
  • "Applications", da dove si possono avviare i programmi installati, divisi per categoria (le stesse di Kickoff)
  • "Files", per navigare tra le cartelle e file
  • "Power", che contiene i pulsanti per spegnere, riavviare o sospendere il PC.
Nella parte in alto a destra una casella per cercare file e applicazioni e infine una rotellina dentata che dà accesso alla configurazione di Homerun.

Kubuntu 13.04: il panello di configurazione di Homerun

Homerun è configurabile in ogni suo aspetto: si possono spostare, aggiungere o togliere schede, programmi e risorse. In più si può configurare una scorciatoia da tastiera per attivare Homerun, peccato non gli si possa associare il solo tasto "Super" (quello che attiva Unity/GNOME 3 Shell).

Pur essendo ancora alla versione 0.2.1, Homerun è stabile, nessun crash rilevato finché l'ho utilizzato. L'unica pecca è un fastidioso "bug": lo sfondo del pannello è trasparente, anche troppo trasparente, ed eventuali finestre attive confondono parecchio. Ho aperto una segnalazione su KDE, per adesso nessuno sembra essersene occupato.

Altri piccoli miglioramenti

Kubuntu 13.04, cioè KDE 4.10, porta con se altri piccoli miglioramenti, niente di stravolgente, ma che denotano ancora una volta l'estrema cura dei particolari e miglioramento continuo.

Ecco quindi la possibilità di inserire i menu dei programmi in un pulsante nella barra del titolo, che fa risparmiare spazio verticale - prezioso sui netbook, ma anche sui notebook moderni.

Kubuntu 13.04, "title bar button" attivo su Kate

Per attivarlo, basta andare su "System Settings" -> "Application appareance" -> "Fine Tuning" e alla voce "Menubar style" selezionare "Title bar button" (invece del predefinito "In application").

Ecco una finestra ridisegnata per il ripristino della sessione dopo la sospensione.

Kubuntu 13.04, la nuova finestra di ripristino

Ecco un nuovo font, chiamato "Oxygen Sans" (anche se il tipo di carattere predefinito rimane "Ubuntu").

Kubuntu 13.04, il nuovo font "Oxygen Sans"

Infine, ecco un nuovo gestore monitor multipli, disponibile sempre nei "System Settings".

Seconda parte: i programmi per l'ufficio

Libre Office 4.0

Su Kubuntu 13.04 è presente Libre Office 4.0, la nuova release della popolare suite per ufficio libera.

Kubuntu 13.04, Libre Office 4

La versione 4.0 è la prima che vede una profonda riscrittura del codice sorgente, e getta le basi per ulteriori miglioramenti futuri. Tutte le novità sono elencati su questo post di Libreitalia. Magari ne parlerò in un prossimo post.

Krita

Su Kubuntu 13.04 è presente Krita 2.6.1. Il programma di disegno e fotoritocco della suite Calligra (il pacchetto per ufficio di KDE) ha fatto passi da gigante negli ultimi tempi, tanto da arrivare al livello di GIMP.

Kubuntu 13.04, Krita 2.6.1

Impossibile scrivere le potenzialità di questo programma, che meriterebbe una recensione a parte.

Terza parte: navigazione e multimedia
  
Rekonq 2.2

Anche Rekonq, il browser predefinito di Kubuntu è migliorato notevolmente. Il browser sviluppato da Andrea Diamantini, e basato su Webkit (lo stesso "motore" di Chrome/Chromium) migliora notevolmente ad ogni rilascio.

Kubuntu 13.04, Rekonq 2.2


Rekonq 2.2 è stabile e veloce, Firefox si può finalmente abbandonare senza troppi rimpianti. L'unico plugin veramente necessario, Adblock, che blocca la noiosa pubblicità, è attivabile con 1 clic.

Firefox comunque si può installare facilmente, con il programmino di installazione preparato dagli sviluppatori di Kubuntu.

Tomahawk

Un'ultima novità è la disponibilità di Tomahawk, un nuovo player musicale multi piattaforma, ma Amarok resta il player predefinito.

Kubuntu 13.04, installazione di Tomahawk da Muon Package Manager

Tomahawk va installato, però (chissà perché) su Muon Software Center non si trova. Lo si deve installare dal "fratello" Muon Package Manager, non so se sia un bug. Comunque l'installazione procede senza problemi.

Kubuntu 13.04, Tomahawk, setup degli account

Appena avviato, Tomahawk permette subito di collegare i propri account sui diversi social network (Twitter, Google Talk, Jabber) con servizi come Spotify, last.fm, soundcloud, iTunes, Grooveshark e molti altri. Il tutto per condividere classifiche, novità, stazioni radio con i propri amici e i contatti.

Kubuntu 13.04, Tomahawk

Se devo trovargli una definizione direi che è un social musical player, qualunque cosa voglia dire questa definizione. L'approccio trasversale, che collega servizi e social network diversi è molto interessante. Penso di tornare a parlarne in un prossimo post dedicato solo a questo programma.

Considerazioni finali

Dopo aver passato anni all'ombra della sorella maggiore Ubuntu, adesso la distribuzione basata su KDE è libera da vincoli di sviluppo. La scelta di Kubuntu di rilasciare una distribuzione con pochissime personalizzazioni rispetto a KDE SC, permette a chiunque, tramite la potenza delle Impostazioni di sistema (System Settings), e i numerosi widget installabili, di personalizzare l'esperienza utente fin nei minimi particolari, in maniera sartoriale, senza ricorrere a programmi di terze parti. Questa è la potenza di KDE, che (paradossalmente) a molti sta indigesto proprio per questo.

Kubuntu 13.04 promette molto bene: ha retto bene durante la mia prova, che è durata più di qualche ora, senza crash inattesi o errori, a parte il paio che ho segnalato. Chiaro che un'esperienza "live", senza installare il sistema sul PC, è diversa, ma posso dire che sono rimasto colpito positivamente.

Non resta che aspettare il rilascio ufficiale di fine Aprile, per verificare che queste buone promesse siano mantenute.


Dario Cavedon è un giovanotto di belle speranze, che ha passato i 40 ma non se li sente, è uno giovane dentro, anche se da fuori non si direbbe. Si dedica con passione alla diffusione del Software Libero, di Linux e di Ubuntu e di un sacco di altra roba, nel poco tempo che famiglia e lavoro gli concedono. Il resto lo potete leggere sulla breve biografia.

giovedì 28 marzo 2013

Ubuntu Kylin e la (mini) storia di Linux Comunista



In questi giorni si parla della novità di Ubuntu Kylin, versione cinese di Ubuntu, nata dalla collaborazione tra il Governo Cinese e Canonical. Come si legge nel comunicato stampa sul sito di Canonical:
"In the 13.04 release, Chinese input methods and Chinese calendars are supported, there is a new weather indicator, and users can quickly search across the most popular Chinese music services from the Dash. Future releases will include integration with Baidu maps and leading shopping service Taobao, payment processing for Chinese banks, and real-time train and flight information. The Ubuntu Kylin team is cooperating with WPS, the most popular office suite in China, and is creating photo editing and system management tools which could be incorporated into other flavours of Ubuntu worldwide."
 "In Ubuntu 13.04, saranno supportati i calendari e i metodi di input cinesi, ci sarà un nuovo indicatore meteo, e gli utenti potranno cercare velocemente i servizi di musica cinesi più popolari direttamente dalla Dash. I futuri rilasci includeranno l'integrazione con le mappe Baidu [motore di ricerca cinese ndt], e il servizio di acquisti Taobao, servizi di pagamento per le banche cinesi, e informazioni su treni e voli in tempo reale. Il team di Ubuntu Kylin sta collaborando con WPS [clone cinese di Microsoft Office ndt], la suite per ufficio più popolare in Cina, e creando strumenti di gestione e per il fotoritocco che potrabbero essere inclusi nelle altre versioni di Ubuntu in tutto il mondo."
L'utilizzo di Ubuntu in Cina inciderà sicuramente in maniera positiva sul risparmio di costi di licenze software che la Cina paga all'occidente. Quasi quanto (sembra) la pirateria.

Auguro a Ubuntu Kylin tutto il bene possibile, probabilmente i tempi sono maturi perché si realizzi l'utopia di una "autarchia cinese" nel software, se di autarchia si può parlare, visto che è una derivata di Ubuntu, con alcuni software in più sviluppati apposta per il mercato cinese.

Comunque, la storia di Linux nei Paesi che praticano il Socialismo risale a molti anni fa, e ha vissuto alterne vicissitudini.

Molto, molto tempo fa, in una Cina lontana

Il logo di Red Flag Linux 
(fonte: wikipedia.org)

Ricordo che negli anni 2000, fece un certo rumore l'apparizione Red Flag Linux, distribuzione cinese basata su Red Hat Linux, che sembrava destinata a imporre Linux in tutto il continente cinese. La distribuzione era finanziata dal Governo cinese, e nei piani doveva sostituire Microsoft Windows da tutti i PC governativi. L'ultima versione avvistata è la RC (release candidate) della versione 7.0 nel 2009.

Red Flag Linux 7.0 RC1
(fonte: redflaglinux.com)

La scelta di utilizzare KDE 4.*, che ai tempi era ben lungi dall'odierna stabilità, deve aver dato la mazzata decisiva alle velleità di dominio popolare del software libero nei confronti del capitalismo occidentale del software proprietario. Anche se secondo Distrowatch è ancora attiva, Red Flag Linux è ferma nello sviluppo, e questo è (di solito) il sintomo migliore per decretarne la morte (presunta).

Venne poi la volta di Asianux, distribuzione per server nata dalla fusione di Red Flag Software (che produceva appunto Red Flag Linux) e della giapponese Miracle Linux.

Asianux 3.0, imbarazzante la somiglianza 
con il Sistema Operativo Capitalista
(fonte: wikipedia.org)

Apparsa nel 2004, anche Asianux si perse nelle nebbie del Software Libero: l'ultima versione rilasciata è la 4.0 del 2011, poi più niente. Lo stesso sito ufficiale di Asianux, pur ancora registrato da Miracle Linux, ed è da annoverare tra le 400 e più distribuzioni Linux passate a miglior vita.

Sviluppatori di tutto il Mondo, unitevi!

Anche nella Nazione del Socialismo Reale, si è tentato di imporre Linux come Sistema Operativo di Stato, contrapponendolo allo strapotere americano. Il muro di Berlino era già caduto da un pezzo, e nel 2007, il presidente russo Dmitry Medvedev pose nello sviluppo di software libero le basi della sicurezza delle informazioni russe: prima del 2010 la Russia doveva avere un suo sistema operativo libero. Il consorzio Armada, a cui partecipava la distribuzione russa ALT Linux, basata su un fork di Mandrake, vinse l'appalto, e nel 2008 già più di 2.000 scuole partecipavano al progetto e la utilizzavano.

Alt Linux 6.0
(fonte: distrowatch.com)

L'ultima versione disponibile di ALT Linux è la 6.0, rilasciata nel 2011, ma lo sviluppo è tutt'ora attivo, e indipendente dalle altre distribuzioni del panorama Linux.

"Hasta la victoria! (quasi) Siempre!"

Altro Paese socialista, altra distribuzione. Restando tra le nazioni legate da filo rosso del comunismo, la distribuzione cubana Linux Nova, sviluppata dall'Università di l'Avana, di cui avevo dato notizia qualche anno fa. Dopo aver rilasciato qualche versione basate su Gentoo e Sabayon, nel 2011 passò a Ubuntu con la versione 2.1.

Linux Nova 2011, notate l'interfaccia grafica Mate 
(fonte: distrowatch.com)

Anche in questo caso, la distribuzione è ormai storia, e se ne sono perse le tracce nel 2011, dopo aver rilasciato la beta di Linux Nova 2011.

Essi sono tra noi


Il fallimento delle distribuzioni Linux nei Paesi che professano e praticano il socialismo, dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che, nonostante quello che Steve Ballmer pensa e dice, Linux - e il Software Libero in genere - è lontano dall'essere il prodotto di comunisti.

Oppure dimostra che nei Paesi a economia capitalista si annidano i peggiori e più pericolosi comunisti di sempre: gli sviluppatori. Questi personaggi dal dubbio profilo morale, che si riuniscono in eteree comunità virtuali (da notare che comunità e comunismo si accomunano nella radice) dai contorni indefiniti, stanno stravolgendo dal basso il modello di profitto basato sulla libera impresa e la ricerca della felicità, con lo scopo neanche tanto nascosto del dominio mondiale.

Segue risata malefica del Cattivo, la caratteristica: BUUUHAHAHAHAHAHA! mentre le luci si spengono virando al rosso. 
Sipario.

lunedì 18 marzo 2013

Google chiude Reader, ovvero "Standing on the hands of a Giant"

La prematura dipartita di Google Reader, il servizio di "Feed RSS" di BigG, ha lasciato molti dei suoi utenti sgomenti. Dal 1 Luglio di quest'anno, Reader cesserà di esistere, in quanto Google ha deciso di concentrarsi su pochi (!) altri progetti.

Alcune cose mi hanno colpito in questa vicenda.

La prima è l'enorme mole di utenti che ancora leggono notizie e aggiornamenti di blog con il sistema dei feed, nonostante i nuovi servizi e social media nati in questi ultimi anni. Nonostante alcuni considerassero i "feed" morti, e i blog con un piede nella fossa. Nonostante il browser Chrome abbia da sempre snobbato i feed. Ne è una dimostrazione, l'ondata di reazioni di stupore, molte delle quali risentite, e la petizione su Internet contro la chiusura di Reader, che in pochi giorni ha già superato le 100.000 firme.

La seconda cosa è che esistono decine di alternative a Google Reader, come descritto in questo articolo sul corriere.it o anche in quest'altro su wired.it. La sorpresa sta nel fatto che tutte queste alternative erano praticamente ignorate dalla stragrande maggioranza degli utenti, me compreso. Sono (siamo) così abituato a utilizzare gli innumerevoli servizi di Google, e a pensare che siano i migliori esistenti, che neanche mi pongo (ci poniamo) la domanda se esiste una alternativa, magari migliore. Questo è per me un fatto molto negativo, perché dimostra ancora una volta che si conosce e si usa solo il più diffuso, invece che il migliore.

Non tutto il male viene per nuocere: io ho scoperto NewsBlur  (grazie +Andrea Grandi) servizio gratuito (o a pagamento, 2 euro al mese per l'account "Premium"), basato su Software Libero, e che, volendo, chiunque può installare NewsBlur sul proprio server, e usarlo in alternativa a Reader.

La terza cosa è che usando software o servizi basati su software proprietari si mette la propria vita digitale nelle mani di chi può disporne come crede, anche decretandone la morte senza appello. Meglio quindi scegliere Software Libero, che permette sempre un'alternativa, una "exit strategy", anche se magari di non immediata soluzione.

Infine, il nostro destino web è per grande parte nelle poderose mani del Gigante "buono", Google. Questa è una della verità site nel lato incosciente del cervello, e lì resta fino a quando decisioni come quella su Reader fanno pensare "cavolo! adesso come faccio?!?". Io stesso ho messo nelle sue mani email, blog, documenti, foto, social network (e chissà cos'altro). Tutto nei server di Google (chissà dove nel Mondo).

Mi fa venire una certa apprensione l'essere coscienti che un domani tutto questo potrebbe non esserci più, oppure (orrore!) essere rinchiuso in un recinto di "account a pagamento" che limiterebbe la mia libertà nel disporre dei miei dati.

Il sottoscritto ha cominciato oggi un'opera di diversificazione della propria vita digitale, prendendo in considerazione alternative - possibilmente libere - a tutti i servizi Google. Temo infatti che il motto di BigG stia cambiando da "Don't be evil" (non fare il cattivo) in "Don't be SO evil" (non fare TROPPO il cattivo").

sabato 9 marzo 2013

Ubuntu sta lasciando indietro la Comunità Ubuntu?

 
 
C'è baruffa nell'aria (parecchia)

Questa è stata una settimana molto travagliata per Ubuntu. Tutto è cominciato con Martin "DoctorMo" Owens, contributore storico di Ubuntu, che con un post sul proprio blog ha annunciato l'intenzione di non rinnovare la propria membership su Ubuntu. Una decisione grave, le cui motivazioni possono essere riassunte nelle sue parole:
"But I have to be honest, there isn’t an Ubuntu community any more. There’s a Canonical community, an ubuntu-users gaggle and maybe an enthusiasts posse. But no community that makes decisions, builds a consensus, advocates or educates. It’s dead now, it’s been that way for a while."
"Se devo essere sincero, non esiste più una comunità Ubuntu. C'è una comunità Canonical, un branco di utenti e forse una gang di entusiasti. Ma nessuna comunità che assume decisioni, costruisce consenso, sostiene ed istruisce. Adesso è morta, c'è stata per un po' di tempo".
Parole pesantissime.

Al post di Martin, ne sono seguiti altri, leggendo il Planet Ubuntu li si può leggere in sequenza, che hanno ulteriormente alzato i toni dello scontro. É dovuto intervenire anche Jono Bacon, community manager di Ubuntu (e dipendente di Canonical), che ha scritto un post in cui ricorda quanto di buono fatto, e gli obiettivi per Ubuntu, che ha un'occasione unica per fare qualcosa di veramente importante nell'ambito del software open source.

Highway to hell

I fatti che hanno portato a questa situazione sono molteplici, gli ultimi che mi vengono in mente:
  • l'adozione di un modello "rolling release", al posto del ciclo di rilascio attuale, ogni 6 mesi
  • la decisione di svolgere le riunioni semestrali note come UDS (Ubuntu Developer Summit) online, invece che dal vivo, da qualche parte nel mondo
  • (infine, quello che ha fatto traboccare il vaso) la decisione di adottare Mir, un display server sviluppato in casa Canonical, invece del previsto Wayland
Negli ultimi anni, direi da Ubuntu 11.04 in poi, c'è stato un susseguirsi di annunci da Canonical che da una parte hanno proiettato Ubuntu davanti alle altre distribuzioni 1000 miglia, perché Ubuntu è davvero unica nella vivacità dell'innovazione e delle proposte.

Dall'altra parte, tutte queste novità, queste decisioni prese dietro porte chiuse (quelle di Canonical) hanno spiazzato la comunità - intesa come persone che contribuiscono volontariamente e gratuitamente - perché questa accelerazione l'ha tagliata fuori dal processo decisionale. Il progetto Ubuntu ha (avrebbe) uno sviluppo e una governance congiunta (Canonical + Comunità, con Mark Shuttleworth a far da dittarore benevolo). Lasciare fuori il 49% degli aventi diritto è grave. Qualcuno ha detto, riferendosi alle varie distribuzioni ufficiali, che ormai Ubuntu è la variante Canonical di Ubuntu.
 
Come secondo fattore, ma anche più importante, le decisioni prese da Canonical per Ubuntu si riflettono sulle derivate ufficiali (Kubuntu, Xubuntu e Lubuntu), che si trovano poi in difficoltà.

Per esempio: adottare Mir come display server, ha sicuramente impatto sullo sviluppo delle derivate, che si troveranno a dover interagire con un software nuovo, che dovranno integrare con i desktop environment utilizzati (KDE, XFCE, LXDE).

Ma anche come scrive Andrea Grandi sul suo blog: gli UDS online hanno vantaggi (maggiore interazione, maggiore partecipazione, economicità) e svantaggi (persone che non hanno accesso ai videoritrovi, mancanza della parte sociale dell'evento...), e probabilmente i secondi superano di gran lunga i primi.

Che ne sarà di noi?

Dal lato commerciale della vicenda le decisioni di Canonical sullo sviluppo di Ubuntu potrebbero essere corrette, solo il supremo giudizio Del Dio Mercato (divinità pagana a cui tutto si immola) potrà sentenziare.

Dal lato comunitario, spero che Elizabeth Krumbach, membro del Community Council di Ubuntu, e chi come lei, riescano nel proposito di ricucire i pezzi. Certo è che questa è la peggiore crisi mai vissuta da quando frequento la comunità di Ubuntu. Una crisi che è naturale quando un progetto cresce fino alle dimensioni assunte da Ubuntu.

Sono sicuro che Ubuntu uscirà da questa crisi, non sono in grado di dire come, e a che prezzo.


Dario Cavedon è un giovanotto di belle speranze, che ha passato i 40 ma non se li sente, è uno giovane dentro, anche se da fuori non si direbbe. Si dedica con passione alla diffusione del Software Libero, di Linux e di Ubuntu e di un sacco di altra roba, nel poco tempo che famiglia e lavoro gli concedono. Il resto lo potete leggere sulla breve biografia.

sabato 2 marzo 2013

Come gestire le community Google Plus: Comunità è molto più che "community"

Quando qualche tempo fa apparve la funzione "community" su Google Plus ci fu un spontaneo e vivace fiorire di centinaia di community, le più disparate.

Le "community" (comunità) di Google Plus, sono gruppi all'interno del social network di casa Google, che permettono alle persone di riunirsi attorno a uno o più temi specifici. La community è simile al "gruppo" di Facebook, e si può essere invitati da persone che già ne fanno parte, oppure richiederne l'ingresso.

Personalmente sono stato invitato a molte di queste, almeno una ventina, credo anche a causa della varietà delle persone che compongono le mie cerchie (varietà è ricchezza). Alla fine ho accettato l'invito "solo" a una decina di queste, quelle che per me, in questo momento, sono di maggiore interesse.


La Comunità nelle community


Di un paio di queste community sono anche amministratore: ubuntu-it e kubuntu-it, appendici sociali della comunità ubuntu-it, che non ha potuto fare a meno di avere una sua presenza su Google Plus.

Del resto ubuntu-it, dopo qualche perplessità iniziale, è presente anche con una sua pagina su Facebook e un suo account Twitter. Questo dà modo di conoscerla a chi frequenta abitualmente questi luoghi virtuali. Personalmente ho sempre visto i social network come dei moderni bar virtuali, in cui la gente guarda e commenta quel che succede, un po' come facevano (fanno) gli anziani, seduti al bar del paese. Ma stavo parlando d'altro.

Moderatori: "Da grandi poteri, ecc. ecc."

Quando creammo le due community di ubuntu-it, una delle prime esigenze che sentimmo fu quella di ordinare un po' gli interventi. Infatti sulle community si possono inserire post molto liberamente, senza alcuna moderazione preventiva. Questa scelta è per dar modo a ognuno di intervenire liberamente, senza sentirsi sottoposto a un giudizio. D'altro canto, il lavoro per i moderatori aumenta, che sono chiamati a controllare che i post inseriti siano pertinenti all'argomento della community, e i toni delle discussioni rimangano nei limiti della buona convivenza e del rispetto reciproco.

Il moderatore però non è un poliziotto della buon costume internettiana (netiquette, questa sconosciuta), e ha di meglio da fare che star lì a tenere a bada chi si accapiglia virtualmente. Il moderatore è una persona al servizio della comunità, e il suo ruolo richiede un impegno costante nel tempo, per essere veloce nel rispondere alle esigenze delle persone che popolano la community. Questo vuol dire:
  • leggere regolarmente tutti i nuovi post e i commenti
  • dare un primo aiuto a chi chiede consiglio
  • proporre argomenti di interesse comune
  • indirizzare le discussioni, riportandole a toni civili se serve
  • cancellare senza pietà lo spam e i post fuori tema
Le attività dei moderatori sono a volte parecchio onerose, specie per chi - come tutte le persone di ubuntu-it - lo fa solo nel (poco) tempo libero.

Le regole di casa

Essendo il tempo prezioso, per evitare di imbarcarsi in discussioni lunghe e sterili su questo o quel post, come moderatori abbiamo deciso di adottare un regolamento per le community. Il buon senso - almeno per la mia esperienza - è del tutto inutile, specie quando lo si richiede agli altri. Meglio quindi delle regole ben codificate, che i moderatori applicheranno (loro sì) con il buon senso del padre di famiglia.

Il nostro regolamento è largamente "ispirato" al regolamento del Forum di ubuntu-it, e sperimentato sul campo da migliaia di utenti, che abbiamo semplificato per rendere più adatto a un social network.

Poco dopo l'adozione del regolamento, i fatti ci diedero (indirettamente) ragione: in un altra community, sempre con argomento Linux, seguii una discussione in cui un ragazzino, agli inizi della sua avventura su Linux, si lamentava dei consigli (maliziosamente sbagliati) dati da un altro appartentente alla stessa, molto più esperto. Quei funesti consigli arrecarono più di qualche danno al poveretto, suscitando al contempo (oltre al danno, la beffa) parecchie risate da parte degli altri appartenenti alla community, con qualche bonario richiamo a... RTFM.

É ora di finirla con 'sto "RTFM"!

Oltre al fatto che la community manchi di un regolamento, e che nessuno dei moderatori si sia sentito di richiamare il comportamento di chi ha mal consigliato, la cosa che trovo assolutamente inaccettabile è richiamarsi al principio del RTFM (che vuol dire "read the fu...ng manual", cioè "leggi il fot..to manuale" prima di fare domande), tanto caro ai geek della vecchia scuola, ma che ormai dovrebbe essere sepolto in quanto decisamente scortese e sorpassato.

Per carità, documentarsi prima di fare qualcosa deve essere la prima regola per chi comincia a imparare uno qualsiasi argomento, ma prima di questa è la solidarietà e l'aiuto reciproco, regola fondamentale per tutti quelli che nutrono interessi comuni, specie nei confronti dei neofiti. Credo anzi che il RTFM abbia limitato lo sviluppo di Linux e del Software Libero, essendo di fatto una specie di bullismo nerd, che ha fatto scappare più di qualche persona.

Come dicevo, si tiene insieme una comunità non solo con gli interessi comuni, ma soprattutto con la solidarietà, l'aiuto e il rispetto reciproco. Questi sono i valori aggiunti dei gruppi, che altrimenti hanno la stessa coesione di una mandria di buoi rinchiusi in un recinto.

Riepilogando, le tre semplici regole della community sono:
  1. Le regole della community devono essere chiare ed esplicite, ben visibili e condivise, ma
  2. Solidarietà, rispetto e aiuto reciproco sono anche più importanti delle regole stesse, e infine
  3. I moderatori sono persone al servizio, non poliziotti della community, devono aiutare le persone e come tali si comportano.
Buon divertimento!  

Dario Cavedon è un giovanotto di belle speranze, che ha passato i 40 ma non se li sente, è uno giovane dentro, anche se da fuori non si direbbe. Si dedica con passione alla diffusione del Software Libero, di Linux e di Ubuntu e di un sacco di altra roba, nel poco tempo che famiglia e lavoro gli concedono. Il resto lo potete leggere sulla breve biografia.
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